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Al PD non bastano salario e diritti

Scritto da Luigi Zanda.

"L'obiettivo del 2% del Pil per le spese militari è un impegno internazionale formale dell'Italia. Un grande partito non annuncia di preferirne il rinvio al mantenimento della parola data. Sei mesi sono un tempo sufficiente per una prima valutazione del lavoro di Elly Schlein e per chiedersi se sinora abbia mostrato quella personalità e quella visione che servono al Pd". Lo afferma l'ex senatore del Pd Luigi Zanda in un intervento sul quotidiano La Repubblica.
"Il governo Meloni e la sua maggioranza - osserva Zanda - stanno dando una cattiva prova e il loro futuro è diventato incerto. Ma il Pd commetterebbe un errore imperdonabile se non impiegasse il tempo dell'opposizione per tornare ad essere un grande partito. Le primarie hanno dato a Schlein la segreteria, ma la leadership e il carisma sono un'altra cosa e adesso deve mostrare di possederli. Serve una visione e serve che dica cosa pensa sul futuro dell'Italia, sull'Europa e sugli equilibri globali. E che, sul Pd, partendo dalle sezioni, dall'Assemblea nazionale e dallo Statuto, apra il capitolo della 'forma partito'. Schlein fa bene a insistere sul salario minimo, sulla sanità pubblica e sul lavoro. Sono battaglie che connotano politicamente il partito. Ma al Pd non mancano buone iniziative legislative e buoni programmi, la sua crisi ha natura politica, culturale, sociale e di classe dirigente".
"Prima che arrivasse Schlein - prosegue il ragionamento di Zanda - il populismo ha inciso non poco sulla politica italiana. E quando il Pd ha ceduto al populismo illudendosi di trarne vantaggio, ha perso l'anima e i consensi, come con la modifica del titolo V della Costituzione, che oggi viene usata per imporre l'autonomia differenziata. Con l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti che ha fatto più male alla democrazia che alla malapolitica. Con il governo assieme ai populisti nel Conte due, che ha allontanato tanti elettori. Con la riduzione del numero dei parlamentari, un piacere ai 5stelle. Più le sconfitte di Matteo Renzi al referendum e alle elezioni politiche, due gravi scissioni e una legge elettorale che ha fatto vincere Meloni senza restituire agli elettori la scelta dei parlamentari. Da queste contraddizioni nasce la necessità di riflettere sulla natura del Pd, separandone le cadute, sulle quali anch'io ho troppo taciuto, dalla fermezza nella difesa dei valori della democrazia, dello stato di diritto, dell'Europa e dell'atlantismo".
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