Con il Governo attuale va riequilibrato lo Stato sociale, rendendolo accessibile alle varie generazioni.
Ricordiamo l’insegnamento di don Lorenzo Milani "non c’è peggiore ingiustizia che fare le parti uguali fra diseguali". La celebre affermazione fatta dal Prete di Barbiana circa 50 anni fa è ancora valida. A ciò dobbiamo aggiungere che la crescita e lo sviluppo economico, che hanno interessato ampie fasce di popolazione italiana nei decenni scorsi, hanno ulteriormente aumentato le disuguaglianze sociali nei cittadini perché hanno prevalso le spinte corporative, con la quasi assenza dello Stato.
Quando fu scoperchiato il tetto del limite massimo retributivo e pensionistico si è favorito, sine dies, coloro che già erano avvantaggiati, aumentando le disparità. Quando furono concesse pensioni di anzianità, magari integrate al trattamento minimo, come lo fu per i coltivatori diretti oltre venti anni fa senza controlli rigorosi della ricchezza patrimoniale dei destinatari, si è accordato un beneficio per i lavoratori autonomi ancora relativamente giovani ed in attività lavorativa, molto superiore rispetto al valore dei contributi versati, con un onere a carico di tutta la collettività.