Non abbassiamo la guardia
Signor Presidente, lei ha attraversato la vita politica e istituzionale di questo Paese, ha vissuto la sfida delle Brigate Rosse alla democrazia, ha fronteggiato anche l'emergenza criminale più acuta. Che cosa legge nella data del 25 aprile, settant'anni dopo la Liberazione?
"Il Paese è fortemente cambiato, come il contesto internazionale. Non c'è più, fortunatamente, la necessità di riconquistare i valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace che animarono, nel suo complesso, la Resistenza. Oggi c'è la necessità di difendere quei valori, come è stato fatto contro l'assalto del terrorismo, come vien fatto e va fatto sempre di più contro quello della mafia. La democrazia va sempre, giorno dopo giorno, affermata e realizzata nella vita quotidiana.
"Il Paese è fortemente cambiato, come il contesto internazionale. Non c'è più, fortunatamente, la necessità di riconquistare i valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace che animarono, nel suo complesso, la Resistenza. Oggi c'è la necessità di difendere quei valori, come è stato fatto contro l'assalto del terrorismo, come vien fatto e va fatto sempre di più contro quello della mafia. La democrazia va sempre, giorno dopo giorno, affermata e realizzata nella vita quotidiana.
Liberazione anche a Cusano Milanino
Settant'anni fa, in queste ore, iniziava il grande movimento di uomini e di mezzi che , di fronte alla crisi terminale delle forze del Terzo Reich in Italia e dei loro manutengoli della falsa Repubblica di Mussolini, conduceva il movimento partigiano a liberare larga parte dell'Italia settentrionale prima che sopravvenissero le truppe Alleate avanzanti da sotto il Po.
Anche a Cusano Milanino giungeva questo movimento, e se i nazisti rimanevano asserragliati nella villa di Milanino che avevano requisito come sede del loro comando, alcuni giovani ardimentosi delle SAP, le Squadre di azione partigiana, lanciavano delle bombe a mano nella sede del Fascio repubblichino in quella che ora è la piazza XXV aprile, costringendo gli sgherri di Mussolini alla resa.
Resistenza è la memoria che oggi unisce l’intero Paese
Articolo di Giorgio Napolitano pubblicato dal Corriere della Sera.
Gentile direttore, alla vigilia del settantesimo anniversario della Liberazione, il Corriere si chiede, e mi chiede, se si può ritenere che l’Italia sia pronta a celebrarlo con autentico spirito unitario, dopo tante polemiche divisive. A me pare di poter constatare oggettivamente come nel corso di questi anni - rispetto, ad esempio, a quando nel 2008 celebrai il 25 aprile a Genova - certe polemiche si siano stemperate. Si avverte assai meno, innanzitutto, quello sfidarsi e confrontarsi duramente tra esaltazioni acritiche della Resistenza e clamorose rivelazioni dei suoi lati e momenti oscuri, che per un certo tempo avevano tenuto il campo. Si è fatto largo un approccio più aperto e problematico alle complessità della lotta di Liberazione, si è compreso di non doverne occultare i limiti e le ombre, e di conseguenza sono anche scemate le rappresentazioni in negativo di quella straordinaria fase di riscatto nazionale come se si fosse trattato di un «mito» da sfatare.
Il genocidio degli armeni
Intervento in Senato per ricordare il genocidio degli armeni.
Il 24 aprile, ricorre il centenario del genocidio armeno.
In una cronaca del 1915 Giacomo Gorrini, console italiano a Trebisonda, in una intervista, che resta ancora oggi uno dei più documentati rapporti sull'eliminazione degli armeni, diceva: «Le barche cariche di gente fatte colare a picco. Gli uomini e i ragazzi finiti a colpi di accetta. E poi stupri, rapimenti delle giovani donne, schiavitù dei bambini».
I giornali di tutto il mondo erano all'epoca pieni di cronache degli eventi terribili che si consumavano all'interno dell'Anatolia. E ancora: «Circa tre quarti del popolo armeno scomparvero in Turchia nei mille modi dell'orrore.