Regime di 41bis e situazione mense carcerarie
Presidente della Repubblica e Riforma Elettorale
Il 2015 è iniziato con un mese ricco di avvenimenti politici e, finalmente, con qualche buon auspicio per il futuro. Al Senato è stata approvata la nuova legge elettorale, sono stati fatti decreti attuativi della riforma del mercato del lavoro, per la prima volta da molti anni le previsioni parlano di un’economia che, grazie anche alle misure assunte in Europa durante il semestre di governo italiano, dovrebbe tornare a crescere in modo significativo e anche i dati sulla occupazione migliorano: 100mila nuovi posti di lavoro tra novembre e gennaio e disoccupazione in calo anche trai giovani.
Anche se questi pur timidi dati di ripartenza di economia e occupazione sono importanti, l'evento più significativo e che segnerà la vita delle istituzioni del Paese per i prossimi anni è stata l'elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica dopo le annunciate dimissioni di Giorgio Napolitano.
Fondi regionali a casa di cura privata
Un nuovo Presidente, una nuova fase
Articolo pubblicato dal Giornale dei Lavoratori
L’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica alla quarta votazione è un’ottima notizia: in primo luogo perché colma immediatamente il vuoto istituzionale creato dalle annunciate dimissioni di Giorgio Napolitano, secondariamente per la qualità ed i meriti dell’eletto, che in questa fase storica è forse il miglior Presidente che l’Italia potesse avere. La storia personale di Mattarella è nota, ed affonda le sue radici nelle vicende politiche siciliane e nazionali degli ultimi settant’anni, a partire da quelle del padre Bernardo, uno dei fondatori della Democrazia Cristiana in Sicilia, antifascista dichiarato e nemico delle idee separatiste che serpeggiavano nell’isola alla fine dell’ultima guerra mondiale. Più volte ministro, Bernardo Mattarella venne accusato di collusioni con la mafia, accuse mai provate e che peraltro provocarono un processo per diffamazione contro il noto sociologo e pedagogista Danilo Dolci, che venne condannato.