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Un governo per la Repubblica

Scritto da Lorenzo Gaiani.

Lorenzo Gaiani La nascita del Governo Renzi è stata per certi versi meno travagliata di quella del Governo Letta perché ha in qualche modo superato quello che era l'ostacolo politico (e psicologico) dell'aprile scorso, ossia la collaborazione fra il Partito Democratico e una forza diametralmente alternativa come il PDL.
Nel frattempo, infatti, il PDL è morto, Berlusconi è stato estromesso dal Parlamento, e molti dirigenti e parlamentari del PDL hanno rifiutato di aderire alla rinata Forza Italia dando vita al Nuovo Centrodestra. In questo senso, la scelta della dirigenza del PD di dar vita ad un nuovo Governo è in qualche modo la presa d'atto di un cambio di stagione.
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La scelta del governo Renzi

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco MirabelliRispetto a quanto accaduto in questi giorni, capisco che la reazione di molti amici e compagni sia di disorientamento. Molti giudizi che sono stati espressi, probabilmente, sono fondati sulle semplificazioni giornalistiche e al modo in cui i media hanno raccontato gli eventi, parlando di “staffetta” o “duello di potere”.
Evidentemente non siamo stati capaci di spiegare le ragioni di questa scelta, tuttavia, è bene ricordare che c’è stata una riunione della Direzione Nazionale in cui si è discusso e 136 persone hanno votato il documento proposto dal Segretario mentre 16 non lo hanno votato.
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Operazione Renzi!

Scritto da Emilia De Biasi.

Emilia De Biasi L’Aula è in gran spolvero: spalti gremiti, stampa a grappoli, senatrici e senatori al loro posto, banchi del governo pieni il giusto, a segnalare la prima novità, e cioè il numero dei ministri, obiettivamente contenuto.
Il Presidente del Consiglio in attesa di fiducia indossa una grisaglia di ordinanza, il colletto della camicia bianca è un po’ altino, invero, e la cravatta lo chiude un po’ troppo. Sarà la tensione del momento? Macché. Renzi parte come un fulmine, e partono i primi commentini salaci, che accompagneranno sommessamente gran parte del lungo intervento programmatico. È brillante l’eloquio, non c’è dubbio. E subito arriva l’impressione che non stia parlando a noi senatori, ma al Paese.
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Stare nel Pse

Scritto da David Sassoli.

David Sassoli Se non guardiamo oltre noi stessi, come potremmo essere utili alla nuova Europa? La domanda ha fatto da sfondo al dibattito che ha impegnato giovedì la direzione del Pd e che si è concluso con l’adesione al Partito socialista europeo. Un’adesione che non ha nulla di magico e non trasforma nessuno in chi non è. Anzi, che propone al Pd responsabilità nuove proprio in virtù delle proprie sensibilità ed esperienze.
Sarebbe inutile pensare ad un’Europa profondamente diversa se scegliessimo di occuparcene non sporcandoci le mani, o ritenendo di dover scendere in campo scegliendoci gli interlocutori e con un po’ di snobbismo pensare ad un’Europa progressista a nostra immagine e somiglianza.