Passaggio per eleggere i Presidenti poco trasparente
Un Governo M5S-Lega sarebbe la presa d’atto di un risultato elettorale e la conferma del fatto che gli elettori hanno deciso che il posto del PD è all’opposizione, come abbiamo sempre detto.
Il passaggio parlamentare per la scelta delle Presidenze delle Camere, però, è stato poco edificante e ha ricordato molto la Prima Repubblica.
È stata una discussione esclusiva tra centrodestra e M5S, costruita su un accordo poco trasparente, poco decifrabile e fatto con un percorso di candidature finte.
Il voto ha rispecchiato il mutamento nei rapporti tra gli italiani e la politica
Intervento in Senato in apertura della XVIII Legislatura.
Onorevoli senatrici e senatori, il mio più cordiale saluto e augurio a voi tutti che sedete in quest'Aula, con speciale, affettuosa attenzione a quanti vi entrano per la prima volta; a tutti voi che siete qui, grazie al consenso e alla fiducia dei cittadini elettori, qualunque sia la forza politica che ciascuno è stato chiamato a rappresentare.
Questa XVIII legislatura nasce da un'ampia e appassionata partecipazione elettorale e il nostro punto di riferimento non possono dunque essere oggi che le espressioni della volontà popolare che ne sono chiaramente scaturite.
Partite a Poker
Quanto è successo durante le elezioni dei presidenti delle Camere mi ricorda un po’ una partita a Poker. Gioco, rilancio, vedo, bluffo, ritiro.
Ma ora voglio tornare nell’alveo del ragionamento politico. Era il 5 dicembre 2016 (duezerosedici) quando per la prima volta, in risposta ad un’intervista di Mentana a Mario Sechi, ho ragionato su un’ipotesi di accordo politico tra la Lega e il M5S. Molti, soprattutto grillini, illo tempore mi hanno riso in faccia dicendo che tale ipotesi rientrava a pieno titolo nella fantapolitica.
E mo’? Detesto aver ragione. Ringrazio Mario Sechi.
Ma non è il punto della giornata di oggi, che per chi respira politica come il sottoscritto lascia quantomeno perplesso.
Il PD può correre per una Camera
Intervistata dal Mattino, Marina Sereni, vicepresidente uscente della Camera, componente della direzione e dell'assemblea del Pd, argomenta che gli elettori hanno dato al Pd un mandato di minoranza, per cui "la nostra collocazione è all'opposizione. Diversa è la questione delle cariche istituzionali. Hanno detto bene Martina e altri: non partecipiamo ad un accordo se le decisioni sono già state prese dal centrodestra e dai Cinquestelle. Mi sembrerebbe una metodologia bizzarra". Zanda ha detto che preferiva i tempi in cui una presidenza parlamentare andava all'opposizione. "Sì. Se si riconosce che le presidenze di Camera e Senato sono figure di garanzia che prescindono dalla logica di maggioranza e opposizione è un passo avanti. Il Pd partecipa al tavolo se è sgombro".