Quello che è successo al PD e in Parlamento
Lettera di Emanuele Fiano.
Caro Luca ti scrivo, [Luca è un mio amico-fratello, di sinistra, laico, libertario, come me, che ha votato PD e che si è incazzato per come si è comportato il PD]. Vorrei dare un voto a me stesso, Luca, per ieri. Vorrei spiegarti. Ricevo molti insulti - in diretta in piazza e poi attraverso vari mezzi - perché ho votato Napolitano. Ci stanno gli insulti, non mi scandalizzo, faccio il deputato ben pagato da voi.
Gli elettori hanno ragione di chiedermi conto, ci mancherebbe, ma rispondo: sono capace di razionalizzare le mie scelte, tanto il mio lavoro prima o poi deve finire e siete voi a scegliere. Quindi è bene che sappiate di avere di fronte una persona che può spiegare. Poi deciderete. Mettiamo subito da parte le accuse di golpe di Grillo, perché appartengono ovviamente a fantasie malate. Non si capisce perché un Parlamento che secondo lui potrebbe legiferare senza governo non possa eleggere regolarmente il capo dello Stato. L'incazzatura che hai tu e le migliaia di persone che ci scrivono è con il PD. Penso sia per una serie di comportamenti, non per uno solo: per come abbiamo perso le elezioni, per come non siamo riusciti a mettere in piedi un governo prima dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, per le scelte fatte in questi giorni e per i risultati (Marini, Prodi, Napolitano), per il dopo, per quale governo e con chi, perché non abbiamo votato Rodotà e perché ormai il PD appare - o è - non più un partito solo o addirittura non più un partito. Credo che i punti siano questi. Alla fin fine perché molta gente di sinistra come te non crede che questo PD sia più la sua casa, viste le scelte.
Primo, si noi abbiamo fatto una campagna elettorale brutta sopratutto nel finale, abbiamo subito sia Grillo che Berlusconi, direi che questo è assodato, grave e colpevole. Il risultato, non solo per colpa nostra, è un pareggio a tre: nessuno può governare da solo, esattamente come voleva la filosofia del Porcellum. Le alleanze sono obbligatorie se si vuole fare un governo, per esempio che cambi la legge elettorale.
Secondo, i primi tentativi di governo. Qui, per favore ricordati il nostro tentativo di coinvolgere Grillo è stato totale e la risposta glaciale: "porte chiuse a qualsiasi alleanza" salvo poi dire 15 giorni dopo che, se si votava Rodotà, sarebbero state praterie aperte per il Governo. Un problema di credibilità grande come una casa lì c'è ogni minuto. Dopo quello, Bersani si è rivolto al Cavaliere.
Doveva ? Non doveva ? Qui c'è una domanda storica, Luca. A me vengono in mente Lama e Berlinguer - lo sai, sono un nostalgico - e so purtroppo che Berlusconi non è Moro (vuoi che non lo capisca?). Mi conosci, sai cosa provo ma, insomma, ricordarsi che il PCI - dalla cui cultura vengo - per salvare il Paese in quel momento da crisi e terrorismo, scelse di accordarsi con il partito di Andreotti, Fanfani e Forlani, a me serve non per pensare che la storia sia uguale, assolutamente no, ma per sapere che dentro la testa di chi viene da quella storia (e sono molti del gruppo dirigente anche del PD), essere al governo del Paese, non per sete di potere, è un elemento essenziale della propria cultura politica anche a costo di compromessi. E oggi - a parte la crisi economica - per cambiare la legge elettorale prima di tornare a votare.
Dunque Bersani dialoga con Berlusconi e propone governo con astensioni, non un governo insieme, non un governissimo. C'è differenza.
Oppure elezioni, come nel frattempo sollecita Renzi. Elezioni con la stessa legge, lo stesso rischio ingovernabilità che, per me, è al 90% anche con nuove elezioni (perché per vincere al Senato ci vogliono 18/19 Regioni vinte...).
