Fiero del fatto che Milano sia la città dove si vive meglio

Non posso che esserne soddisfatto. E fiero. Ciò non di meno, dopo la gioia viene il dovere e, quindi, la testa sui futuri impegni. Dobbiamo migliorare su alcuni aspetti e colgo qui l’occasione per citarne tre. Innanzitutto c’è da lavorare affinché i benefici derivanti da questo momento di Milano si allarghino a più parte della cittadinanza. Sto parlando di maggiore equità sociale e sono consapevole che ciò si intreccia con la differenza della qualità di vita fra centro e periferie. Ma vorrei con forza affermare che rivendico il lavoro che stiamo facendo su tutti i quartieri della città, agendo nell’immediato e con una visione di lungo periodo che porterà a cambiare radicalmente le cose.
Non di solo Pil è fatto il benessere

Quando, nel 2007, alla fine del secondo Forum mondiale su «Statistica, conoscenza e politica» che organizzammo come Ocse, fu firmata da tante organizzazioni internazionali (Onu, Banca Mondiale, Commissione europea) la «Dichiarazione di Istanbul» sulla necessità di misurare il progresso delle società andando «oltre il Pil» sapevamo già che, in tutto il mondo, c'erano tante iniziative volte a misurare con indicatori statistici il benessere delle persone, tenendo conto di diversi fenomeni economici, sociali e ambientali.
Milano è la città dove si vive meglio

Il capoluogo lombardo si conferma in testa alla classifica della Qualità della vita del Sole 24 Ore 2019. Una edizione extra large con 90 indicatori che celebra il trentesimo anniversario dell’indagine che fotografa il benessere nelle province italiane. Agli antipodi, Caltanissetta, all’ultimo posto per la quarta volta nella storia dell’indice.
A dare la spinta a Milano sono fattori diversi: l’andamento controcorrente dal punto di vista demografico, con un aumento dei residenti che continua costantemente dal 2012, ma anche lo stile di vita sempre più verde e sempre più smart (la città è prima nell’ICityRank, l’indice di ForumPa che valuta le città intelligenti).
Piazza Fontana, un dramma irrimediabile

"Un dramma irrimediabile". L'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha ricordato le 17 vittime della strage di Piazza Fontana, di cui ricorre il cinquantesimo anniversario. Nell'omelia della messa in Duomo, alla presenza dei parenti di chi ha perso la vita il 12 dicembre 1969, a Milano, Delpini ha sottolineato come "le vittime di piazza Fontana hanno prodotto una ferita che non si può guarire, una perdita che non si può risarcire. La nostra vicinanza ai parenti delle vittime, le parole di condoglianze e di solidarietà sono sempre una forma palliativa, un conforto patetico".