Formazione e Innovazione
Nel PD ci ho creduto. Ci credo tutt’ora. Ho dedicato anni alla costruzione di questo partito. Sarebbe ipocrita dire che non sperassi in un esito diverso, ma serve a poco parlare dei desideri ora.
C’è tanto da capire, da analizzare, da studiare. Ma soprattutto, bisogna tirarsi su le maniche, letteralmente, e lavorare dentro questo partito. Non esistono più gli schemi tizio sta con caio, sempronio con l’altro. Deve esserci una ricostruzione collegiale.
E quanto emerso dalla direzione va (si spera proprio) esattamente a scavare questo solco. Collegialità, fatica, analisi. In una parola Politica, con la P maiuscola.
Ricostruire non rigenerare
Nell’immediato futuro che attende il PD, dovremo affrontare un primo tema politico, prioritario in queste settimane, il tema governo/opposizione sul quale la stragrande maggioranza del Partito ha già con chiarezza espresso una posizione ferma: noi siamo stati bocciati, al governo vada chi ha vinto.
Sappiamo tutti però che saremo chiamati, da subito, a produrre idee oltre che decisioni; dalla Direzione di Lunedì fino all’assemblea dove, immagino, sceglieremo il segretario, e oltre.
Dovremo capire come mettere in campo il massimo della condivisione, facendo autocritica, ma senza trattare quello che è stato fatto in questi anni con i governi del PD come qualcosa da bocciare o di cui vergognarsi, perché sarebbe una follia.
Giochi chi ha vinto
«Il mio ciclo alla guida del Pd si è chiuso. Sono stati 4 anni difficili ma belli. Abbiamo fatto uscire l’Italia dalla crisi. Quando finirà la campagna di odio tanti riconosceranno i risultati. Ma la sconfitta impone di voltare pagina. Tocca ad altri. Io darò una mano: noi non siamo quelli non che scendono dal carro, semplicemente perché il carro lo hanno sempre spinto. Continuerò a farlo con il sorriso: non ho rimpianti, non ho rancori».
Ripartiamo
«Si apre una nuova fase». Secondo Chiara Braga e Angelo Orsenigo – appena eletti rispettivamente alla Camera dei Deputati e al Consiglio Regionale della Lombardia – l’unica medicina per digerire la sconfitta è «ripartire dal coinvolgimento delle persone e dall’ascolto». «A Roma ci collochiamo all’opposizione - dice Braga – dopo cinque anni in cui, lo rivendico, abbiamo risollevato le sorti del Paese. Il nostro lavoro non è stato sufficientemente premiato. Ora sento una responsabilità ancora maggiore, perché c’è da ricomporre un campo che esce molto ammaccato dalle elezioni». «Tante persone hanno aspettative e voglia di impegnarsi, alcune si sono avvicinate proprio in questa fase – aggiunge – Il vero problema della sinistra, non solo italiana, è quello di non riuscire a rispondere alle istanze delle persone più fragili, è preoccupante e bisogna lavorarci».