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La Giornata Mondiale del Risparmio

Scritto da Sergio Mattarella.

Intervento di Sergio Mattarella alla cerimonia in occasione della 100^ Giornata Mondiale del Risparmio.

Rivolgo un saluto e un ringraziamento al Presidente Azzone, al Presidente dell’ABI, al Governatore della Banca d’Italia, al Ministro dell’Economia per i loro interventi. È emerso un quadro ampio e completo delle questioni che riguardano questo congresso.
Un saluto cordiale a tutti i presenti, ai vertici degli Istituti internazionali delle Casse di Risparmio.
Un saluto particolare alla Infanta di Spagna e agli altri ospiti spagnoli, con un rinnovato pensiero di solidarietà, per gli eventi così tragici che hanno colpito Valencia.
Celebriamo oggi un anniversario centenario, quello - come abbiamo ascoltato poc’anzi con tanta precisione - del primo Congresso internazionale delle Casse di Risparmio, tenutosi a Milano su iniziativa della Cassa di Risparmio delle Provincie lombarde.
Celebriamo, allo stesso tempo, cento anni di cultura del risparmio.
Quel Congresso, la fondazione dell’Istituto internazionale del Risparmio, l’indizione, a partire da quel 31 ottobre 1924, di una Giornata del Risparmio, riconoscevano, in verità, un fenomeno già fortemente radicato nell’Europa del dopo Prima guerra mondiale.
Come abbiamo ascoltato, trecentocinquanta delegati per 27 Paesi, con 7.000 Casse di risparmio, esprimevano già una realtà di grande forza e di crescente interesse e, insieme, come testimonia la lettera di saluto che fu inviata da Luigi Luzzatti al Congresso, esprimevano un’ansia di cooperazione e di pace che sarebbe andata delusa nel successivo decennio, con il prevalere di regimi politici dittatoriali in Europa.
Perché questo è il percorso, la via, che il risparmio, mediante le Casse, che ne furono strumento, ha indicato e indica: corrispondere al soddisfacimento di bisogni attraverso la cooperazione.
Perché il risparmio?
Nell’altalena della risoluzione di bisogni individuali e collettivi, l’accantonamento di risorse ha consentito che le famiglie potessero affrontare situazioni straordinarie, imprevedibili, impreviste e realizzare investimenti di lungo-medio periodo per l’abitazione, per l’istruzione, per l’avvio di attività, per altre esigenze imprevedibili.
Il risparmio, con la intermediazione delle banche, serve - è servito - ad alimentare il credito. Serve - è servito - a finanziare il debito dello Stato.
E questo aspetto è stato uno dei temi polemici sollevati dall’economista Maffeo Pantaleoni, nel corso del suo intervento a quell’appuntamento del 1924, tragicamente conclusosi con la sua morte.
L’interrogativo che Pantaleoni si poneva era: è giusto che lo Stato si finanzi con il risparmio o, piuttosto, questo deve essere diretto ad altri impieghi che lui riteneva più direttamente produttivi?
Quello che, in ogni caso, appare evidente è la natura stessa di bene individuale e bene collettivo, allo stesso tempo, rappresentato dal risparmio.
Risorsa per il futuro, lo sottolineava poc’anzi il Governatore della Banca d’Italia. E questa è la seconda caratteristica che gli è propria.
La ragione dell’inserimento nella nostra Costituzione del tema risparmio risiede in questo: il risparmio è esso stesso un valore, per il futuro delle famiglie, per il futuro del Paese.
Diversi commentatori hanno sottolineato, hanno osservato, hanno obiettato che l’articolo 47 della Costituzione italiana, dedicato, appunto, al risparmio, a differenza di altri articoli della cosiddetta Costituzione economica, appare privo di una specifica finalità: perché dunque, si chiedono, incoraggiare e tutelare il risparmio? Per quale ragione?
In realtà, una lettura attenta e completa delle norme dedicate ai rapporti economici, rende evidente come il risparmio sia funzionale agli altri obiettivi definiti dalla Carta, accrescendo la necessità di un intervento pubblico a sua tutela.
Ancora, nella nostra Costituzione, l’articolo 47 prevede che l’esercizio del credito venga disciplinato, coordinato, controllato, sottolineando così la relazione esistente tra risparmio e credito; e il pubblico interesse in tema di intermediazione del credito.
Naturalmente, il binomio risparmio-credito si basa sulla difesa del valore della moneta.
È significativo che, anche sul tema del risparmio, i Costituenti italiani abbiano optato per una visione lungimirante e moderna, prevedendo un’apertura all’ordinamento internazionale.
Non vi è stato quindi bisogno di modifiche alla Costituzione, né in occasione dell’adesione all’Unione Monetaria Europea, né per il varo dell’Euro, a testimonianza della capacità di adattamento di quelle norme scritte – con sagacia - ben settantasette anni addietro.
È una previsione, come sottolineava il Governatore, inconsueta nelle Costituzioni del continente. Non è fuor di luogo rifarci al dibattito avvenuto alla Costituente italiana su questi temi, perché ricorrere ai fondamentali aiuta a ricordare a noi stessi ragioni e obiettivi.
Il tema del valore del risparmio venne messo a fuoco con grande eloquenza da Luigi Einaudi – primo Presidente della Repubblica italiana eletto dal Parlamento - tanto da proporre, in un intervento che svolse alla Costituente nel maggio del 1947, una clausola opzionale “aurea” a difesa dei sottoscrittori del debito pubblico, vale a dire la facoltà di esigere il rimborso in oro. Quale la motivazione che Einaudi raffigurava? Quella di non incrinare la credibilità dello Stato con il rimborso al valore nominale di titoli che nel frattempo avevano perduto il loro valore. E pensava, Einaudi, a quanto è avvenuto a causa delle due guerre mondiali.
