La nostra risposta al virus e il futuro della democrazia

Secondo i dati pubblicati da World-Meter, il numero di morti Covid per milioni di abitanti è enormemente diverso nelle varie regioni del mondo. Per schematizzare si può dire così: ad oggi, la Cina fa registrare 3 morti per milione di abitanti. Molto contenute sono anche le perdite negli altri grandi Paesi orientali, come il Giappone (14) ò l'Indonesia (49). L'Europa mostra differenze significative al suo interno: si va da un gruppo di Paesi che hanno gestito piuttosto bene l'epidemia - Germania (122), Austria (in), Danimarca (142) - a quelli che hanno invece rivelato molte falle - Francia (536), Gran Bretagna (662), Italia (62o).
Le scuole, le Regioni, i ristori per le attività ferme

Decidendo di tenere aperte ovunque, anche nelle zone rosse, le scuole primarie, elementari e le prime medie, è stata fatta la scelta giusta, cioè quella di tutelare i bambini, perché davvero la didattica a distanza per queste fasce di età non ha molto senso. Inoltre, se si fossero chiuse anche quelle scuole, ci sarebbe stato un problema per le famiglie, dato che gli uffici e le attività produttive sono rimasti aperti.
Credo, quindi, che sia stata fatta una scelta giusta; così come credo che sia giusto che i bambini stiano a scuola. Mi pare acclarato, inoltre, che la scuola di per sé non è un veicolo di contagio.
Il mondo in cui viviamo

In risposta al rapido sviluppo urbano e alle sfide, le città del futuro sono diventate un problema urgente a causa degli impatti dei problemi del riscaldamento globale. Ciò richiede inevitabilmente l’individuazione di priorità e la strutturazione di nuovi strumenti di progettazione e gestione per migliorare la loro sostenibilità ambientale, urbana.
Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, il 70% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane entro il 2050 e il numero di città dovrebbe superare il 2000 entro il 2030, rispetto alle 1551 del 2010.
Proteggere i più fragili si può

Lo spiega Carlo Borghetti: video»
"In pandemia è giusto limitare le visite nelle strutture protette, ma non vietarle, la Regione ci ripensi: con i tamponi rapidi ora disponibili, si può garantire la sicurezza in 20 minuti, testando i parenti in ingresso negli spazi riservati. La relazione è parte della cura, spiegano gli esperti, e in alcuni casi da 8 mesi familiari e ospiti dei servizi non hanno potuto reincontrarsi, con esiti a volte drammatici nel decadimento psicofisico degli ospiti. Lo dico qui in un minuto". Lo chiarisce Carlo Borghetti: Video»»