È passata la mia proposta

Vuole tenersi leggero. Forse per sfuggire alle trame di Renzi o a quelle dei grillini. E così Nicola Zingaretti, dopo aver incassato l’unanimità in direzione sui suoi 5 punti, si concede un’insalata all’ultimo piano della Rinascente. Per poi ficcarsi al Nazareno. Un tragitto di poche centinaia di metri a piedi. Abbastanza sufficienti per provare a capire come si muoverà il Pd oggi al Quirinale.
Segretario Zingaretti, con questi cinque punti proposti al M5S sta togliendo gli alibi ai grilini o a Matteo Renzi?
«Non si tratta di togliere alibi a nessuno. Il M5S accetta questi punti o fa saltare il banco e se ne prende la responsabilità. Ma almeno così è chiaro che da parte nostra, come Pd, non c’è alcun tipo di subalternità».
È la grande occasione per fare un governo verde

«Salvini distrugge l’identità positiva dell’Italia, un’identità comunitaria, accogliente, innovativa, rispettosa dell’ambiente. Se un nuovo governo serve a questo, molto bene. Se è l’ennesimo esperimento tecnocratico, tanti cari auguri. Non credo preluda a un futuro migliore». Un governo ambientalista è il sogno della vita di Ermete Realacci, presidente e fondatore di Fondazione Symbola, e prima ancora di Legambiente, storico esponente dell’ala verde del Partito Democratico. Oggi però quel sogno è diventato una necessità: perché, dice Realacci, altre strade non ce ne sono, se si vuole trovare un’alternativa al governo gialloverde dominato e abbattuto da Matteo Salvini.
Bene la posizione espressa dal segretario Zingaretti

Mi pare tra l’altro, una posizione in piena sintonia con quanto avrebbe fatto trapelare il Quirinale, sulla necessità di verificare una solida alleanza politica parlamentare tra i 2 partiti e non un governo tattico tecnico-istituzionale che, sarebbe volto a far passare il messaggio devastante all’opinione pubblica della sola paura del voto, mascherato dallo strumentale timore contingente del possibile aumento dell’Iva, perché del taglio propagandistico dei parlamentari, già non parla più nessuno.
Muore la “Terza Repubblica”

Non so se sia mai nata la Terza Repubblica, ma so che potrebbe morire oggi.
Quella Repubblica nata con l’insulto al Presidente Mattarella, per il quale si pretendeva un ruolo di passacarte ratificatore di scelte altrui sui nomi dei Ministri, arrivando a ipotizzarne l’impeachment, oggi ripassa da dove era partita: dal Presidente della Repubblica. Come è giusto che sia per la nostra carta costituzionale e per tutti i sistemi liberali dove nessuno, da solo, ha i “pieni poteri”.
Conte ha tenuto fede al profilo orgoglioso ma tardivo tenuto in queste ore di scontro con Salvini e se Di Maio terrà fede al “non possumus” concordato con Grillo, allora oggi con la salita del premier al Colle, si scriverà la parola fine a questa parentesi italiana.