Sguardi lunghi e orecchio a terra

Il primo decreto legge portato in discussione alla Camera – quello sul regolare svolgimento dei processi a Bari – si è arenato per una giornata intera sull’incapacità del Ministro della Giustizia, il grillino Bonafede, di spiegare come mai l’immobile affittato dallo Stato per accogliere temporaneamente gli uffici giudiziari risulta essere di proprietà di un soggetto privato, sospettato di aver prestato soldi a organizzazioni criminali mafiose.
In una giornata farcita da silenzi imbarazzati della maggioranza, minacce ai deputati da parte del sottosegretario alla Giustizia, risse in aula tra esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia (il leghista comasco, on. Zoffili, ha pensato bene di dar prova così della sua presenza in Parlamento) abbiamo appreso che legalità e trasparenza non vanno più di moda, ora che leghisti e grillini sono al Governo insieme.
Tribunale di Bari: Fermare la procedura

È stato il deputato pd Emanuele Fiano a chiedere di sospendere i lavori della Camera, chiamata ad analizzare il decreto legge sulla sospensione dei termini processuali a Bari, finché il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, non fosse andato in aula a chiarire quanto raccontato da Repubblica.
Onorevole Fiano, gli uffici giudiziari di Bari rischiano di finire in un edificio di proprietà di un imprenditore che prestava soldi al clan.
«I fatti denunciati sono gravissimi e le spiegazioni date dal ministro non sono sufficienti. Non ha tenuto conte dei fatti emersi e che dovrebbero essere oggetto di indagine. Prudenza avrebbe consigliato il ministro di venire prima in aula e accettare le proposte degli emendamenti di Pd e Forza Italia».
Aprire il Pd

«Se c’è una cosa che non serve al Pd, dopo le sconfitte, sono le divisioni. O le liste di chi doveva stare dentro o fuori. O ricostruiamo con l’aiuto di tutti oppure rifare i caminetti con gli ex ministri davvero non porta da nessuna parte».
Tommaso Nannicini, senatore Pd, neo membro della segreteria appena nata e già sotto attacco (oltre che ex consigliere economico di Renzi), risponde così al neo tesserato Carlo Calenda che ha usato un’immagine caustica: «Questa non è una segreteria, è un harakiri». Lo stesso ex ministro, con Repubblica, aveva invocato una leadership collegiale guidata da Gentiloni per un partito «paralizzato».
Azzardo: giusta via; si può stringere di più

Il cosiddetto “Decreto Dignità”, di cui finalmente abbiamo conosciuto con precisione il testo, all’Articolo 9 contiene, come preannunciato, la proibizione di ogni forma di pubblicità relativa a giochi e scommesse con vincite in denaro.
È una norma giusta che completa un percorso iniziato con la Legge di Bilancio del 2015 che ridusse significativamente gli spazi televisivi fino a proibire gli spot su ogni rete RAI e che ridusse del 30% il numero delle slot machines (awp) nei bar e nelle tabaccherie, imponendo criteri e regole più stringenti.