La priorità è il trasporto pubblico locale

Mercoledì 28 marzo la Commissione Affari generali della Città metropolitana di Milano ha discusso una petizione, firmata da circa 1500 cittadini, sul prolungamento delle linee metropolitane M5 ed M1 lungo l’asse viabilistico del territorio magentino, la zona che comprende, in linea di massima, i comuni di Magenta, Cornaredo, Sedriano, Corbetta, Vittuone e Bareggio. Erano presenti i sindaci e un centinaio di cittadini firmatari della petizione.
Si tratta di una novità di rilievo, prevista dalla Statuto della Città metropolitana, che mette al centro della discussione i cittadini con le loro proposte, secondo modalità di partecipazione precise e concrete.
Apriamo una nuova fase e recuperiamo la capacità di confrontarci rispettandoci

Maurizio Martina, con il buonsenso che serve in questa fase, ha indicato un percorso ragionevole, e ci ha ricordato quanto sia utile in un grande partito discutere e confrontarsi. In una comunità politica come la nostra il confronto tra opinioni diverse rappresenta una ricchezza, e dobbiamo recuperare la capacità di farlo senza gettare fango, senza evocare complotti e sospetti quando qualcuno di noi esprime una posizione diversa.
Purtroppo è stata solo rinviata la rievocazione nazista

Ritengo personalmente che non fare tale iniziativa, a ridosso del 25 aprile, sia comunque un fattore positivo, sia dal punto di vista simbolico, sia per ragioni di sicurezza collettiva.
Certo, lo spostamento nel mese di giugno, non elimina il problema, ma lo rinvia, alimentando comunque una situazione che ormai e' divenuta insostenibile e che potrebbe sfuggire di mano.
Towanda Dem

“Towanda dem” e’ l’atto di ribellione delle donne Pd contro il Nazareno. La ‘rivolta’ femminile deflagra con una lettera-appello che è uno spietato atto di accusa nei confronti dei colleghi maschi. A cominciare dall’ex segretario Matteo Renzi e dal presidente Matteo Orfini, per continuare con gli attuali vertici. “Abbiamo sbagliato a fidarci - scrivono le donne dem - non accadrà mai più”.
Durissime le accuse, condivise da circa 500 firmatarie: dalla violazione del principio della “parità effettiva a ogni livello”, contro lo statuto e nel silenzio degli organismi di controllo; all‘uso “cinico” delle pluricandidature femminili per far eleggere più uomini; alle politiche di destra introdotte surrettiziamente, come la previsione del “dipartimento mamme” separato dal “dipartimento pari opportunità” o i temi controversi mutuati dalla destra e inseriti nei 100 punti del programma.