Milano si sentiva immortale

"Esiste una dimensione in cui l'orgoglio milanese rischia di dilatarsi, fino a sfociare in un senso di autosufficienza e nell'idea che ‘ce la possiamo sempre fare da soli'. Questa emergenza forse l'ha ridimensionato e ci ha riportati nel nostro limite. Vale soprattutto chi pensava che in questa fierezza ambrosiana ci fosse una componente di immortalità". Gabriele Rabaiotti, assessore milanese alle Politiche Sociali, intervistato da Fanpage.it ha riflettuto sulla portata degli effetti dell'epidemia di covid-19 a Milano. E si chiede se la città può imparare una lezione dalla lunga apnea imposta dal coronavirus. Il blocco di tutte le attività e la quarantena, i morti e gli ospedali pieni, la paura e il senso di impotenza: la sensazione è di essere più fragili di prima.
Carceri: maggior uso di domiciliari e telefonate

Una semplificazione del ricorso agli arresti domiciliari, anche in assenza di Braccialetto elettronico per i casi di pene residue inferiori a 30 giorni, colloqui telefonici e video quotidiani e più lunghi, semilibertà e licenze premio che possono avere durata fino al 30 giugno 2020 e differimento sempre fino a quella data per l'esecuzione della pena. Tutto, insomma, per evitare che le carceri italiane sovraffollate si trasformino in «polveriere». Non «si tratta di liberare nessuno - dice il vice capogruppo dem a Palazzo Madama Franco Mirabelli - ma di utilizzare al meglio strumenti come gli arresti domiciliari e le licenze per buona condotta».
Appunti e pensieri per il “dopo”

“Il dopo si vede già”, ha detto con secca semplicità Papa Francesco in una delle sue omelie di Santa Marta, ed è un “dopo” in cui il rischio più evidente è quello della miseria, della disoccupazione, di un’anomia sociale ancora più diffusa prima che il virus di origine cinese venisse a sconvolgere le nostre esistenze, spezzandone molte. Un nemico sottile e particolarmente perfido, non solo perché la sua natura è poco chiara ancora oggi e non esistono né vaccino né rimedi farmacologici, ma soprattutto perché in questa condizione l’unico rimedio possibile per evitare di sovraccaricare un sistema sanitario già largamente carente e di aumentare la letalità del morbo è quello di osservare rigide norme di distanziamento sociale, che interdicono quello stile di vicinanza all’altro che generalmente si associa al concetto di solidarietà.
La Città metropolitana di Milano a sostegno dei medici

Così commenta la vicesindaca Arianna Censi: "i medici di medicina generale e i pediatri sono tra i soggetti più esposti a rischi in questa emergenza.