Lavoro: ecco cosa prevede il Jobs Act e i motivi della riforma
Articolo pubblicato da Report Online.
Cosa prevede in sintesi la famosa riforma del lavoro, che si sta discutendo in questi giorni in Parlamento?
Premetto che non è mio intento, in questo scritto, difendere o criticare la riforma. Il mio obiettivo è invece quello di spiegare al lettore i motivi che stanno alla base della stessa (in termini giuridici la ratio legis).
La riforma del lavoro, denominata Jobs Act, consiste in una serie di cambiamenti che riguardano il famoso articolo 18, relativo alla giusta causa, ma non solo.
Prima di tutto, bisogna dire che il Job Act, se sarà promulgato, assumerà la veste di Decreto Legislativo. Che cosa sono i Decreti Legislativi? Sono quelli che il Governo delibera sul delega del Parlamento, che emana, a questo fine, un disegno di legge contenente le direttive che lo stesso Governo dovrà seguire.
Non bisogna confondere il Decreto Legislativo con il Decreto Legge, un altro strumento legislativo previsto dalla nostra Costituzione.
Il Decreto Legge viene emanato direttamente dal Governo, ma solo nei casi di necessità e urgenza, e se non viene convertito dal Parlamento entro 60 gg dalla pubblicazione decade.
Fatta questa premessa, possiamo ora elencare le principali novità della riforma.
L'articolo 18 - Attualmente il lavoratore licenziato "per motivi economici" può essere reintegrato se il giudice stabilisce che il licenziamento è comunque ingiustificato. Se passa la riforma, il lavoratore non potrà più essere reintegrato in azienda ma verrà solo indennizzato.
Qual è il motivo di questa riforma? La struttura dell'economia mondiale è profondamente cambiata rispetto al periodo in cui fu varato l'art. 18. In quel frangente storico l'economia era sicuramente più stabile.
Attualmente le entrate delle imprese subiscono oscillazioni repentine, causa, appunto, la diversità dell'attuale sistema economico che, essendo globalizzato, è più soggetto alla concorrenza internazionale.
Per invogliare le aziende, anche straniere, ad investire nel nostro Paese, è necessario, secondo il Governo, poter garantire loro la possibilità di licenziare, non arbitrariamente, bensì per quelle esigenze economiche che, pur non rientrando nel novero di quelle previste dall'attuale legge, nondimeno incidono sensibilmente sui bilanci aziendali.
Bisogna anche ricordare che le leggi sul lavoro potranno nuovamente essere modificate se l'economia diventerà più stabile. Secondo il Governo, in questo preciso momento bisogna, però, stimolare il più possibile gli investimenti.
La disciplina del licenziamento per motivi discriminatori (ossia riguardanti la razza, il sesso o la religione) non viene modificata, anche perché lo vieta la stessa Costituzione. Quindi in questi casi il lavoratore licenziato potrà comunque essere reintegrato.
Demansionamento - Secondo l'attuale disciplina il lavoratore non può essere adibito ad una mansione inferiore rispetto a quella a lui contrattualmente assegnata. La nuova legge dispone invece la possibilità di demansionamento.
Qual è il motivo di questa riforma? Sicuramente evitare che il lavoratore perda il posto in un periodo in cui la disoccupazione è galoppante.
Facciamo un esempio concreto. Un'azienda di medie dimensioni perde le commesse e, per alcuni mesi, non può più sostenere i costi del personale d'ufficio. Propone quindi all'impiegato di passare in produzione. Questo esempio, tratto da un fatto realmente accaduto in Lombardia, serve a spiegare lo scopo della riforma.
Contratto d'assunzione a tutele crescenti - L'obiettivo della riforma consiste nell'accrescere il numero degli occupati a tempo indeterminato. Questo nuovo contratto a tempo indeterminato prevede maggiore libertà di licenziamento da parte del datore; tuttavia, tale libertà è commisurata all'anzianità aziendale del lavoratore. Il lavoratore non sarà reintegrato, ma sarà indennizzato.
Ammortizzatori sociali - La riforma prevede una maggiore possibilità di accedere al sussidio in caso di perdita del lavoro. Questo è il principio generico, bisogna poi vedere le modalità d'attuazione, che posso differire significativamente.
Cassa integrazione - Secondo l'intento riformatore, questo strumento andrebbe revisionato, ponendo proporzionalmente a carico delle imprese che maggiormente utilizzano la cassa integrazione i costi relativi. Attualmente le imprese che non utilizzano la cassa integrazione versano tanto quanto quelle che ne usufruiscono maggiormente.