Serve isolare la Russia, sostenere la difesa degli ucraini e accogliere ci fugge
Articolo di Franco Mirabelli pubblicato da Zona Nove.
Dopo 80 anni consideravamo la pace un dato di fatto scontato, purtroppo l'aggressione della Russia di Putin all'Ucraina ha riportato una vera e propria guerra nel cuore del nostro Continente.
Il tentativo di conquistare e asservire il popolo ucraino ha un significato che va oltre i Paesi coinvolti direttamente nel conflitto: coinvolge tutta l'Europa perché cerca di mettere in discussione la stessa idea di rapporti internazionali e di democrazia che conosciamo.
Come è successo per la pandemia, anche questa volta l'Europa si è unita e, mettendo da parte gli interessi nazionali, si sta impegnando a difendere e sostenere il Governo e il popolo ucraino.
Dopo 80 anni consideravamo la pace un dato di fatto scontato, purtroppo l'aggressione della Russia di Putin all'Ucraina ha riportato una vera e propria guerra nel cuore del nostro Continente.
Il tentativo di conquistare e asservire il popolo ucraino ha un significato che va oltre i Paesi coinvolti direttamente nel conflitto: coinvolge tutta l'Europa perché cerca di mettere in discussione la stessa idea di rapporti internazionali e di democrazia che conosciamo.
Come è successo per la pandemia, anche questa volta l'Europa si è unita e, mettendo da parte gli interessi nazionali, si sta impegnando a difendere e sostenere il Governo e il popolo ucraino.
Difesa comune e allargamento. Le scelte dell'Ue per diventare, davvero, grande
Articolo di Piero Fassino pubblicato da Huffington Post.
Mentre la resistenza ucraina tenta con ogni mezzo di respingere l’avanzata di Mosca - e la spettrale foresta bielorussa fa da palcoscenico alle difficili trattative di queste ore - l’Europa, con un balzo all’indietro di settant’anni, sta già vivendo la più vasta emergenza dai tempi della seconda guerra mondiale. Contemporaneamente la repentina e drammatica evoluzione della crisi ucraina ha impresso un'accelerazione senza precedenti a temi che l’Unione ha rinviato per troppo. Anzitutto, la sicurezza e la difesa. La forte coesione ritrovata dall’Europa in questi giorni di guerra nel reagire con fermezza, velocità e una voce comune - tanto nell’adozione di sanzioni, quanto nel sostegno al diritto di difesa ucraino - non può e non deve essere solo una risposta contingente alla crisi in atto. Deve rappresentare il primo passo di un patto per la sicurezza che preveda, finalmente, un sistema di difesa comune.
Mentre la resistenza ucraina tenta con ogni mezzo di respingere l’avanzata di Mosca - e la spettrale foresta bielorussa fa da palcoscenico alle difficili trattative di queste ore - l’Europa, con un balzo all’indietro di settant’anni, sta già vivendo la più vasta emergenza dai tempi della seconda guerra mondiale. Contemporaneamente la repentina e drammatica evoluzione della crisi ucraina ha impresso un'accelerazione senza precedenti a temi che l’Unione ha rinviato per troppo. Anzitutto, la sicurezza e la difesa. La forte coesione ritrovata dall’Europa in questi giorni di guerra nel reagire con fermezza, velocità e una voce comune - tanto nell’adozione di sanzioni, quanto nel sostegno al diritto di difesa ucraino - non può e non deve essere solo una risposta contingente alla crisi in atto. Deve rappresentare il primo passo di un patto per la sicurezza che preveda, finalmente, un sistema di difesa comune.
La sessione plenaria di Strasburgo
Intervento di Patrizia Toia (video).
Bentrovate e bentrovati per il nostro appuntamento di aggiornamento, questa volta da Strasburgo. Gran parte delle nostre attività si sono concentrate sulla situazione indescrivibile che l'aggressione bellica russa ha provocato all' Ucraina. Le violenze, sempre più insistite, brutali e sempre più indirizzate alla popolazione civile, stanno profilando una situazione di violazione dei diritti umani e di crimini contro l'umanità, di cui i responsabili saranno chiamati a rispondere. L’efferatezza cui stiamo assistendo spinge l’Europa, con tutto l’impegno necessario, a sostenere fortemente l'Ucraina e anche a ricercare una possibile via di dialogo per tentare di aprire qualche spiraglio tra le parti. L’Europa c’è ed è intenzionata a dare tutto il contributo di cui è capace anzitutto per arrivare ad un cessate il fuoco e poi per una mediazione, senza per questo, però, dimenticare colpe e responsabilità che restano chiare ed evidenti sotto i nostri occhi.
Bentrovate e bentrovati per il nostro appuntamento di aggiornamento, questa volta da Strasburgo. Gran parte delle nostre attività si sono concentrate sulla situazione indescrivibile che l'aggressione bellica russa ha provocato all' Ucraina. Le violenze, sempre più insistite, brutali e sempre più indirizzate alla popolazione civile, stanno profilando una situazione di violazione dei diritti umani e di crimini contro l'umanità, di cui i responsabili saranno chiamati a rispondere. L’efferatezza cui stiamo assistendo spinge l’Europa, con tutto l’impegno necessario, a sostenere fortemente l'Ucraina e anche a ricercare una possibile via di dialogo per tentare di aprire qualche spiraglio tra le parti. L’Europa c’è ed è intenzionata a dare tutto il contributo di cui è capace anzitutto per arrivare ad un cessate il fuoco e poi per una mediazione, senza per questo, però, dimenticare colpe e responsabilità che restano chiare ed evidenti sotto i nostri occhi.
La diplomazia delle città, una via italiana che rinforza il multilateralismo
Articolo di Lorenzo Kihlgren Grandi pubblicato da Il Sole 24 Ore
Ucraina, Sahel, Yemen, Afghanistan: le principali crisi diplomatiche di questi ultimi mesi ricalcano le insormontabili spinte unilaterali che da sempre permeano le relazioni internazionali. Stato contro Stato, coalizione contro coalizione: si vince o si perde. Ha ancora senso lasciare appelli al multilateralismo a fronte dei suoi magri risultati persino nelle crisi globali per eccellenza, ovvero il cambiamento climatico e la pandemia?
Ucraina, Sahel, Yemen, Afghanistan: le principali crisi diplomatiche di questi ultimi mesi ricalcano le insormontabili spinte unilaterali che da sempre permeano le relazioni internazionali. Stato contro Stato, coalizione contro coalizione: si vince o si perde. Ha ancora senso lasciare appelli al multilateralismo a fronte dei suoi magri risultati persino nelle crisi globali per eccellenza, ovvero il cambiamento climatico e la pandemia?