Il quartiere Isola

Il nuovo ritmo a cui viaggerà Milano sarà quello dell'Isola. È lì, in un quartiere laboratorio che, tra (giovani) abitanti e multinazionali, movida e atelier di creativi, turisti e piccoli negozi, uffici tradizionali e coworking vive praticamente "senza interruzioni nell'intero arco della giornata, con pulsazioni veloci e costanti", che Palazzo Marino ha aperto il cantiere di una sperimentazione che dovrà portare a scrivere il prossimo Piano dei tempi e degli orari della città. Un test partito con un check up dettagliato che i sociologi della Bicocca hanno fatto per misurare i battiti del territorio.
Un Congresso delle idee aperto al Paese

“Questa vittoria è il frutto del lavoro di Stefano Bonaccini, ma accanto a Stefano si sono attivati tanti sindaci. Inoltre è esploso il movimento delle Sardine“, ha sottolineato. “Sono stati questi giovani ad aiutarci a risollevare bandiere proprie dei democratici”.
Milano 2030: venti parchi, periferie rigenerate e affitti accessibili

Da mercoledì 5 febbraio è ufficialmente attivo il Piano di governo del territorio di Milano, pubblicato sul Bollettino ufficiale di Regione Lombardia. Le nuove regole perseguono tre obiettivi prioritari per una città più equa e sostenibile: incremento dell’offerta di case in affitto a prezzi accessibili, tutela del territorio con la riduzione del 4 per cento del consumo di suolo rispetto al piano precedente e rigenerazione delle periferie a partire dalle piazze e dalla lotta agli edifici abbandonati.
I decreti sicurezza non funzionano

Emanuele Fiano, sui decreti Salvini vi accusano di non aver fatto niente.
«Critica giusta e accettata. Però Zingaretti metterà questo tema sul piatto della verifica, come priorità. Noi avversiamo questi decreti che peraltro non sono serviti nemmeno dal punto di vista della sicurezza del Paese. Quindi c’è una priorità che non è solo politica, ma è dovuta al fatto che con questi provvedimenti sono aumentati i problemi. Sono aumentati perché si è abolito completamente il permesso di soggiorno per motivi umanitari e perché si è sostanzialmente disattivato il sistema di accoglienza diffuso nei Comuni. Insomma, invece di ragionare su come migliorare il sistema dell’integrazione e dell’accoglienza per quelli che ne hanno diritto si è pensato che eliminando una parte dell’accoglienza si risolvesse la questione».