
La voce di
Stefano Boeri, architetto milanese con casa nel mondo, arriva affaticata, interrotta da brevi colpi di tosse. "Questo virus -afferma al Corriere della Sera- è davvero insidioso. Lavora sui punti deboli: si adatta, li attacca, parte da lì per devastarti. La nostra fragilità è la sua forza". "Eppure stiamo assistendo a una specie di amnesia collettiva nei confronti di chi è più a rischio. I molto anziani, certamente. Ma anche chi ha patologie respiratorie serie, gli autoimmuni, i malati oncologici gravi, i disabili con difficoltà evidenti. Lo trovo incomprensibile e, per un Paese come il nostro, intollerabile" afferma ricordando "in ospedale l'ossigeno, gli esami, le lastre e l'angoscia perché non miglioravo". "Ora -aggiunge- ci serve quel di più di umanità". "Confesso -continua Boeri- che ho provato disagio quando una mia assistente di 31 anni, sanissima, ha avuto accesso al vaccino mentre tutta questa gente è ancora lì ad aspettare chissà fino a quando".
Stefano Boeri»