Più riformismo contro i populisti
L’auto che lo sta già portando a Torino infila una serie di gallerie e la chiacchierata si fa ancor più complicata. Sono le sei del pomeriggio e comunque sia, superando fruscii e interruzioni, la voce di Matteo Renzi finalmente arriva chiara e porta la buona (o cattiva) novella: «Smettiamola con questa idea metafisica di un “nuovo Renzi”... Ho fatto autocritica e sono tre mesi che giro col capo cosparso di cenere. Ora basta, è tempo di ripartire».
Sintesi della mozione di Renzi
Con la consegna delle firme e l’ufficializzazione delle candidature inizia realmente il Congresso.
Tre sono i candidati che ambiscono alla segreteria, Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano.
In questi giorni dibattiti, iniziative e discussioni nei circoli comporranno le mozioni congressuali in base alle quali gli elettori Pd il 30 aprile sceglieranno il prossimo segretario tramite le primarie.
Tre sono i candidati che ambiscono alla segreteria, Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano.
In questi giorni dibattiti, iniziative e discussioni nei circoli comporranno le mozioni congressuali in base alle quali gli elettori Pd il 30 aprile sceglieranno il prossimo segretario tramite le primarie.
Matteo Renzi attraverso al sua enews ha voluto pubblicare la sintesi delle linee programmatiche della sua mozione congressuale:
Milanesi per Renzi
Il documento dei milanesi a sostegno di Renzi
Tradizione e innovazione del riformismo milanese con Matteo Renzi segretario
Il congresso è uno straordinario strumento di partecipazione e democrazia che regola la vita del Partito Democratico.
È l’occasione per confrontarsi ad ogni livello sulla vita del partito, sulle priorità della sua azione, sulla democrazia interna e le sue regole, per definire comportamenti condivisi che regolino il rapporto tra maggioranza e minoranza. È un contributo importante per adattare il concetto di cittadinanza nell’epoca della democrazia del pubblico, della politica diventata oggetto di intrattenimento televisivo e di conversazioni dominate da atteggiamenti negativi.
Basta bulimia riformista
Matteo Renzi gli ha dato un compito piuttosto difficile: ridare ossigeno al suo progetto politico e a quello del partito. Tommaso Nannicini, classe 1973 e una cattedra in Bocconi, non ha paura di citare le formule ormai lontane dei padri fondatori del Pd: Gramsci e Veltroni.
Nannicini, perché il Lingotto?
«Perché lì è iniziata la storia di un partito a vocazione maggioritaria che non si rassegna alle regole della democrazia consociativa. Quella che uno va a votare, poi si decide con chi allearsi a tavolino dopo le elezioni».