Un nuovo «modello Milano»

Fino a un paio di mesi fa non c’erano dubbi: Milano era un modello, non solo una città. Il “modello Milano”, appunto, al quale corrispondeva l’emblema di una città-stato (più di una città, di nuovo) diversa dal resto d’Italia, in parte diversa perfino dal territorio lombardo che la circonda. È una percezione antica, questa dell’eccezione e dell’eccellenza milanese, una persuasione ulteriormente accentuata da quelli che – in uno dei video diffusi via Facebook nelle scorse settimane – il sindaco Beppe Sala ha definito gli «anni d’oro» del dopo Expo. Ma che Milano faccia storia a sé lo sosteneva già Bonvesin de la Riva nel De magnalibus Mediolani, il testo che nel XIII secolo fissa con chiarezza l’archetipo della sovrabbondanza e della perfezione: la circolarità impeccabile della forma urbis, la disponibilità addirittura sfacciata dei beni di consumo, i difetti residuali della scarsa concordia civica e della mancanza di un porto.
Serve un Paese unito

"La prima fase dell'emergenza del coronavirus - spiega Franceschini - è stata una delle fasi più difficili che possa capitare a chiunque abbia delle esperienze di governo però in quella fase c'è stato il collante dell'emergenza, della paura del contagio che ha tenuto insieme il Paese che ha mostrato il meglio di sé stesso dando una prova di resistenza collettiva inimmaginabile. Questa seconda fase sarà ancora più difficile - avverte - perché emergeranno i problemi in tutta la loro forza: la tenuta economica del Paese, quella sociale. Citavo la ricostruzione proprio perché in Italia questo è il bivio.
I nuovi poveri bussano alle mense

Per i beni alimentari la richiesta è dal 20 al 50% in più e sono migliaia le persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas chiedendo aiuto anche per il pagamento delle utenze e dell’affitto. I dati sulla povertà li racconta Don Andrea La Regina, responsabile macroprogetti per Caritas Italiana e il suo racconta coincide con quanti ogni giorno affrontano l’emergenza economica e sociale derivata dall’epidemia.
«Ci sono le difficoltà di gruppi di persone che vivevano già in condizioni di impoverimento e che, dopo questa crisi, sono sprofondate nella povertà», spiega Don Andrea La Regina, «Hanno bisogno di beni alimentari, ma anche del pagamento delle bollette, dei soldi per l’affitto e per gli strumenti della didattica a distanza dei figli. Sono famiglie, sono anziani che non possono provvedere alle spese mediche e personali».
Da Palazzo Lombardia arrivano poche risposte e non esaurienti

Oggi siamo in Aula in 8, al Pirellone, per la Commissione Sanità, gli altri sono in collegamento audiovideo. Con il mio gruppo continuiamo a svolgere il ruolo che i cittadini col loro voto e la legge ci assegnano: indirizzo e controllo delle politiche regionali. Confesso che facciamo molta fatica, perché da Palazzo Lombardia arrivano poche risposte e non esaurienti. Queste le domande fatte oggi dal gruppo PD e mandate con 24 ore di anticipo:
1. Dai bollettini giornalieri si rileva una variazione significativa nell’esecuzione quotidiana dei tamponi.