Donne democratiche
Pubblichiamo la relazione introduttiva di Piera Landoni (coordinatrice delle democratiche dell'area metropolitana milanese) all'incontro "Verso la Conferenza delle Donne Democratiche" che si è svolta lo scorso 8 novembre (file scaricabile in PDF).
Buongiorno a tutte e grazie di cuore per esser qui questa mattina. Grazie a Marilisa a Luisa e a Roberta per aver voluto esser qui con noi oggi. Il Segretario ci raggiungerà per portarci il suo saluto nel pomeriggio fino alla chiusura dei nostri lavori.
Il Coordinamento delle Donne Democratiche dell’Area Metropolitana Milanese ha deciso, insieme con il Coordinamento nazionale e i Coordinamenti regionali, di intraprendere questo percorso per il rinnovamento e il rilancio delle Conferenze delle donne che, per quanto ci riguarda, prende l’avvio con questo momento di confronto, che vogliamo aperto e franco fra di noi, per discutere a fondo di quale possa essere il nostro contributo nelle fase nuova che la politica e il Paese stanno attraversando, dopo un periodo, come quello appena passato, denso di avvenimenti rilevanti, dalla nascita del nuovo governo a guida PD, fino all’ultima tornata elettorale per il Parlamento europeo, per le amministrative, fino all’avvio del semestre di guida europea e la responsabilità della politica estera dell’Unione assegnata ad una donna.
E, infine, per noi di grande importanza, le elezioni del consiglio della Città Metropolitana e l’avvio di EXPO 2015.
Quello di oggi vuole rappresentare una punto di partenza (o meglio di ripartenza). Si è voluto fornire un terreno comune per favorire una discussione libera e partecipata, un confronto non reticente fra punti di vista ed esperienze diverse, in vista della Conferenza Metropolitana che, compatibilmente con il calendario politico e istituzionale, avrà luogo entro febbraio 2015.
Un momento anche per riannodare i fili di un percorso partito tre anni fa e attraversato dalle sfide della politica, dai dibattiti sulla rappresentanza e le leggi elettorali, dal rapporto con quanto si è mosso attorno a noi.
Nel novembre 2010, prima ancora che a livello nazionale proprio da qui da Milano e dalla Lombardia decidemmo di dare vita alle Conferenze delle Donne Democratiche convinte che la comune appartenenza al genere femminile fosse politicamente rilevante e che l’assunzione piena di un punto di vista di genere sulla politica, l’economia, la società, fosse indispensabile per innovare la politica e cambiare il paese.
La Conferenza delle Democratiche dell’Area Metropolitana Milanese aveva l’ambizione di essere, come poi recepito dal Regolamento approvato dalla Direzione del PD Metropolitano Milanese il 22 novembre 2010, “luogo autonomo di elaborazione politica, proposta, crescita e promozione delle classi dirigenti femminili e scambio tra le generazioni per la costruzione democratica del partito paritario”.
Un luogo di scambio di culture e di esperienze, di elaborazione di proposte che tenessero conto del pluralismo del nostro Partito, ma dal quale le donne, superando anche le logiche correntizie, traessero insieme forza e identità. Spesso, a Milano e in Lombardia, abbiamo precorso i tempi. Mi piace ricordare che da questo luogo sono partite le proposte più innovative e i documenti che poi hanno portato alla definizione di regole per la rappresentanza di genere nelle primarie e non solo. Da questo luogo abbiamo lavorato per favorire la presenza delle donne nei luoghi della decisione e la collaborazione stretta fra i Coordinamenti provinciali e regionale hanno consentito l’assunzione di una responsabilità del partito rispetto alla disponibilità di risorse per l’attività politica delle Conferenze. Da qui sono partite mozioni e ordini del giorno su temi vitali come la piena applicazione della 194, le vicissitudini legate alla legge 40, le azioni per il contrasto alla violenza di genere, la salvaguardia della funzione dei consultori pubblici, iniziative che, oltre ad essere state condivise dai Consigli comunali e di zona, sono stati poi riproposti da altre regioni e provincie.
