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L'impegno a ridurre le diseguaglianze

Scritto da Franco Mirabelli.

Intervento di Franco Mirabelli al Circolo PD Di Vittorio.

Innanzitutto credo che dobbiamo dire che la questione dell’Europa e del fatto che per noi, l’Italia e i singoli Paesi europei da soli non possono né affrontare né risolvere i grandi problemi del futuro, attraversa tutto il nostro programma.
In questa Legislatura abbiamo affrontato problemi inediti, straordinari, come la pandemia e la guerra in Ucraina e la crisi energetica.
È evidente che, senza l’Europa, probabilmente la questione della pandemia non sarebbe stata affrontata e risolta come abbiamo potuto fare grazie alle vaccinazioni e grazie al fatto che l’Unione Europea ha avuto un ruolo centrale nell’acquisto dei vaccini, impedendo una competizione tra gli Stati.
In quei mesi, abbiamo costruito una politica europea, abbiamo affrontato il virus e poi l’Europa ha messo in campo risorse e iniziative per superare la crisi economica, con il PNRR.
L’Europa è diventata, quindi, un soggetto istituzionale che ha creato le condizioni per dare ai Paesi le risorse necessarie per superare la crisi economica.
L’Italia è il Paese che più ha beneficiato del PNRR: al nostro Paese vengono stanziati 240 miliardi per superare la crisi economica, di cui l’80% sono prestiti e il resto sono a fondo perduto.
Di fronte alla guerra in Ucraina, come Europa abbiamo sostenuto ciò che occorreva fare, cioè la battaglia a fianco del popolo ucraino per difendere i diritti e la democrazia.
Oggi ci troviamo di fronte alla crisi energetica, che non è tutta legata alla guerra in Ucraina, perché in realtà il gas ha cominciato ad aumentare ben prima. Nel momento in cui è finita la crisi economica legata alla pandemia, infatti, l’economia ha iniziato a correre e così come l’inflazione e il costo del gas.
Questi aumenti si possono affrontare solo con una politica comune europea, sia rispetto agli acquisti del gas, sia rispetto al prezzo del gas.
Qualche mese fa, con Draghi e Gentiloni, abbiamo cominciato a dire che l’Europa avrebbe dovuto definire un tetto massimo per il prezzo del gas. Oggi, anche i Paesi più prudenti e che meno erano disposti ad andare su questa strada, hanno preso atto che questa è una soluzione, così come è una soluzione separare il costo del gas da quello dell’energia. Se le nostre bollette vedono come costo l’equivalente del costo del gas, infatti, vuol dire che anche chi si rifornisce con fondi energetiche rinnovabili (che costano meno) è costretto comunque a pagare non il prezzo reale ma il prezzo della bolletta calcolato come se fosse sul gas.
Penso, quindi, che la dimensione europea e l’idea di un’Europa che mette in campo azioni sia qualificante.

In questi anni, siamo stati al Governo anche in situazioni difficili, con alleanze non naturali.
Dopo sconfitta elettorale di anni fa e dopo la scissione, il PD aveva solo il 12% dei parlamentari e, quindi, dei voti, eppure siamo stati capaci di restituire credibilità all’Italia in Europa e siamo stati capaci di stare in Europa per ottenere i risultati per l’Italia e il PNRR ne è la dimostrazione.
Il programma del PD è articolato, voglio solo accennare alle tre priorità che abbiamo messo in campo.

