La strada è Conte con una maggioranza più forte e larga

Mi aspetto che il Presidente Conte vada dal Capo dello Stato e si dimetta e rilanci quell’appello che già aveva fatto alla Camera dei Deputati e al Senato a tutte le forze europeiste, socialiste e liberali perché aiutino a dar vita a un Governo che, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, possa affrontare la crisi pandemica, il piano vaccinazioni, la gestione del Recovery Fund e alcune riforme, tra cui quella della Legge elettorale, costruendo un patto di Legislatura.
Il PD si è speso in queste settimane, è evidente che molte forze sono state frenate dall’idea di doversi aggregare ad un’esperienza di Governo già costituita, quindi, credo che questo passaggio possa aiutare ad allargare la maggioranza, così come è obiettivo di tutti, per rafforzarla e metterla nelle condizioni di dare risposte ai problemi dei cittadini.
Un secolo fa nasceva il Pci

La storia del Partito Comunista Italiano, dalla sua fondazione, avvenuta a Livorno il 21 gennaio 1921 quando una minoranza di delegati al XVIII Congresso del PSI lasciò tumultuosamente il Teatro Goldoni per riunirsi al Teatro San Marco, dove nacque ufficialmente il nuovo Partito, fino al suo scioglimento, esattamente settant’anni dopo a Rimini, è strettamente connessa alla vicenda politica dell’Unione Sovietica e da essa largamente determinata.
Infatti, come ebbe a rilevare Massimo D’Alema nei dibattiti spesso feroci che portarono alla cosiddetta “svolta” di fine anni Ottanta, non fu il Manifesto di Marx ed Engels a determinare la nascita del PCI.
L’evoluzione della crisi di Governo

Ho sempre affermato senza alcuna ambiguità che la decisione nella tempistica, meno su alcuni contenuti, da parte di Renzi di aprire la crisi di governo in una situazione emergenziale dal punto di vista sanitario ed economico, sia stato un atto di grave irresponsabilità politica.
Detto ciò, appunto perché ci troviamo in una situazione emergenziale e con la prospettiva della gestione epocale del Recovery Fund, sia necessario mantenere i nervi saldi e non incartarsi in sterili veti personali.
Basta giocare con le parole

“Noi non abbiamo mai sbagliato a dare i nostri dati, non li abbiamo mai rettificati”, dice Fontana.
Ma è un gioco di parole sulla pelle dei lombardi: il 22 gennaio la Regione Lombardia ha mandato a Roma nuovi dati che hanno portato al ricalcolo del Rt e all’uscita dalla zona rossa perchè i dati mandati dalla Regione stessa prima del 17 gennaio erano altri.
Poco importa disquisire se fossero “dati errati” o “dati incompleti” o “dati da integrare”: Roma non ha cambiato nessun algoritmo di calcolo, quindi se la Regione Lombardia avesse mandato subito a Roma i dati che ha tardivamente mandato il 22 gennaio, non sarebbe scattata nessuna zona rossa.