Niente di fatto, Berlusconi vuole tutto.
Poi saggi etc si arriva ai giorni nostri.
Terzo, le scelte sui nomi, la terna, i M5S si tengono fuori dal dialogo, non fanno politica, puntano allo sfascio, l'unica lista possibile è la loro, Bersani propone tre nomi a Berlusconi - e secondo me sbaglia a proporre Marini, a prescindere dal merito, perché il nostro dissenso interno si era già palesato democraticamente – e, quindi, abbiamo offerto a Berlusconi la possibilità di scegliere il nome che più ci danneggiava e, infatti, il PD si schianta, questa volta per un motivo politico comprensibile: perché molti di noi erano contrari, non alla persona ma al metodo e perché il dopo appariva come un accordo con Berlusconi (in realtà dicono - ma non so se vero - che sarebbe stato un governo con astensioni e non un’alleanza, ma questo é il senno di poi).
Quindi Marini bruciato, credibilità PD tutto e Bersani bassissima. Ci vuole un nome che unisca perlomeno noi. Sulla carta...
Allora intervengono i corvi e sul nome di Prodi, quello che ha battuto due volte Berlusconi, che ha guidato l'Ulivo - cioè una delle nostre radici - ci ammazzano, ammazzano il PD, come è stato fino ad adesso (cioè composizione di più culture), radono al suolo il gruppo dirigente e, penso io (lo penso ma non lo so e non posso dimostrarlo), lo fanno per arrivare esattamente dove siamo.
Il Pd non ha più forza contrattuale di proporre nomi, deve accettare un nome che unisca il più possibile dell'aula.
Ora parliamo di Rodotà. Io con Rodotà condivido molti principi, non c'è dubbio. Direi anche un pezzo di storia. Il problema non è la persona, non per me.
Due sono i problemi. Rodotà, immagino ma non l'hanno detto, per quella parte cattolica del PD non andava bene (eutanasia, testamento biologico, fecondazione eterologa etc etc), lo dico io ma non è dimostrabile. In secondo luogo direi che è prevalsa questa opinione che esprime anche Scalfari meglio di me (non un Berlusconiano inciucista, non un tecnocrate, non un cattolico, ma il fustigatore di Craxi, Berlusconi, D'Alema):
"(...) Conosco Stefano Rodotà da quasi sessant'anni. Entrò nel Partito radicale fondato nel 1956 dagli "amici del Mondo" e da allora ci furono tra noi sentimenti di amicizia e collaborazione. […] I grillini, nelle loro "quirinarie" su Internet, l'hanno scoperto e piazzato al terzo posto d'una loro lista di candidabili al Quirinale, dopo la Gabanelli e Gino Strada. I due che lo precedevano hanno ringraziato ma rifiutato, lui ha ringraziato e accettato. Il resto è noto. Rodotà si è pubblicamente rammaricato perché il Partito democratico e i vecchi amici non l'hanno contattato. Essendo tra questi ultimi debbo dire che neanche lui ha contattato me. Che cosa avrei potuto dirgli? Gli avrei detto che non capisco perché una persona delle sue idee e della sua formazione politica, giuridica e culturale, potesse diventare candidato grillino per la massima autorità della Repubblica. Il Movimento 5 Stelle, come è noto, vuole abbattere l'intera architettura costituzionale esistente, considera l'Europa una parola vuota e pericolosa, ritiene che i partiti e tutti quelli che vi aderiscono siano ladri da mandare in galera o a casa "a calci nel culo". Come puoi, caro Stefano, esser diventato il simbolo d'un movimento che impedisce ai suoi parlamentari di parlare con i giornalisti e rispondere alle domande? Anzi: che considera tutti i giornalisti come servi di loschi padroni? In politica, come in tutte le cose della vita, ci vuole il cuore, la fantasia, il coraggio, ma anche il cervello e la ragione."
