Riforme costituzionali e ruolo delle Regioni
Intervento al Senato di Emilia De Biasi durante la discussione del disegno di legge sulle riforme costituzionali: Devo dire di condividere l'impianto della riforma, anche per la tradizione e la storia del lavoro politico e istituzionale che ho svolto, e ritengo che sia il momento opportuno per entrare in Europa anche con una grande semplificazione dello Stato e della Repubblica nelle loro articolazioni. La condivido, consapevole che - com'è ovvio - vada legata in modo molto stretto alla riforma elettorale, che credo sarà il percorso inevitabile delle diverse letture parlamentari. Mi sento quindi tranquilla nel dire che è arrivato il momento di cambiare verso: è vero, è il momento di cambiare.
Non togliamo assolutamente nulla»
Le infiltrazioni mafiose al Nord
In Commissione Antimafia, tra gli obiettivi che ci siamo dati per questa legislatura c'è quello di capire meglio la penetrazione della mafia al Nord. Comprendere la dimensione del problema e le modalità con cui la criminalità organizzata si è insediata e opera nelle Regioni settentrionali è importantissimo per combatterla.
Nei giorni scorsi abbiamo presentato un primo studio sulle mafie al Nord, redatto dal professor Nando Dalla Chiesa con la collaborazione dell'Università di Milano.
Sulla legge elettorale
Il primo referendum elettorale si tenne nel 1991, ed era finalizzato a portare ad una le preferenze che venivano date alla Camera in un contesto che rimaneva proporzionale.
Si disse, e con molte buone ragioni, che la preferenza multipla, ed anzi lo strumento delle preferenze in sé, erano un favore fatto alle cordate clientelari e, in molte Regioni d'Italia, alle mafie.
Il passaggio all'uninominale era un metodo per tentare un rapporto diretto fra i cittadini ed il rappresentante del loro territorio.
Si disse, e con molte buone ragioni, che la preferenza multipla, ed anzi lo strumento delle preferenze in sé, erano un favore fatto alle cordate clientelari e, in molte Regioni d'Italia, alle mafie.
Il passaggio all'uninominale era un metodo per tentare un rapporto diretto fra i cittadini ed il rappresentante del loro territorio.
L'anniversario di Paolo Borsellino
Sono trascorsi 22 anni da quel 19 luglio del 1992 in cui Paolo Borsellino, che all’epoca del fatto rivestiva la carica di Procuratore aggiunto nella città di Palermo, pagò con la vita il suo impegno contro la malavita organizzata. La sua morte giungeva, tra l’altro, a soli due mesi di distanza da quella del giudice Giovanni Falcone, altro grande simbolo della lotta alle mafie.
Borsellino non fu l’unico a perdere la vita in quel tragico evento: con lui morirono anche Agostino Catalano – suo caposcorta – e gli agenti Emanuela Loi, Eddie Cosima, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli.
Unico sopravvissuto alla strage è stato Antonino Vullo, che fu condotto in ospedale mentre versava in gravi condizioni.