Le ragioni del Sì al Referendum

Faccio un po’ di premesse.
In Parlamento abbiamo approvato la legge sulla riduzione del numero dei parlamentari con il 92% dei voti favorevoli e questo significa che non c’era alcun bisogno di fare il referendum.
Personalmente, credo che se ne poteva fare a meno di questo referendum.
Lo spiego con un ragionamento politico: tutti i partiti nell’ultima lettura hanno votato questa riforma e in questi mesi si è creato uno stato delle cose che ha un po’ cambiato il rapporto tra i cittadini e le istituzioni.
Questo è un referendum che nasce da una spinta al taglio dei costi della politica e viene anche da una difficoltà di rapporto tra i cittadini e le istituzioni, dall’antipolitica.
La cultura che manca

"Io sono da sempre per una Rai pubblica - ha affermato ancora Franceschini - e mi rallegro che sia stata accantonata ogni idea di privatizzazione. Certi settori vanno sottratti alla dittatura dello share. Mi aspetto che la Rai investa di più e meglio in cultura. Altre tv possono scegliere la cultura come ragione commerciale o vocazionale ma restano aziende private. Per la Rai è la ragione sociale".
Se l'Italia dice sì al Summit sulla salute e non al MES, non è credibile

Dopo il bel discorso della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen il nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto bene ad accogliere tempestivamente la proposta di ospitare, nell'ambito della presidenza italiana del G20 del 2021, il Summit Globale sulla Salute. “Uniti proteggiamo la nostra salute” ha risposto Conto su Twitter. Molto Bene, ma l'Italia non può ospitare il Global Health Summit e allo stesso tempo lasciare sguarnita la propria sanità perché “non si fida” dell'Ue e del Mes. Così l'Italia non è credibile. La crisi del coronavirus sta mostrando chiaramente il prezzo altissimo, in termini di vite umane e di economia, pagato a causa della mancanza di unità europea.
La legge regionale 23 ha fallito: il modello Lombardia deve cambiare

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