Il PD dopo il voto
Il dato elettorale delle elezioni regionali del 31 maggio non può certamente essere considerato un dato negativo per il PD, anzi! Ma certamente va approfondito e, a partire da esso, dobbiamo fare una riflessione seria, senza scegliere scorciatoie, come abbiamo iniziato a fare in Direzione Nazionale.
Nell'ultimo anno si è votato in 12 Regioni, il centrosinistra e il nostro partito ne governavano prima 6 e ora 10: è sufficiente questo dato per chiarire che il Pd esce da queste tornate elettorali più forte. Non abbiamo mai governato in 17 Regioni su 20 come avviene oggi.
MilanoDomani con lo sguardo al 2016
Il percorso verso l’appuntamento elettorale di Milano 2016 sta per segnare con MilanoDomani una tappa di assoluta importanza.
Partiamo dal racconto di Milano che stiamo amministrando a fianco del sindaco Pisapia e chiediamoci: in che modo valorizzare il forte impulso alla progettualità e all’innovazione di governo cittadino messe in campo in questi anni? Come disegnare le molteplici vocazioni della nostra città, la fitta mappa delle eccellenze produttive, culturali, di alta formazione e ricerca?
“Milano vicina all’Europa…”, e proprio perché così vicina da sempre attenta alla dimensione del welfare, alle periferie in sofferenza, ai bisogni e alle povertà, nuove e strutturali E come inscrivere vocazioni ed eccellenze nell’esperienza di progetto territoriale e di governance della Città Metropolitana, fra aree omogenee e riforma del decentramento?
Il rilancio del PD parte dai territori
Per vincere i ballottaggi del 14 giugno nei Comuni, serviranno a poco le improvvisate analisi elettorali che sono rimbalzate per giorni sulla rete, così come il conforto dell’ormai inflazionata cartina dello Stivale che evidenzia il peso cromatico delle Regioni oggi governate dal PD. Servirà, semmai, recuperare quelle caratteristiche che, negli anni, hanno reso le classi dirigenti del centrosinistra, del PD e dei suoi predecessori, le punte più avanzate del governo locale. Il voto recente ha detto con chiarezza che fare costante riferimento alla carica innovativa del Governo e del suo spregiudicato riformismo non è sempre e ovunque sufficiente a garantire la vittoria, e che nel caso di elezioni amministrative può addirittura complicare le cose nel momento in cui ci si misura con un rapporto più stretto tra istituzioni e cittadini.
Perché l'onestà in politica conviene
Gli scandali che si sono verificati in questi giorni mi inducono a fare qualche considerazione sul rapporto che lega politica e onestà.
L'intento di questo scritto non è quello di promuovere la legalità con un discorso apologetico e scontato, bensì quello di far capire come il politico onesto, (ma il discorso si potrebbe allargare a tutte le categorie), ha molte più possibilità di mantenere saldo il proprio potere di quello che pratica l'illegalità.
Per dimostrare questo assunto, ho l'intenzione di citare un saggio di Hannah Arendt intitolato "Sulla violenza", nel quale la filosofa descrive il rapporto fra potere e violenza.