Gli aiuti economici

Chi governa prende decisioni e individua risorse, poi il puzzle deve completarsi con l’aiuto di tutti i soggetti, con lo snellimento della burocrazia e con la velocità di decisione.
E in questa difficile emergenza, anche se mancano ancora molti pezzi, il puzzle inizia a completarsi.
Con 200 miliardi il governo offre garanzia pubblica su nuovi prestiti o rifinanziamenti alle grandi aziende.
E con autorizzazione d’urgenza la Commissione UE li autorizza.
Un’importante iniezione di liquidità per tessuto produttivo PMI e lavoratori autonomi.
Le condizioni per ripartire

La ripresa della produzione è un segnale importante.
Credo che dobbiamo accelerare la ripartenza sapendo che c’è una condizione preliminare, cioè che qualunque cosa vada fatta nelle prossime settimane bisognerà comunque garantire la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini in genere e dovrà garantire che non riprecipitiamo in una recrudescenza dell’epidemia.
Mi pare si possa fare.
Tutte le grandi aziende si stanno attrezzando per garantire ai loro lavoratori di operare in sicurezza.
Questo è un bene e prima si fa, meglio è.
Il come si utilizzeranno i trasporti pubblici, come ragioneremo sulle scuole e come affronteremo il tema del distanziamento sociale è un tema che va affrontato con calma e gradualità.
Buone l'intesa in Europa anche se con parecchie incognite

Certamente nell’Eurogruppo di ieri, si è convenuto positivamente sulla necessità di introdurre uno strumento nuovo per la ripresa, denominato “Recovery Fund”.
Ora il problema da risolvere, saranno i contenuti del finanziamento e la sua tempistica, perché il tempo a disposizione è veramente poco.
La proposta del nostro Presidente del Consiglio, sapientemente alleata a tutti i Paesi del Sud Europa è riuscita a fare breccia nell’ortodossia (che in parte permane) rigorista dei Paesi del Nord, anche se, definirla impensabile fino a qualche mese fa, confligge con quanto avvenuto e cioè, una pandemia catastrofica per l’Italia, con più di 25.000 morti, con previsioni economiche di un rapporto deficit-pil al 10% ed un rapporto debito-pil al 155%, per non parlare dell’incidenza drammatica sulla competizione del nostro export e sul dato occupazionale.
Milano 2020
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