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Evitiamo la scissione ma no ai ricatti

Scritto da Matteo Renzi.

Matteo Renzi
Intervista a Matteo Renzi del Corriere della Sera.

Matteo Renzi, è ancora possibile salvare il Pd?
«Certo. Il Pd è fatto da milioni di elettori, migliaia di iscritti. Il Pd appartiene al popolo, non ai segretari. Faccio un appello ai dirigenti: bloccate le macchine della divisione. Non andatevene, venite. Partecipate. Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno. Ma un partito democratico non può andare avanti a colpi di ricatti. Apriamo le sedi dei circoli e discutiamo. E, finalmente, torniamo a parlare di Italia».
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C’è ancora una strada

Scritto da Piero Fassino.

Piero Fassino
Articolo pubblicato da L’Unità.

Sono ore di trepidazione e di angoscia per i tanti che hanno creduto al progetto del PD e che chiedono all’Assemblea nazionale di liberarli dall’incubo di una s cissione. Non è in discussione che un Congresso ci voglia e che sia di vera discussione. Peraltro sappiamo che Congressi finti non esistono, per la semplice ragione che ogni Congresso mobilita centinaia di migliaia di persone. Un Congresso non si esaurisce nei suoi riti formali o burocratici, ma vive dei sentimenti, delle emozioni, delle passioni, delle idee di chi vi partecipa.
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Una rottura adesso è incomprensibile

Scritto da Dario Franceschini.

Dario Franceschini
Intervista a Dario Franceschini di Repubblica.

"Se ci capiterà questa disgrazia della scissione cosa scriveranno tra 10 anni gli storici? E' successo perché alcuni volevano fare il congresso a settembre e altri ad aprile? Sarebbe incomprensibile. Ma per il nostro popolo lo è anche ora". Dario Franceschini s'incarica dell'ultima chiamata per il Pd. Ci prova. Il telefono squilla in continuazione, le mail di elettori e militanti che non capiscono la spaccatura si moltiplicano nella casella personale, "anche per strada mi fermano per dirmi "ma che fate" e non so se stiano con Renzi o con Bersani".
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L’idea di dividersi è un incubo

Scritto da Walter Veltroni.

Walter Veltroni
Intervista del Corriere della Sera.

Veltroni, il partito che Prodi e lei avete fondato sta per finire.
«Temo che la sinistra italiana stia facendo due errori in cui è incorsa più volte nella sua storia. Il primo: non capire l’apertura di una fase storica del tutto inedita per le conseguenze che ha sugli assetti sociali, sugli stati d’animo, sulle forme di sapere e di comunicare».
Che c’entra con la scissione del Pd?
«C’entra. È in corso una rivoluzione paragonabile a quella industriale. Allora si fondarono le città, si formarono le classi sociali. Oggi assistiamo a una rivoluzione tecnologica affascinante, seducente, ma che non genera lavoro; lo distrugge. Scompone le classi sociali. Riscrive l’esistenza umana sotto il segno della precarietà permanente. Un mondo nuovo, che la sinistra stenta a leggere, a capire nella sua inevitabile ambiguità. Torna ad avere atteggiamenti o catastrofici o zuzzurelloni».
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