Una rottura adesso è incomprensibile
"Se ci capiterà questa disgrazia della scissione cosa scriveranno tra 10 anni gli storici? E' successo perché alcuni volevano fare il congresso a settembre e altri ad aprile? Sarebbe incomprensibile. Ma per il nostro popolo lo è anche ora". Dario Franceschini s'incarica dell'ultima chiamata per il Pd. Ci prova. Il telefono squilla in continuazione, le mail di elettori e militanti che non capiscono la spaccatura si moltiplicano nella casella personale, "anche per strada mi fermano per dirmi "ma che fate" e non so se stiano con Renzi o con Bersani".
L’idea di dividersi è un incubo
Veltroni, il partito che Prodi e lei avete fondato sta per finire.
«Temo che la sinistra italiana stia facendo due errori in cui è incorsa più volte nella sua storia. Il primo: non capire l’apertura di una fase storica del tutto inedita per le conseguenze che ha sugli assetti sociali, sugli stati d’animo, sulle forme di sapere e di comunicare».
Che c’entra con la scissione del Pd?
«C’entra. È in corso una rivoluzione paragonabile a quella industriale. Allora si fondarono le città, si formarono le classi sociali. Oggi assistiamo a una rivoluzione tecnologica affascinante, seducente, ma che non genera lavoro; lo distrugge. Scompone le classi sociali. Riscrive l’esistenza umana sotto il segno della precarietà permanente. Un mondo nuovo, che la sinistra stenta a leggere, a capire nella sua inevitabile ambiguità. Torna ad avere atteggiamenti o catastrofici o zuzzurelloni».
C’è ancora una strada
Sono ore di trepidazione e di angoscia per i tanti che hanno creduto al progetto del PD e che chiedono all’Assemblea nazionale di liberarli dall’incubo di una s cissione. Non è in discussione che un Congresso ci voglia e che sia di vera discussione. Peraltro sappiamo che Congressi finti non esistono, per la semplice ragione che ogni Congresso mobilita centinaia di migliaia di persone. Un Congresso non si esaurisce nei suoi riti formali o burocratici, ma vive dei sentimenti, delle emozioni, delle passioni, delle idee di chi vi partecipa.
Primarie a fine aprile-inizio maggio
Dopo la Direzione Nazionale del Pd, l'ipotesi delle elezioni politiche a giugno è tramontata?
"Dopo la Direzione di ieri è chiaro che non abbiamo costruito la road map sulla data delle elezioni perché, come ha detto il Segretario, non spetta a noi decidere quando si va alle elezioni. E' evidente che la convocazione del congresso richiederà dei tempi che, a occhio, rendono più complicato andare a votare a giugno. Questo però non osta al fatto che sulla legge elettorale si possa e si debba marciare rapidamente per arrivare a un punto di caduta".