La rivoluzione anti-smog
«Da Milano deve partire la rivoluzione del rallentamento». A dirlo è il sindaco della città più «frenetica» d’Italia. Beppe Sala è a Parigi da sabato. Ha appena concluso il suo intervento a C40 Cities, il network delle metropoli internazionali impegnate nella tutela dell’ambiente. Tra il voto sull’autonomia lombarda e la lotta in difesa dell’ambiente ha scelto la seconda, provocando la reazione di Roberto Maroni. Questioni di priorità. Con altri 11 sindaci ha firmato il patto che prevede aree a zero emissioni entro il 2030. Tempi lunghi che contrastano però con l’emergenza smog di questi giorni.
Milano, vivibilità e ambiente
Dossier sulle priorità cittadine: riapertura Navigli in coda Il primato I residenti del capoluogo più sensibili ai temi «ecologici» rispetto al resto d’Italia.
Raccolta differenziata, riqualificazione energetica degli edifici, riconversione delle zone dismesse e sviluppo di iniziative culturali: sono le azioni che i milanesi indicano come imprescindibili per una città più vivibile. Mentre le priorità per il futuro, ovvero dove investire, vedono in testa i servizi di sicurezza, i collegamenti tra centro e periferie con mezzi pubblici, le agevolazioni e i servizi sociali per i cittadini e l’offerta culturale.
Commercio, antiracket, legalità
Occupandomi di criminalità organizzata, posso dire che abbiamo la certezza che oggi c’è una consistente presenza della ‘ndrangheta al Nord, con dei veri e propri insediamenti, anche se non omogenei su tutto il territorio. La caratteristica principale di questa situazione è che la ‘ndrangheta è al Nord per starci.
Noi, solitamente, abbiamo l’idea di una criminalità organizzata che arriva al Nord con le valigette piene di soldi guadagnati dalla droga e da investire in borsa, mentre in realtà non è così.
Il mercato globale, i territori e la voglia di autonomia
"Omaggio alla Catalogna" scriveva George Orwell. Dovrei essere contento, ancorato come sono al territorio con il racconto e le riflessioni ed il continuo ricordare agli attori economici e politici-istituzionali, in tempi di reti hard e soft, di volgere lo sguardo verso il basso, non solo a guardare ai flussi ma al loro impatto ed effetto nei luoghi, nelle città, nel contado, nelle smart land della provincia e nelle regioni. Eppure c’è sempre qualcosa che mi fa preoccupato, che mi rimanda alla crisi delle forme di convivenza, quando il territorio vola nel cielo della politica saldandosi al nodo dell’identità. Convinto come sono che l’identità, anche se densa di storia, come nel caso della Catalogna, va ricercata più nella relazione che nel rinserramento.