Omicidio Biagi, ferita aperta
L’assassinio del giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Nuove Brigate Rosse il 19 marzo del 2002, è una ferita aperta, ma il terrorismo esce sconfitto. Il giorno del sedicesimo anniversario dell’omicidio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato che «sono trascorsi sedici anni dal crudele agguato in cui venne ucciso Marco Biagi e la ferita inferta dai terroristi assassini è ancora aperta nella nostra comunità civile». «In questa giornata - ha aggiunto il capo dello Stato - desidero rinnovare la mia vicinanza e la mia solidarietà alla signora Marina Orlandi Biagi, ai familiari, agli amici, ai colleghi, a quanti hanno continuato in questi anni a sviluppare i temi della ricerca di Biagi, approfondendo e ampliando il confronto, cercando soluzioni positive alle domande poste dai mutamenti profondi del lavoro e dei mercati, tentando di tenere insieme le esigenze di competitività del sistema con i principi costituzionali di equità e di giustizia sociale».
Senza lasciare indietro nessuno
170 anni fa Milano combatteva per la sua libertà, dando inizio il 18 marzo 1848 alle Cinque Giornate.
Nel commemorare un anniversario così importante per la nostra città, voglio ricordare lo spirito che da sempre ci contraddistingue come milanesi: quando abbiamo poco sappiamo farci forza e di fronte alle difficoltà sappiamo essere uniti, senza arrenderci mai.
Un pragmatismo che arriva fino ai giorni nostri e che ci deve dare la consapevolezza di continuare a fare meglio e ancora di più, sapendo quali sono le nostre energie e le nostre risorse, senza lasciare indietro nessuno.
Nel commemorare un anniversario così importante per la nostra città, voglio ricordare lo spirito che da sempre ci contraddistingue come milanesi: quando abbiamo poco sappiamo farci forza e di fronte alle difficoltà sappiamo essere uniti, senza arrenderci mai.
Un pragmatismo che arriva fino ai giorni nostri e che ci deve dare la consapevolezza di continuare a fare meglio e ancora di più, sapendo quali sono le nostre energie e le nostre risorse, senza lasciare indietro nessuno.
Fa’ la cosa giusta 2018
“Fa’ la cosa giusta” torna, per la sua quindicesima edizione, dal 23 al 25 marzo, a Fieramilanocity. La tre giorni dedicata al consumo critico e agli stili di vita sostenibili quest’anno metterà al centro la scuola con “Sfide, la scuola di tutti”. Il Comune di Milano, con l’assessorato all’Educazione e Istruzione, e Milano Ristorazione, che si occupa di gestire le mense delle scuole milanesi, terranno appuntamenti su temi quali l’innovazione, le nuove proposte per la didattica, la progettazione di ambienti formativi e il dialogo, che saranno dedicati a insegnanti, dirigenti scolastici, studenti e famiglie. A tutti quegli attori, insomma, che partecipano attivamente alla vita della scuola.
Capire perché c’è stata una rottura sentimentale con un pezzo del Paese
Intervento a Tagadà - La7.
A sinistra dovremo riflettere molto sul risultato di questa tornata elettorale. Il dato italiano non è diverso da quello ottenuto dalla sinistra anche nel resto d’Europa. Il fatto che ci abbiano votato in prevalenza dei pensionati indica che rappresentiamo sempre di più chi si sente garantito: il pensionato è una persona che comunque ha una garanzia. Non siamo riusciti a rispondere a una domanda di protezione rispetto alla preoccupazione per il futuro. Con la globalizzazione, il futuro può riservare delle sorprese spiacevoli, come è stata la crisi, rispetto a cui ci si trova indifesi. Non siamo stati rassicuranti rispetto a questo. Altre forze politiche hanno proposto ricette che sono volte a tornare indietro agli Stati nazionali, a chiudersi e mandare via tutti.
A sinistra dovremo riflettere molto sul risultato di questa tornata elettorale. Il dato italiano non è diverso da quello ottenuto dalla sinistra anche nel resto d’Europa. Il fatto che ci abbiano votato in prevalenza dei pensionati indica che rappresentiamo sempre di più chi si sente garantito: il pensionato è una persona che comunque ha una garanzia. Non siamo riusciti a rispondere a una domanda di protezione rispetto alla preoccupazione per il futuro. Con la globalizzazione, il futuro può riservare delle sorprese spiacevoli, come è stata la crisi, rispetto a cui ci si trova indifesi. Non siamo stati rassicuranti rispetto a questo. Altre forze politiche hanno proposto ricette che sono volte a tornare indietro agli Stati nazionali, a chiudersi e mandare via tutti.