Premio alla coalizione
Il ministro della Cultura Dario Franceschini propone le «primarie» per evitare la scissione nel Pd. E vede nel «premio di maggioranza alla coalizione e non più alla lista» il punto di mediazione con Forza Italia e Ncd sulla legge elettorale, «che potrebbe essere l’ultimo atto della legislatura».
Un tempo sarebbe bastato poco per delineare il perimetro di una mediazione politica. Da un lato offrendo ai centristi e a Berlusconi un cambio della legge elettorale, «spostando il premio di maggioranza alla coalizione e non più alla lista», così da chiudere l’intesa bipartisan in Parlamento.
Non abbiamo perso tempo
La Commissione Affari costituzionali non puo' occuparsi della legge elettorale prima di aver letto le motivazione della sentenza della Consulta sull'Italicum: lo ha precisato il suo presidente, Emanuele Fiano del Pd, in un'intervista a Repubblica. "Bisogna prima attendere le motivazioni della Consulta, che anzi andranno lette con rispetto e attenzione", ha affermato Fiano, "fino a quel momento è doveroso aspettare". Sul richiamo della Cei alla politica che "non ha fatto il suo mestiere", Fiano replica: "Il monito è giusto, lo rispetto moltissimo: occupati delle cose fondamentali. Ma ripeto: noi lo abbiamo fatto", anche approvando "importanti provvedimenti su lavoro, povertà, ambiente...".
Il PD pensi all'Italia
Si è aperta in questi giorni una discussione importante dopo il voto referendario che rischia di essere segnata da strumentalismi, posizionamenti e polemiche, invece che da una riflessione sul contesto e sulla proposta del PD.
Dal voto referendario e da quello delle scorse amministrative emergono due nodi politici che non possiamo più non approfondire se vogliamo rafforzare il progetto del PD.
Il primo riguarda i mutamenti politici figli delle grandi trasformazioni prodotte dalla crisi, dai fenomeni migratori, determinati dalla implosione di tanti Stati africani, dalle guerre, e dall'aumento delle diseguaglianze anche in Europa.
C’è spazio per un Ulivo 2.0?
Il dibattito che in questi giorni si è aperto intorno al cosiddetto “nuovo Ulivo” è a dir poco surreale: se è comprensibile la nostalgia di Romano Prodi per un periodo storico che lo vide protagonista e che effettivamente segnò un importante tappa del riformismo italiano ed europeo, un po’ meno comprensibile è la serie di malintesi – se non di vere e proprie mistificazioni – che sta accompagnando questo dibattito.