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Garantire il diritto alla salute

Written by Sara Valmaggi.

Sara Valmaggi Garantire l’omogeneità delle cure sul territorio e in tutte le strutture, anche per i cittadini e le cittadine straniere neo comunitarie. Oggi, con un’interpellanza, ho voluto puntare l’attenzione su un problema rimasto sinora irrisolto, quello dei cittadini comunitari sprovvisti di copertura sanitaria nei loro Paesi di origine, come i bulgari e i rumeni, che non avendo il codice STP (stranieri temporaneamente presenti) perché non hanno le caratteristiche per esigerlo e neanche il codice ENI (europei non iscritti) perché Regione Lombardia non lo ha mai previsto (differentemente da Veneto, Toscana, Liguria, Lazio e altre), si ritrovano esclusi da qualsiasi categoria e devono mettersi alla ricerca di quelle strutture che erogano prestazioni in regime di gratuità.
Emblematico il caso di una paziente rumena che, rivolgendosi a due ospedali diversi per partorire ha ricevuto da uno la richiesta di 5400 euro e dall’altro la prestazione gratuita. Questa disomogeneità deve finire e va garantita attraverso il codice ENI, già introdotto da diverse regioni italiane per tutti i cittadini neocomunitari.
Non basta che la Regione si appelli, come ha fatto oggi l’assessore Gallera in aula, alla circolare del 2008 che stabiliva che i cittadini comunitari potessero aver diritto ad alcune prestazioni, se poi per esigerle devono fare lo slalom tra le strutture.
Va chiarita una volta per tutte la modalità per rendere il diritto alla salute esigibile per tutti. Lo chiediamo perentoriamente, anche per evitare che questi cittadini si rifugino nell’illegalità per trovare risposte ai loro problemi. Questo, in particolare, riguarda le donne che, per poter accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, devono pagare dai 600 ai 900 euro, oppure ricorrere a pratiche che possono mettere a rischio la loro salute o la stessa vita.

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