Jobs act, ecco i pericoli se si tornasse indietro
Il Jobs Act ha ridotto gli ammortizzatori sociali per un eccesso di blairismo? No. E vediamo perché. Fino a 5 anni fa l’Italia era un caso unico tra i paesi capitalisti avanzati. La protezione dei lavoratori avveniva solo in azienda (e non in tutte). Per chi perdeva il lavoro o non lo trovava, quasi niente. I sussidi di disoccupazione erano ridicoli ed escludevano gran parte dei lavoratori, soprattutto giovani, donne e atipici. La protezione del reddito era affidata solo alla cassa integrazione. Questa esiste in molti altri paesi, si pensi al Kurzarbeit in Germania, ma in Italia – e solo in Italia – la cassa era l’unico cinema in città.
Aldo Moro oggi
“Ci vorrebbe Moro oggi”. “Per fare che?”. “Per farci uscire da questa impasse”. ”A parte il fatto che se ci fosse ancora Moro oggi avrebbe più di cento anni, penso che anche lui farebbe una certa fatica. Possiamo dire che se ci fosse stato negli ultimi anni ci avrebbe aiutato a non arrivare a questo punto, a capire cioè come stesse cambiando il paese. La sua costante preoccupazione era infatti quella di tenere l’orecchio sempre a terra, per non farsi travolgere da eventi poi indominabili”.
25 anni di errori
«Non è più il tempo delle leadership che hanno tutto chiaro, basta spot, per farsi capire serve un linguaggio dubitativo». A pochi giorni dalla sua iscrizione al Pd Carlo Calenda cala il sipario sulla Terza Via di Blair e Clinton, sulla stagione dei leader di sinistra che hanno proiettato un’immagine troppo positiva della globalizzazione: «A risentire oggi i discorsi di Blair e Clinton sembrano spot delle patatine, noi li abbiamo idolatrati, è stato un errore. Il problema non è Renzi, sono 25 anni di errori».
Il ministro dello Sviluppo parla davanti a un cenacolo ristretto ospitato dall’editore Giuseppe Laterza nella sua sede romana, in occasione della presentazione del saggio dell’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini «L’utopia sostenibile». Con lui sul palco Romano Prodi, in platea Giuliano Amato, Ignazio Visco, Monica Maggioni, Luciano Canfora, Eugenio Scalfari, Giovanna Melandri, Luigi Abete, la presidente di Enel Patrizia Grieco, il direttore de La Stampa Maurizio Molinari.
Ricordo di Giovanni Bianchi
Articolo pubblicato sul Sicomoro.
A sei mesi dalla scomparsa di Giovanni Bianchi restano molti che lo ricordano perché conoscevano ed apprezzavano la multiforme attività di questo militante sociale e politico, intellettuale e poeta.
La vita di Bianchi è stata essenzialmente quella di un militante: militante del movimento cattolico e di quello operaio, militante nel senso novecentesco di soggetto completamente immerso nella battaglia sociale e politica al punto tale da modellare su di essa la sua esistenza, i suoi studi, la rete delle sue amicizie. Nello stesso tempo, il radicamento nel territorio e nella vita di fede fece sì che questa militanza non diventasse mai smarrimento o disorientamento.