Fin qui Scalfari, ma qualcosa del genere è il ragionamento che è circolato nel PD. Insomma, per come si comporta, argilloso non rappresenta oggi per noi in alcun modo un approdo possibile. Mi colpisce che una marea di gente che, come me, fino a ieri ha fatto le pulci a Grillo, ai loro metodi di consultazione incontrollabili, alle strane pulsioni un po' criptofascistelle di qualcuno, alle mille sparate e contraddizioni, ci volesse spingere comunque nelle sue braccia.
Ma questa è anche un'autocritica perché anche noi ci abbiamo provato. Tu, Luca mi hai detto: dovevate perlomeno dare un segnale, dargli un po' di voti. Non so, può essere ma temo che il problema non sia stato lui ma Grillo, la sua modalità, il suo cinismo populista debordante.
Mi colpiscono molto le dissociazioni di oggi di deputati Grillini sul muro contro muro che si è creato con noi all'inizio delle trattative, lì hanno sbagliato.
Dunque la scelta, riaffidarsi a Napolitano, amato da tutti i nostri elettori - perlomeno fino a ieri - campione di costituzione e di antifascismo, laico e pulito. Proporrà un governo di intesa con il Pdl (è evidente). Vedremo come e vedremo i risultati, sarà dura, durissima, vigileremo. Vedremo di risolvere problemi.
Saremo sostanzialmente alleati al governo con l'uomo che più abbiamo attaccato negli ultimi 20 anni, questo è il problema, questa la pietra miliare del PD. Non ci sono scorciatoie, saremo criticati dalla sinistra che non vuole comunque accordi con lui, dai Grillini ovviamente, saremo in parte figli di quella cultura di governo che nel PCI e nella DC ci sono sempre state. Si può sviluppare quella cultura in male, inciuciando, o in bene. Starà a noi.
Il PD è morto? Non so, è molto malato, va rifondato. Il PD nasce per fondere 2 identità diverse e altre ancora, oggi esse appaiono divisibili (o già divise) ma, secondo me, non è solo una questione di identità: è anche questione di errori sul modello di partito e di politica. Gruppi dirigenti chiusi, mancanza di ascolto, la tematica delle primarie varie, non sviluppata fino in fondo (liste con primarie solo all'80%), le regole delle primarie per il segretario, i luoghi veri delle decisioni, il ruolo delle correnti. Tutti temi che, a prescindere dall'identità, hanno portato errori e conseguenze. Anzi ci hanno schiantato. Forse contano di più questi errori che non la difficile alchimia delle identità diverse.
In Italia il popolo del centrosinistra da un estremo all'altro sta intorno ai 14milioni di elettori, oggi poi è difficile sapere cosa aggiungere del mondo grillino. La maggior parte di quel mondo può stare in un unico contenitore? Questa è la domanda.
So cosa mi risponderesti: tu che con Fioroni... Tralasciando Fioroni, a me pare che la sfida sia tutta lì: ci credo ancora, sarà come scalare l'Everest con una gamba sola e può essere che finirà tutto con un partito Barca, Sel, Ingroia, Flores d'Aecais, Santoro e un altro con Renzi e tutto il resto... non so. A me così non interesserebbe, né la versione di sinistra, che peraltro non mi sembra riscuota in genere grande consenso, né un nuovo partito di centro. Devo dire che neanche in Europa mi pare che i partiti più identitari a sinistra, socialisti francesi, Spd, laburisti, socialisti spagnoli stiano andando molto bene...
Penso che resteremo in vita invece, e penso che servano partiti grandi, per soluzioni complicate allo sfascio in cui siamo. Andare ad elezioni ora sarebbe stato un suicidio, non avremmo vinto, non ci sarebbero vincitori al Senato, sarebbe crisi dura come in Grecia dopo le prime elezioni.
Questo è quanto volevo spiegarti mentre in piazza mi sputano addosso. So che non basterà ma ci tenevo a fare un quadro completo e a dimostrare che non sono un pazzo completo né un traditore della sinistra. Il problema è se abbiamo la stessa classifica delle priorità.