Fattore Famiglia
La sperimentazione del fattore famiglia in Regione Lombardia è miseramente fallita. A testimoniarlo sono i numeri forniti questa mattina alla commissione sanità del Consiglio regionale dall'assessore alla famiglia e solidarietà sociale Maria Cristina Cantù.
Cinque milioni di euro è il costo sostenuto dalla Regione per pagare la consulenza di una associazione di imprese capitanata da Ernst & Young al fine di studiare e mettere in atto anche la sperimentazione del fattore famiglia lombardo.
Per la sperimentazione in sé, avviata nel 2012, sono invece stati stanziati 1,5 milioni di euro, di cui effettivamente utilizzati 663mila euro, ma per sole 215 famiglie, un numero talmente esiguo di casi da far parlare l’assessorato di “irrilevante patrimonio informativo acquisito”. Erano attese tra le 8 e le 10mila famiglie, su un bacino di 400mila.
Per la sperimentazione in sé, avviata nel 2012, sono invece stati stanziati 1,5 milioni di euro, di cui effettivamente utilizzati 663mila euro, ma per sole 215 famiglie, un numero talmente esiguo di casi da far parlare l’assessorato di “irrilevante patrimonio informativo acquisito”. Erano attese tra le 8 e le 10mila famiglie, su un bacino di 400mila.
La sperimentazione è evidentemente fallita e bisogna prenderne atto nonostante i costi assolutamente ingiustificati - pari a quasi 3mila euro per ogni pratica portata a termine – e nessun beneficio effettivo per le famiglie. Purtroppo, peraltro, nemmeno un euro è finito nelle tasche delle famiglie lombarde che rientravano nei criteri definiti dalla Regione, nemmeno di quelle 215 che hanno aderito.
E’ importante ora assumere il nuovo Isee nazionale come strumento per una partecipazione più equa dei cittadini lombardi al costo dei servizi sociali e sociosanitari. I numeri così esigui della sperimentazione ci costringono a partire da zero: abbiamo perso tempo e denaro. I carichi familiari su cui tarare la quota di compartecipazione per le famiglie non possono essere ideologicamente ristretti solo al numero di figli. Si deve tenere conto della presenza nelle famiglie di componenti non autosufficienti o disabili e anche dell’eventuale presenza di uno solo dei genitori. Queste sono le basi da cui partire.