Da qui è partita, prima che altrove, l’adesione convinta e fattiva al movimento “Se non ora quando” per difendere il valore della dignità e della libertà delle donne e, sempre da qui, sono state portate avanti e supportate (anche se non sempre quanto avremmo voluto) le battaglie per la rappresentanza nei ruoli amministrativi e politici. In questi anni ci siamo occupate di molti temi e abbiamo organizzato momenti di discussione e approfondimento. Non starò qui ad elencarli tutti, ma ci sarà modo nel corso della prossima Conferenza di farne un quadro completo.
Le tante luci tuttavia hanno portato con loro anche delle ombre, qualche traguardo mancato, qualche difficoltà di troppo nel rapporto con la dirigenza maschile, l’altalenante solidarietà fra donne, le difficoltà a fare squadra, le difficoltà ad intercettare le giovani generazioni, a fare rete con le associazioni femminili fuori dal partito, a completare la rete diffusa di coordinamenti sul territorio. La difficoltà, per quanto mi riguarda a conciliare il ruolo di coordinatrice con quello di amministratrice locale e… qualche sensazione di solitudine di troppo…
Tutte questioni sulle quali mi assumo la mia parte di responsabilità, ma che devono essere soprattutto da stimolo a migliorare ciò che non ha funzionato, a valorizzare gli importanti risultati ottenuti e a sviluppare le enormi potenzialità di questo luogo come, ad esempio, la ricchezza di competenze, di idee e di valore umano. Molta acqua è passata sotto i ponti e lo scenario nel quale ci muoviamo oggi è completamente mutato: ora siamo di più nelle istituzioni, Una parlamentare su tre è donna. E mentre la legge Mosca-Golfo ha imposto più donne ai vertici delle aziende, (dal 7% di presenze nei Cda nel 2011, al 25% di oggi) Per la prima volta un premier italiano ha composto un governo paritario. Anche negli organismi di partito la presenza è paritaria. Sono state approvate leggi che hanno raddoppiato il numero delle donne nei consigli comunali e nel Parlamento europeo. Per la prima volta un Partito ha candidato in tutte e cinque le circoscrizioni una donna come capolista. La delegazione democratica in Europa conta così oggi 14 donne su 31 componenti, (circa il 40%, contro il 21% della scorsa legislatura). Abbiamo fissato regole antidiscriminatorie per le Giunte.
Siamo orgogliose di questo, purtuttavia resta il rammarico per non aver potuto cogliere un simile risultato nella legge elettorale, così come nelle regole per il governo delle Città Metropolitane. Risultati che, se da una parte rispondono a un mutato atteggiamento generale (delle donne in primo luogo) nei confronti della presenza di donne nella vita pubblica, insieme con la spinta delle quote rosa e dei curricula eccellenti, dall’altra però ci inducono a riflettere sulla necessità di lavorare in modo ancora più puntuale per legare la presenza delle donne ad una politica di qualità e all’affermazione di un punto di vista di genere: la sfida per la realizzazione della democrazia paritaria è ancora lontana dall’essere vinta e viene lecito domandarsi se i pezzi di potere che le donne hanno conquistato serviranno per dettare le priorità dell’agenda politica di governo, per cambiare metodi, regole, per intercettare i bisogni e le domande delle donne nella società.
E’ da poco uscito il rapporto 2014 sul Global Gender Gap, attraverso il quale il World Economic Forum ci fornisce ogni anno i dati sul divario di genere nel mondo. I cambiamenti in positivo ci sono, ma sono molto lenti. Il confronto con il 2006 – il primo anno in cui il rapporto è stato pubblicato – mostra che il divario complessivo è diminuito solo del 4% (dal 60 al 56%). Fatti i conti si può intuire che, se il ritmo per il cambiamento rimane lo stesso in futuro, ci vorranno altri 81 anni per arrivare a una situazione di parità! Nel nostro Paese, che si situa al 69esimo posto su 142 Paesi, si registra un miglioramento rispetto all’anno precedente, ma un peggioramento rispetto al periodo pre-crisi, che parrebbe dimostrare l’effetto negativo della crisi economica e lo stallo delle riforme a favore della conciliazione famiglia lavoro e della parità di genere nel mercato del lavoro. Altri Paesi, come Germania e Francia, hanno visto un miglioramento sostenuto delle loro posizioni come conseguenza di politiche più favorevoli alle donne e alla loro posizione nell’economia e nella politica. L’Italia ha registrato un netto miglioramento solo nell’indicatore relativo al potere politico (dal 72 esimo posto nel 2006 siamo risaliti al 37esimo posto di oggi). E sicuramente la scelta di una compagine di governo 50/50 è tra i fattori del cambiamento. Un altro lieve miglioramento si riscontra nei dati relativi alla salute e alla durata della vita, che però si sono registrati nella maggior parte dei Paesi.
