Carenza di medici di famiglia
Articolo di Carlo Borghetti.
Entro il 2024 un medico di famiglia su tre andrà in pensione. In gergo si chiamano MMG, medici di medicina generale.
Quindici milioni di italiani perderanno il loro dottore, una figura che per molti è ancora “uno di famiglia” e non solo un esperto nelle cui mani affidiamo la nostra salute.
Purtroppo i giovani non saranno sufficienti per sostituirli - non solo per il numero chiuso di cui tanto si è parlato in occasione dei test di ammissione, ma anche perché la medicina generale è sempre meno attrattiva per le nuove generazioni -, e molti posti resteranno scoperti: come già succede in tanti Comuni della Lombardia, dove i pazienti devono scegliere un medico di famiglia che ha l’ambulatorio in un altro Comune.
Se fino a un paio di anni fa, nei Comuni la media dei pazienti per ciascun medico era intorno ai 1200, attualmente ci sono dottori che seguono fino a duemila pazienti: un numero enorme di assistiti, a cui si accompagna un carico di lavoro burocratico che esula dalle competenze di un “esperto della salute”. Il bisogno di assistenza da parte del medico di medicina generale negli ultimi due decenni è stato sottostimato e la medicina di “gruppo”, con più medici in una medesima struttura, segreteria e infermieri comuni, è ancora sporadica, oltre a mancare investimenti per rendere attrattiva la medicina generale per i giovani.
Soluzioni? Il Ministero della Salute e le Regioni, in vista della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR che darà origine alle Case della Comunità, sta pensando di introdurre un orario per i medici di famiglia di 38 ore settimanali. Di queste, 20 i medici le dedicheranno al loro studio (mantenendo le scelte dei pazienti) e nelle altre 18 invece saranno impiegati nei servizi delle Asl (o ASST, in Lombardia), come le Case della Comunità.
Letizia Moratti, assessore lombarda al Welfare, ha spiegato, come riferisce Quotidiano Sanità, che le Regioni dovrebbero avere, in un regime di para-subordinazione, “un certo numero di ore per poter indirizzare i medici di famiglia verso le Case di Comunità e gli ambiti carenti”. Una scelta che non convince i medici di famgilia e criticata da Ivan Cavicchi, docente all’Università Tor Vergata di Roma ed esperto di politiche sanitarie, secondo cui la riforma “sega in due il medico senza pensare che così facendo sega in due il cittadino e il malato, la cura, l’idea di assistenza, le relazioni tra malato e medico”, oltre a compiere un passo in più “verso la privatizzazione dell’assistenza territoriale”.
Il PD nazionale punta con forza nel suo programma per le Elezioni Politiche del 25 settembre al rilancio e al sostegno dei MMG. Con il nostro gruppo consiliare PD in Regione Lombardia da mesi abbiamo proposto un vero e proprio Piano regionale di intervento per affrontare innanzitutto l’emergenza, e abbiamo presentato una mozione in Aula che impegnava la Giunta:
1. a incrementare il numero delle borse per il corso di formazione per MMG;
2. a innalzare l'importo delle suddette borse equiparandolo a quello previsto per la specializzazione ospedaliera;
3. a incentivare i MMG a coprire gli ambiti territoriali carenti da almeno 12 mesi concedendo per i primi 5 anni spazi pubblici in concessione gratuita da utilizzare come studio e rimborsando fino all'80% delle spese sostenute per l'assunzione di personale infermieristico e amministrativo;
4. a pianificare in largo anticipo le sostituzioni dei medici di base che cessano la propria attività così da non lasciare centinaia di ambiti sguarniti;
5. ad aumentare il numero di pazienti che i MMG in formazione possono convenzionare, come sostituti, dai 500 pazienti attuali a 1500;
6. a semplificare per i cittadini l'iter di "scelta e revoca" del MMG attivando convenzioni con farmacie e uffici postali che consentano di effettuare l'intera procedura prevista;
7. a prevedere le risorse necessarie da destinare alle ATS lombarde affinchè possano assumere un contingente adeguato di giovani medici neoformati in Medicina generale e cure primarie da impiegare sul territorio, così da poter effettivamente creare un welfare di comunità e di prossimità.
La mozione è stata bocciata dalla maggioranza di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che hanno preferito approvare una loro mozione pur interessante ma rivolta esclusivamente al Governo nazionale per non impegnare Regione Lombardia.
