Martina lasci la segreteria regionale
Intervista ad Emenuale Fiano di Affaritaliani.
Emanuele Fiano, parlamentare milanese, in un'intervista ad Affaritaliani.it commenta la nomina di Maurizio Martina a sottosegretario: "Diciamo che il dato politico è che la città di Milano non ha rappresentanti nel governo. Ora lascerà per legge il ruolo di consigliere regionale, ma penso debba abbandonare anche quello di segretario del partito. Poi potrà fare bene il lavoro di cerniera tra Roma e Milano".
E ancora, sul Pd: "Non siamo in un momento di forza. Il partito, sia a livello metropolitano che regionale, è senza guida o senza punti di riferimento duraturi". Infine sulle voci che lo vorrebbero candidato alla segreteria regionale, Fiano spiega: "Non è il momento di parlare di persone, dobbiamo tornare a parlare delle idee"
Emanuele Fiano, come commenta la nomina di Martina a sottosegretario? D'Avolio dice che questo apre la questione politica di quanto conti il Pd milanese e Pisapia stesso...
Concentriamoci sul dato milanese: non c'è nessun esponente meneghino e del Pd nel governo. Questo è il dato politico più evidente per quanto riguarda la città di Milano. Abbiamo visto che ci sono mancanze di altri, il Piemonte non ha nessuno: segno che non tutto si può avere. Anche perché Letta ha rispettato alla perfezione la legge che limita il numero dei membri del governo, tra ministri viceministri e sottosegretari.
Ma il dato politico rimane: il Pd di Milano conta poco?
Non credo che ci sia una ragione unica. Sicuramente siamo in un momento di passaggio nel quale sostanzialmente, sia per le vicende milanesi, con Cornelli che ha già annunciato che al congresso non si ripresenterà, sia per le vicende di Maurizio Martina, che è entrato nel governo, il Pd è o senza guida o in una fase di passaggio senza punti di riferimento duraturi. Insomma, il Pd di Milano non è in un momento di forza.
Lei è un uomo di grande curriculum e di grande esperienza: se le chiedessero di candidarsi alla segreteria regionale che cosa risponderebbe?
Che non si fanno queste domande e non si danno queste risposte sui giornali. E poi nello statuto è sancita l'incompatibilità tra segretario e parlamentare. Io ho delle idee su questo partito e mi batterò perché queste idee vengano espresse. Non ci sono problemi di persone. Se c'è un dato che mi preoccupa in questo mio partito è che noi facciamo sempre troppo riferimento alle persone e alle correnti. Alle assemblee, ai congressi locali, dirò che abbiamo fatto una cosa giusta: abbiamo usato le primarie per scegliere i vertici. Abbiamo costruito un pezzo di classe dirigente sulla base del consenso che ognuno di noi riusciva a recuperare sul territorio. Avremmo dovuto farlo fino in fondo, lasciando ad esempio meno discrezione alla segreteria nazionale nella scelta di una quota dei parlamentari. Tutto questo è giusto: ma non basta la capacità di competere sul territorio, sull'empatia con gli elettori. Non dobbiamo mettere da parte la battaglia sulle idee. Noi abbiamo inscatolato questa dialettica di partito, in una logica correntizia e di area.
Parla anche di Area Democratica?
Sono ancora convinto dei motivi per i quali aderii ad Area Democratica. Ma vorrei smetterla di accomodarci sulla struttura delle correnti. Area Dem o non Area Dem, il mio discorso è assolutamente generale. Io vengo da una serie di molti incontri nei circoli sulla situazione attuale, i motivi degli errori di Roma, dell'attuale governo.
Che cosa ne è emerso?
Abbiamo cercato di spiegare, ho sentito un partito molto incazzato. Ma per niente morto. Sto esortando tutti quelli che incontro a battere il pugno sul tavolo, perché il partito deve essere vivo. Abbiamo cercato una sorta di unanimismo, in questi anni: invece no, dobbiamo far scontrare le idee. Ci devono essere confronti veri. Non credo che qualcuno debba andare via, ma che ci si debba confrontare.
Torniamo a bomba: le è piaciuto il percorso che ha portato alla nomina di Martina?
Martina ha scelto una strada. Non può continuare a fare il segretario regionale. Penso sia giusto che la Lombardia abbia un sottosegretario all'Expo. E' una soluzione che io non mi aspettavo, quella di Martina: penso che debba lasciare anche l'altra carica, quella politica. Poi potrà fare bene il lavoro di cerniera tra Roma e Milano.
Oltre alla segreteria regionale, c'è la partita sulla segreteria metropolitana: viene richiesta più collegialità.
C'è una classifica delle priorità. Prima di tutto il Paese. Poi il partito. A livello del futuro del Pd dobbiamo mettere da parte le carriere e le polemiche personali. In questo momento, nel quale non abbiamo affrontato la gara congressuale, tutto quello che deve essere fatto più collegiale è, meglio è. E vale per il partito lombardo e milanese. Lo dico senza polemica.