Se in queste due dimensioni ci sono miglioramenti, in altri aspetti cruciali che riguardano la vita della maggior parte delle donne si riscontrano invece peggioramenti: ad esempio nella partecipazione economica e nelle retribuzioni, come nell’istruzione.
Per quanto riguarda la partecipazione economica e le opportunità occupazionali, dal 2006 ad oggi, il peggioramento è notevole e mette oggi l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi europei, mentre il confronto sul divario salariale vede il nostro Paese al 129° posto. Le donne italiane guadagnano solo il 48 % del salario di un uomo con le stesse mansioni, mentre in Danimarca si arriva al 71 % e in Canada al 72 %. D’altra parte anche la ricerca Istat sul capitale umano, ha fatto emergere che le donne italiane sono ancora penalizzate da salari inferiori, precarietà di lavoro, discontinuità lavorativa nell’arco della vita, e sempre maggiori responsabilità di lavoro all’interno della famiglia .
Questi confronti internazionali evidenziano come in Italia negli ultimi anni gli unici cambiamenti abbiano riguardato le presenza femminile nelle posizioni apicali di governo e nei CdA, di cui alla legge Golfo-Mosca, che è cresciuta di quasi tre volte. Per il resto delle donne, la maggioranza, la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata in assenza di riforme e politiche mirate. Tra le questioni di maggior rilievo da affrontare c’è quindi il tema del lavoro, laddove diritti che sembravano acquisiti, come ad esempio i congedi per maternità e la parità salariale, sono oggi fortemente intaccati. Questi anni di drammatica crisi hanno determinato il peggioramento complessivo della condizione lavorativa delle donne, tanto che la difficile conciliazione dei tempi e la mancata condivisione delle responsabilità sociali e di cura nella sfera sociale, privata e familiare hanno inciso fortemente sul fenomeno dell’abbandono del lavoro durante il primo anno di vita del bambino o sulla rinuncia alla maternità. Ma non è l’unico campo in cui vengono penalizzate le donne italiane: diminuisce e non si adegua ai nuovi bisogni l’offerta di servizi di cura e da tempo non si pensa a forme di incentivazione statali o regionali per agevolare l’imprenditoria femminile.
Anche sul versante della Salute permangono criticità: le donne, sebbene vivano più a lungo degli uomini, hanno l’onere di un maggior numero di anni di vita in cattiva salute, purtuttavia la prassi medica e la ricerca farmacologica spesso dimenticano che il genere è una variabile determinante per poter assicurare cure adeguate ed efficaci.
Senza dimenticare che la salute della donna passa anche attraverso il diritto all’autodeterminazione e alla maternità libera e consapevole, garantita dall’applicazione integrale della legge 194/1978, a partire dalla prevenzione e dal rilancio dei consultori e della loro funzione. Emblematico il dibattito che si è sviluppato attorno alla legge 40 e ai tanti ostacoli che la fecondazione eterologa sta incontrando. Per non parlare della rappresentazione della donna e del corpo femminile, che ci viene veicolata dai media e dalla pubblicità, e degli stereotipi che ancora oggi alterano in senso discriminatorio le relazioni fra le persone.
Oggi più numerose che mai nei ruoli parlamentari e di governo, abbiamo la possibilità di rispondere alle aspettative e alle speranze delle donne accogliendo la sfida dei diritti a partire da quello di vivere libere e sicure dalla violenza.
