Basta nuove periferie
Intervista pubblicata da Affari & Finanza.
«Una stagione è finita, ne siamo consapevoli» assicura: la cementificazione deve essere un ricordo del passato, le città «vanno ripensate e ricostruite su se stesse». Per Claudio De Albertis, presidente dell’Ance, questa consapevolezza è tanto più profonda perché supportata dalla logica del mercato: «La tendenza è per il ritorno in città, in quartieri che abbiano un buon accesso ai servizi logistici e culturali. La qualità della vita come oggi è intesa va in quella direzione». Quindi niente costruzioni nuove, ma riqualificazione e recupero dei vecchi edifici.
«Una stagione è finita, ne siamo consapevoli» assicura: la cementificazione deve essere un ricordo del passato, le città «vanno ripensate e ricostruite su se stesse». Per Claudio De Albertis, presidente dell’Ance, questa consapevolezza è tanto più profonda perché supportata dalla logica del mercato: «La tendenza è per il ritorno in città, in quartieri che abbiano un buon accesso ai servizi logistici e culturali. La qualità della vita come oggi è intesa va in quella direzione». Quindi niente costruzioni nuove, ma riqualificazione e recupero dei vecchi edifici.
Nell'Italia che cambia, cambiare la salute mentale
Depositata la proposta alla Camera: in continuità con la «180» valorizzare l'esperienza degli utenti, rendere i Servizi accoglienti, ridurre le degenze in strutture chiuse. Con risparmi per lo Stato.
Valorizzare l'esperienza di utenti e familiari - assieme al sapere di medici e operatori - nella cura dei pazienti psichiatrici. Rendere i Servizi di salute mentali luoghi più caldi e accoglienti. Offrire a chi soffre di disagio psichico un sostegno pronto, adeguato e dignitoso. A partire dalla crisi. Sempre. In tutta Italia. Ridurre i ricoveri in quelle strutture residenziali che assomigliano spesso ai vecchi manicomi e gli elevati costi che ne conseguono. Puntare su fiducia e speranza perché la guarigione passa spesso da questi concetti.
Global Fund
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Garantire il diritto alla salute
Garantire l’omogeneità delle cure sul territorio e in tutte le strutture, anche per i cittadini e le cittadine straniere neo comunitarie. Oggi, con un’interpellanza, ho voluto puntare l’attenzione su un problema rimasto sinora irrisolto, quello dei cittadini comunitari sprovvisti di copertura sanitaria nei loro Paesi di origine, come i bulgari e i rumeni, che non avendo il codice STP (stranieri temporaneamente presenti) perché non hanno le caratteristiche per esigerlo e neanche il codice ENI (europei non iscritti) perché Regione Lombardia non lo ha mai previsto (differentemente da Veneto, Toscana, Liguria, Lazio e altre), si ritrovano esclusi da qualsiasi categoria e devono mettersi alla ricerca di quelle strutture che erogano prestazioni in regime di gratuità.