Ecco perché la lotta all’inflazione, la tutela del valore reale dei risparmi sono impegni prioritari per qualsiasi Stato. Lo sono particolarmente per la Repubblica italiana.
Incoraggiare il risparmio significa incentivarlo, come fonte importante del processo economico.
Il secondo comma di quell’articolo, il 47 della Costituzione, esprime favore per la trasformazione del risparmio popolare in alcuni beni particolari: abitazione, proprietà diretto-coltivatrice, investimento azionario diretto o indiretto nei grandi gruppi produttivi. Opzione, questa, mai del tutto sperimentata.
Per il soddisfacimento di alcuni bisogni in precedenza privi di copertura, salute, istruzione, previdenza, il sistema di welfare universale costruito secondo i nostri principi costituzionali ha, sin qui, corrisposto.
Una offerta che, oggi, manifesta segni di sofferenza.
Parte di questi bisogni si confronta con difficoltà di finanziamento e, con mezzi diversi, si palesano spinte a una nuova privatizzazione di quote dei servizi offerti in quegli ambiti.
Questo si riflette, naturalmente, sull’ammontare complessivo delle somme che le famiglie possono risparmiare e ve ne è traccia anche nei dati recentissimi dei conti nazionali registrati dall’Istat.
La propensione al risparmio delle famiglie è passata dal 7,8 per cento del 2022 al 6,3 per cento del 2023, il valore più basso dal 1995, come osserva l’Istat.
A questo occorre aggiungere il fenomeno registrato a livello mondiale dalla Organizzazione internazionale del lavoro che vede decrescere la quota riservata alla remunerazione del lavoro e, dunque, con minori possibilità di risparmio.
Nel secolo trascorso il nostro Paese è stato un Paese di forti risparmiatori. Nei decenni recenti questa propensione si è progressivamente attenuata: l’abbassamento del reddito e del tenore di vita per alcune fasce di età ha limitato la capacità stessa di risparmiare e – come veniva poc’anzi rammentato - l’invecchiamento della popolazione ne ha ridotto l’ammontare.
Soltanto durante il periodo del Covid – con i consumi caduti come è noto – si è provocato un forzato, involontario, innalzamento temporaneo del risparmio.
Oggi le indagini disponibili della Banca d’Italia ci dicono che il risparmio viene utilizzato in primo luogo per proteggersi da eventi inattesi, come poc’anzi sottolineava il Governatore. E la crescita dell’incertezza, nel contesto sociale ed economico, tende ad accrescerne la rilevanza.
In secondo luogo si rivolge allo sguardo al futuro, anche pensionistico - data la consapevolezza della minore generosità dei sistemi pensionistici - quindi si impegna, il risparmio, per le future generazioni, infine per affrontare spese importanti, sovente, naturalmente, per disporre di una casa.
Continua, pertanto, ad avere un ruolo fondamentale per il benessere delle persone, per il loro futuro, per quello dei familiari.
Ma è anche, il risparmio, di primaria importanza per far funzionare l’economia, quella reale. Per finanziare il credito, il risparmio è fonte imprescindibile.
Le iniziative per incoraggiare il risparmio sono, dunque, ancora necessarie e benvenute.
La prima condizione – ripeto - è che sia possibile risparmiare a livello individuale.
Oggi – come la Banca d'Italia fa presente – il 50 per cento della nostra popolazione non è in grado di risparmiare.
Con disuguaglianze gravi.
Va sottolineato come a contribuire in modo determinante al risparmio sia necessario un ambiente economico e finanziario stabile e affidabile.
Occorre alimentare la fiducia dei cittadini, con tutele dirette per risparmiatori e per utilizzatori dei servizi finanziari.
Per proteggere il risparmio è essenziale il ruolo delle banche e di tutti gli operatori intermediari nel raccogliere le sfide dell’innovazione – specialmente digitale - senza che operatori e banche perdano di vista l’esigenza di tutti i cittadini.
L’innovazione ha trasformato anche gli strumenti finanziari adoperati per gestire il risparmio, rendendoli più efficaci, ma anche più complessi da comprendere e da gestire, con rischi di truffe, di esclusione; e con difficoltà a riconoscere e a esercitare i propri diritti.
Ecco perché oggi è determinante l’educazione finanziaria: per l’esercizio consapevole ed efficace di uno dei diritti di cittadinanza che si presenta in grado di concorrere ad aumentare l’inclusione e, in generale, il benessere finanziario dei cittadini.
Le Casse di Risparmio, oggi Fondazioni, hanno saputo accompagnarci per quasi due secoli in questo percorso.
La loro funzione oggi è, come è noto, come è stato evidente anche questa mattina, in parte mutata, ma non muta la loro missione.
Come ricordava poc’anzi il Presidente Azzone: il risparmio non è neutro.
Come dimostra la vostra esperienza, crea valore per la comunità. Il suo complesso lo rende un valore collettivo. Un bene della comunità.
La missione delle Casse di essere strumenti di alimentazione dell’inclusione sociale resta immutata, con strumenti diversi e sfide differenti.
In economia, l’estrazione di risorse a beneficio di pochi, produce soltanto concentrazione di potere, l’esatto contrario della democrazia.
Ce lo hanno ricordato i tre premi Nobel per l’economia di quest’anno, Acemoglu, Johnson, Robinson: soltanto i Paesi che orientano le loro istituzioni economiche e politiche all’inclusione – anche quella finanziaria – sono in grado di prosperare nel lungo periodo.
Per questo il vostro compito è prezioso.
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