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Valore Acqua per l’Italia

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento all'incontro Valore Acqua per l’Italia (video).

La discussione sulla legge che riordina tutta la questione dell’acqua, in questo momento, è incardinata alla Camera dei Deputati.
Sono state fatte molte audizioni e sono arrivati molti contributi.
Penso che, al punto in cui siamo arrivati, ci siano le condizioni affinché la maggioranza avanzi una proposta che raccolga, a partire dal Disegno di Legge presentato, le diverse osservazioni che sono state fatte e che sono sul campo.
In particolare, credo che ci sia bisogno di ragionare sugli investimenti sul settore perché, guardando all’interesse dei cittadini, abbiamo alcuni problemi molto seri su cui bisogna intervenire.
Innanzitutto, un primo problema riguarda la qualità: la qualità degli impianti, la qualità della tecnologia, il tema della dispersione idrica, la depurazione e la qualità dell’acqua che arriva nei rubinetti e che viene utilizzata.
Guardando questi aspetti, quindi, dobbiamo realizzare una legge che raggiunga questi obiettivi cercando di incidere il meno possibile sulle bollette e, quindi, arrivando a promuovere un efficientamento complessivo del sistema.
Inoltre, qui a Milano ragioniamo in una realtà che, dal punto di vista dell’efficienza della gestione dell’acqua, è oggettivamente un’eccellenza non solo in Italia ma, purtroppo, non ci sono le stesse condizioni in tutto il Paese. C’è una vera e propria differenza territoriale che va colmata da tutti i punti di vista e questo è un altro tema che credo la nuova legge si debba porre come questione fondamentale.
Dentro a questo ragionamento, ovviamente ci saranno da chiudere anche tutte le procedure di infrazione che abbiamo aperte con l’Unione Europea sul tema.
È evidente che per fare tutto ciò, dobbiamo pensare all’innovazione complessiva anche nella gestione.
Acqua pubblica è un principio accettato e condiviso da tutti ma c’è la necessità di fare una riflessione su quali siano gli strumenti di gestione più efficienti che possiamo mettere in campo e che possano attrarre anche risorse non solo pubbliche per intervenire su questo terreno.
Un’altra riflessione la vorrei fare sulle questioni riguardanti la green economy.
Abbiamo una manovra di bilancio in cui questo Governo ha messo al centro la questione ambientale e la lotta ai mutamenti climatici.
Nel DEF abbiamo esplicitato che sono previsti 50 miliardi per i prossimi anni per investimenti per la trasformazione economica del tessuto produttivo del Paese, per andare nel senso auspicato e necessario se vogliamo bloccare la deriva del Pianeta.
Dentro a questo ragionamento credo che ci siano una serie di cose che si possano introdurre per rispondere meglio alle esigenze che sono state presentate da molti studiosi in questo periodo.
Un primo ragionamento riguarda l’ecobonus.
Si è detto spesso che l’ecobonus, purtroppo, ha prodotto ancora troppo poco rispetto a ciò che poteva produrre. Credo, quindi, che ci siano alcune questioni che vadano affrontate: innanzitutto, bisogna rendere permanente l’intervento per dare un premio fiscale per l’efficientamento energetico degli edifici e l’uso di energie rinnovabili.
Inoltre, credo che dentro a questa partita dobbiamo esplicitare che ci possono essere anche una serie di interventi che riguardano le acque. Pensare, ad esempio, che nelle ristrutturazioni edilizie si possano anche creare le condizioni perché si vada verso l’invarianza idraulica e, quindi, si possano costruire serbatoi o altro per raccogliere l’acqua piovana e distinguerla dalle fognature, può essere un intervento utile.
Il punto dirimente, però, è la possibilità di rendere permanente l’ecobonus e, soprattutto, intervenire maggiormente su tutto il versante pubblico. Gli edifici pubblici, infatti, oggi sono i più inquinanti e solo nella scorsa Legislatura abbiamo esteso il bonus per le ristrutturazioni anche ad essi ma soltanto per un anno, con il risultato che questo ha prodotto poco.
L’idea è quella di rimettere questo bonus nella Legge di Bilancio di quest’anno e penso che bisogna lavorare affinché sia esteso nel tempo, altrimenti rischia di non produrre ciò che potrebbe.
Bisognerebbe anche capire come è possibile usare la leva fiscale in termini di detrazioni e agevolazioni per una serie di fronti che possono riguardare anche le città e l’organizzazione urbana.
Se parliamo di raccolta dell’acqua piovana, ad esempio, non vuol dire solo la vasca ma costruire anche una differenziazione tra le acque e, quindi, introdurre il tema della depurazione.
Occorre capire come e se si riesce a fare tutto questo e come possiamo riuscire a introdurre incentivi e mettere nelle condizioni le città, i sindaci e gli operatori di lavorare da questo punto di vista.
Un altro punto potrebbe riguardare il settore idroelettrico.
Un tema delicato che, però, va esplicitato riguarda la legge “CantierAmbiente”. Si tratta di un Disegno di Legge che credo dovremmo rivedere, in quanto è nato dall’iniziativa dello scorso Governo, però, in quel testo c’è un punto che riguarda l’intervento sul dissesto idrogeologico che è importante parlando di acqua.
Questo è un altro tema su cui bisogna mettere la testa e su cui bisogna costruire investimenti e organizzazione.
Nella precedente Legislatura avevamo costruito l’unità di missione finalizzata proprio a gestire e accelerare i progetti più significativi che andavano in questa direzione, come ad esempio quello per fermare le esondazioni del Seveso a Milano.
È chiaro che bisogna capire come ritorniamo a operare in maniera efficace, rapida su questo fronte, sapendo che c’è un intreccio tra risanamento idrogeologico (cioè evitare il rischio) e inquinamento.
Chi è di Milano, infatti, sa bene che la questione del Seveso riguarda sicuramente l’insieme delle opere necessarie per evitare le esondazioni ma che queste diventano più difficili da risolvere perché il livello di inquinamento di quelle acque è molto alto.
Occorre, quindi, mettere la testa anche su come si interviene in merito alla depurazione delle acque rispetto agli sversamenti frutto della produzione industriale, sapendo che il tema del dissesto idrogeologico non si scinde da quello dell’inquinamento.

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