Garantire il diritto alla salute

Emblematico il caso di una paziente rumena che, rivolgendosi a due ospedali diversi per partorire ha ricevuto da uno la richiesta di 5400 euro e dall’altro la prestazione gratuita. Questa disomogeneità deve finire e va garantita attraverso il codice ENI, già introdotto da diverse regioni italiane per tutti i cittadini neocomunitari.
Non basta che la Regione si appelli, come ha fatto oggi l’assessore Gallera in aula, alla circolare del 2008 che stabiliva che i cittadini comunitari potessero aver diritto ad alcune prestazioni, se poi per esigerle devono fare lo slalom tra le strutture.
Va chiarita una volta per tutte la modalità per rendere il diritto alla salute esigibile per tutti. Lo chiediamo perentoriamente, anche per evitare che questi cittadini si rifugino nell’illegalità per trovare risposte ai loro problemi. Questo, in particolare, riguarda le donne che, per poter accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, devono pagare dai 600 ai 900 euro, oppure ricorrere a pratiche che possono mettere a rischio la loro salute o la stessa vita.
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