Entro il 2024 un medico di famiglia su tre andrà in pensione. In gergo si chiamano MMG, medici di medicina generale.
Quindici milioni di italiani perderanno il loro dottore, una figura che per molti è ancora “uno di famiglia” e non solo un esperto nelle cui mani affidiamo la nostra salute.
Purtroppo i giovani non saranno sufficienti per sostituirli - non solo per il numero chiuso di cui tanto si è parlato in occasione dei test di ammissione, ma anche perché la medicina generale è sempre meno attrattiva per le nuove generazioni -, e molti posti resteranno scoperti: come già succede in tanti Comuni della Lombardia, dove i pazienti devono scegliere un medico di famiglia che ha l’ambulatorio in un altro Comune.
Se fino a un paio di anni fa, nei Comuni la media dei pazienti per ciascun medico era intorno ai 1200, attualmente ci sono dottori che seguono fino a duemila pazienti: un numero enorme di assistiti, a cui si accompagna un carico di lavoro burocratico che esula dalle competenze di un “esperto della salute”. Il bisogno di assistenza da parte del medico di medicina generale negli ultimi due decenni è stato sottostimato e la medicina di “gruppo”, con più medici in una medesima struttura, segreteria e infermieri comuni, è ancora sporadica, oltre a mancare investimenti per rendere attrattiva la medicina generale per i giovani.
Soluzioni? Il Ministero della Salute e le Regioni, in vista della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR che darà origine alle Case della Comunità, sta pensando di introdurre un orario per i medici di famiglia di 38 ore settimanali. Di queste, 20 i medici le dedicheranno al loro studio (mantenendo le scelte dei pazienti) e nelle altre 18 invece saranno impiegati nei servizi delle Asl (o ASST, in Lombardia), come le Case della Comunità.
Letizia Moratti, assessore lombarda al Welfare, ha spiegato, come riferisce Quotidiano Sanità, che le Regioni dovrebbero avere, in un regime di para-subordinazione, “un certo numero di ore per poter indirizzare i medici di famiglia verso le Case di Comunità e gli ambiti carenti”. Una scelta che non convince i medici di famgilia e criticata da Ivan Cavicchi, docente all’Università Tor Vergata di Roma ed esperto di politiche sanitarie, secondo cui la riforma “sega in due il medico senza pensare che così facendo sega in due il cittadino e il malato, la cura, l’idea di assistenza, le relazioni tra malato e medico”, oltre a compiere un passo in più “verso la privatizzazione dell’assistenza territoriale”.
Il PD nazionale punta con forza nel suo programma per le Elezioni Politiche del 25 settembre al rilancio e al sostegno dei MMG. Con il nostro gruppo consiliare PD in Regione Lombardia da mesi abbiamo proposto un vero e proprio Piano regionale di intervento per affrontare innanzitutto l’emergenza, e abbiamo presentato una mozione in Aula che impegnava la Giunta:
1. a incrementare il numero delle borse per il corso di formazione per MMG;
2. a innalzare l'importo delle suddette borse equiparandolo a quello previsto per la specializzazione ospedaliera;
3. a incentivare i MMG a coprire gli ambiti territoriali carenti da almeno 12 mesi concedendo per i primi 5 anni spazi pubblici in concessione gratuita da utilizzare come studio e rimborsando fino all'80% delle spese sostenute per l'assunzione di personale infermieristico e amministrativo;
4. a pianificare in largo anticipo le sostituzioni dei medici di base che cessano la propria attività così da non lasciare centinaia di ambiti sguarniti;
5. ad aumentare il numero di pazienti che i MMG in formazione possono convenzionare, come sostituti, dai 500 pazienti attuali a 1500;
6. a semplificare per i cittadini l'iter di "scelta e revoca" del MMG attivando convenzioni con farmacie e uffici postali che consentano di effettuare l'intera procedura prevista;
7. a prevedere le risorse necessarie da destinare alle ATS lombarde affinchè possano assumere un contingente adeguato di giovani medici neoformati in Medicina generale e cure primarie da impiegare sul territorio, così da poter effettivamente creare un welfare di comunità e di prossimità.
La mozione è stata bocciata dalla maggioranza di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che hanno preferito approvare una loro mozione pur interessante ma rivolta esclusivamente al Governo nazionale per non impegnare Regione Lombardia.
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