La sfida che si pone oggi di fronte al governo è l’attuazione della Convenzione di Istanbul, affinché le indicazioni in essa contenute si traducano in progetti, accoglienza, interventi, formazione, coordinamenti, ma soprattutto reti territoriali antiviolenza. Ma per costruire e impostare correttamente politiche che affrontino i problemi che attraversano la vita quotidiana delle donne e dell’intera società occorre che il traguardo raggiunto della rappresentanza paritaria si accompagni a reali cambiamenti nel sistema del potere in grado di aprire un vero cammino di parità che non resti congelato ai vertici della piramide. A tale proposito vale la pena ricordare che continuiamo a ritenere un errore la mancata nomina di una Ministra per le Pari Opportunità che priva tutte le donne di un punto di riferimento politico forte di promozione e di coordinamento.
Secondo quanto previsto dall’ art. 25 dello Statuto nazionale del Partito Democratico “ la Conferenza delle Donne Democratiche, di cui fanno parte le iscritte e le elettrici, che ne condividono le finalità, è un luogo di elaborazione delle politiche di genere, di promozione del pluralismo culturale, di scambio tra le generazioni, di formazione politica, di elaborazione di proposte programmatiche, d’individuazione di campagne su temi specifici”, ma soprattutto è stato pensato e voluto come luogo autonomo collettivo e plurale, aperto a tutte le donne che credono nelle battaglie per la democrazia paritaria, la libertà, e l’autonomia femminile.
Oggi, a fronte ad uno scenario di sostanziale presenza paritaria nei luoghi della politica e nelle istituzioni, Ora che molte donne sono state chiamate a ruoli di grande responsabilità, non è più rinviabile tra noi una discussione chiara, aperta e senza infingimenti, su alcune domande di fondo che riguardano il senso di questo luogo, il nostro ruolo nel partito, l’attualità del nostro pensiero.
Serve ancora un punto di vista di genere sulla trasformazione del Paese e della politica? Personalmente ritengo che il nostro compito non si sia esaurito e che la forza che possiamo trarre da questo luogo continui ad essere un ancoraggio importante tra la politica, le istituzioni e la vita reale delle donne nel nostro Paese. Ritengo anzi che occorra, senza incertezze, rilanciare la nostra iniziativa, a patto che abbia luogo un ripensamento profondo di questo nostro luogo. Sento l’esigenza (io per prima) di rimettere a tema il nostro lavoro per stare dentro e al passo con questa nuova e inedita fase con nuovo slancio e la flessibilità necessaria per meglio interpretare lo spirito del nostro tempo.
Riteniamo opportuno aprire una riflessione sulle forme organizzative e sulle priorità di intervento politico della Conferenza e del Coordinamento stesso, sulle modalità di partecipazione, sull’apertura ai territori e a quanto si muove nel mondo associativo femminile al di fuori del partito, sulle modalità di fare rete e di fare squadra fra donne, sugli obiettivi sui quali intendiamo fondare la nostra azione comune. A maggior ragione, qui a Milano, se intendiamo traguardare il nostro lavoro alle future sfide delle elezioni amministrative del Comune, e dell’avvio della Città Metropolitana. Sfide sulle quali misureremo la nostra capacità di declinare e far vivere su un piano innovativo la sfida per integrare il punto di vista di genere nel futuro programma di governo di Milano e nello Statuto della Città Metropolitana. Per questo ho chiesto a Marilisa D’Amico per quanto riguarda le questioni istituzionali e la costituzione della Citta Metropolitana e a Luisa Rosti relativamente al quadro socio economico di tracciare per noi un quadro di scenario sulla situazione nella quale siamo e sulla prospettiva che abbiamo di fronte. [Qui sono disponibili le slide di Luisa Rosti in PDF].
Così come sarà molto importante la discussione, che si svolgerà oggi nei gruppi di lavoro, e che si prospetta (vista la presenza qualificata di ognuna di voi e l’apporto di idee che sono certa porterete ai nostri lavori) interessante e ricca di spunti innovativi. Auguro quindi a tutte una buona e proficua giornata di lavoro.