Contro la paura con serietà

Anche la Casa della carità, in questi giorni di “emergenza” legati al diffondersi del cosiddetto Coronavirus, si è trovata a dover modificare la sua operatività quotidiana, per adeguarsi alle normative emesse dal Ministero della Salute e da Regione Lombardia. È, questo, un momento delicato, che impone un cambiamento delle consuetudini, ma che offre anche lo spazio per una riflessione sul senso di quello che stiamo vivendo. Condividiamo quindi un dialogo con il presidente della Casa della carità, don Virginio Colmegna.
Stupiamo noi stessi

Comprendo tutte le preoccupazioni, la paura è un sentimento naturale. Tutti abbiamo paura. Ma la paura va razionalizzata, non alimentata. Altrimenti si perde la cognizione di sè e delle cose.
Ora, però, perchè non proviamo a fare un'operazione straordinaria. Una di quelle che non dimenticheremo mai.
Quale? Avere rispetto, semplice.
Leggo illazioni, considerazioni, commenti. Forse troppi, spesso inutili.
Qualcuno poteva pensare che il Coronavirus si sarebbe presentato solo in tv o in altri Comuni, ma non dai noi?
La politica deve garantire alle persone protezione e futuro

Il Coronavirus sta dimostrando che l’uomo non è onnipotente, che non conosciamo tutto, non siamo in grado di controllare tutto, siamo fragili e in difficoltà di fronte a fenomeni di questo tipo.
Ciò che ci spaventa è proprio questo, trovarci di fronte ad un virus dagli effetti non gravi per la stragrande maggioranza della popolazione ma che non conosciamo e che ci impone di cambiare abitudini, di rinunciare alle consuetudini, di fare attenzione a comportamenti che consideriamo normali e famigliari.
Milano ha superato prove più dure di questa

«Noi milanesi e lombardi abbiamo nel Dna la fiducia e la speranza. Siamo usciti dalla guerra e da un bombardamento che aveva distrutto tutto e tutto e stato ricostruito: ne abbiamo superate tante, supereremo anche questa». L’avvocato Giuseppe Guzzetti, prima politico, poi amministratore e infine filantropo ambrosiano doc, non nega che esista un problema: «Non è che vedi tutti i giorni il Duomo e la Scala sbarrati, le strade in centro semideserte, i ristoranti con la cucina chiusa. I ritmi abituali delle nostre vite, le nostre relazioni e anche il mondo produttivo e industriale sono messi in crisi. Ma Milano sa come comportarsi in queste situazioni, ne ha vissute altre».