Andrebbe valorizzato il fatto che il programma elettorale del PD è frutto del lavoro delle Agorà e di migliaia di appuntamenti di approfondimento che hanno coinvolto associazioni ed esperti sui vari temi.
Credo che in campagna elettorale, dovremo mettere al centro tre grandi questioni.
La prima questione riguarda il lavoro.
Parlare di lavoro oggi vuol dire mettere al centro la questione salariale.
In questo Paese, il potere d’acquisto dei salari non aumenta da trent’anni e oggi, con l’inflazione all’8%, il potere d’acquisto dei salari è veramente ridotto al lumicino.
In questo senso, abbiamo lavorato con il Ministro Orlando e oggi proponiamo il taglio delle tasse sui salari per lasciare ai lavoratori in busta paga l’equivalente di una mensilità in più.
Si tratta di una proposta per un intervento consistente.
Occorre, inoltre, chiudere i contratti: ci sono molte categorie che non li hanno ancora chiusi; questo va fatto intervenendo per adeguare in maniera significativa gli stipendi.
C’è poi il tema di porre fine a quello che è un problema molto grande del Paese che è evidente quando parliamo di diseguaglianza: in molti settori della nostra economia, c’è una concorrenza al ribasso sul costo del lavoro, che va tutta a penalizzare i lavoratori.
In questo Paese si lavora - non in nero - per 3 o 4 euro l’ora. Questo è inammissibile.
L’idea del salario minimo è per far fronte a questo.
Si vuole stabilire un salario minimo, senza negare la contrattazione, ma garantendo tutti i lavoratori rispetto alla possibilità di avere stipendi accettabili.
Al tema dei salari ormai non possiamo sfuggire. Soprattutto, non può sfuggire un partito come il nostro, che mette al centro il tema di ridurre le diseguaglianze.
Noi viviamo in una fase in cui, con la pandemia e le crisi, si sono arricchiti in pochi mentre è aumentata la fascia delle povertà.
Il reddito di cittadinanza viene percepito anche da persone che lavorano regolarmente perché il salario è basso e non è sufficiente.
Siamo, quindi, un Paese in cui occorre ripensare a come restringere la forbice tra chi ha di più e chi ha di meno.
Qui c’è anche il tema fiscale.
Lega e Forza Italia chiedono la Flat Tax, cioè la stessa percentuale di tassazione sul reddito per tutti, a prescindere da chi guadagna di più e chi di meno.
È ovvio che una misura di questo tipo costa perché vuol dire che lo Stato deve rinunciare a molte entrate, inoltre andrebbe per oltre il 50% a favore di un 5-10% di persone con reddito alto e per cui aumenterebbe ulteriormente le diseguaglianze.
Sul fisco, noi eravamo già riusciti e ancora in Parlamento stiamo provando a far approvare la Delega Fiscale, in cui c’è una redistribuzione e un taglio delle tasse sul lavoro.
Un’altra questione prioritaria è legata alla difesa dell’ambiente.
È sufficiente vedere ciò che è successo questa estate tra il caldo, i ghiacciai che si sciolgono e la siccità per capire che c’è in atto un cambiamento climatico con effetti devastanti e che queste non sono fantasie di qualche ambientalista.
È evidente anche che non c’è più tempo e bisogna fare tutto il possibile per ridurre le emissioni in atmosfera, per ridurre l’uso dei combustibili fossili, per incentivare una transizione verso un sistema che si regge su sole, aria, vento, geotermia, fonti rinnovabili che oggi consentono di produrre energia.
Chi non ha capito ciò che sta avvenendo, di fronte all’aumento delle bollette, dice che bisogna tornare a utilizzare il petrolio o il carbone ma questa è un’idea sbagliata.
Noi diciamo che il gas è uno strumento per la transizione e da qui l’idea dei rigassificatori, che consentono di rifornirci di gas ma senza impianti stabili.
Il gas deve servire per reggere la transizione per arrivare in dieci venti anni con idroelettrico, solare, eolico, geotermia a riuscire a colmare la stragrande maggioranza del fabbisogno energetico che, però, deve comunque diminuire.
Questo vuol dire, cambiare tutto, dalle nostre abitudini al modo di produrre.
C’è, ad esempio, l’impegno dell’Europa a non produrre più auto alimentate con petrolio e combustibili fossili entro il 2035.
Una parte del nostro Paese non condivide questa scelta. Qualcuno, infatti, dice che se andiamo verso le auto elettriche, tutto il nostro know how e ciò che oggi produce la nostra industria automobilistica scomparirà.
Ma il punto è che, invece, occorrerebbe mettersi a lavorare per sviluppare la ricerca e trasformare la stessa industria per produrre in modo diverso.
Chi dice che bisogna difendere lo status quo non capisce quali sono le nuove esigenze oggi.
Su questo fronte, c’è anche l’idea di riorganizzare le città.
È l’idea che in parte abbiamo applicato con il superbonus del 110% per rendere più efficienti gli edifici dal punto di vista energetico e per farli alimentare con le energie rinnovabili.
Questo ha prodotto un grande lavoro che ha migliorato una parte importante delle costruzioni del Paese ma non può bastare.
La terza priorità del PD riguarda i diritti, i diritti sociali ma anche quelli civili.
Stiamo ponendo con forza il tema del diritto dei giovani italiani ad avere un sistema formativo uguale per tutti e che funzioni meglio, per cui l’estensione della scuola dell’obbligo e la diffusione su tutto il territorio nazionale di nidi.
Si vogliono dare opportunità ai giovani per avere prospettive, sapendo che il futuro è legato alle conoscenze.
Non devono poi passare in secondi piano i diritti civili.
In questi anni abbiamo fatto battaglie importanti per allargare i diritti.
La battaglia sulla Legge Zan, contro l’omotransfobia, che tutela le libere scelte è stata importante e ci ha caratterizzato ma non è stata la sola.
Abbiamo insistito per riconoscere i diritti ai bambini stranieri che studiano nel nostro Paese, quindi, lo Ius Scholae per dare la cittadinanza dopo un ciclo scolastico.
Stavamo completando la legge sul fine vita ma la fine anticipata della Legislatura l’ha bloccata e non è un tema ideologico ma è un tema su cui lo Stato deve legiferare, come ha indicato la Corte Costituzionale.
Queste per noi sono priorità perché pensiamo ad un Paese capace di allargare anche i diritti dei cittadini.

Dobbiamo spiegare alle persone quali sono le nostre proposte e dobbiamo anche spiegare alle persone come funziona il sistema elettorale che è pessimo.
Chi governerà sarà deciso dai risultati dei collegi uninominali.
In questi collegi, i sondaggi indicano che c’è un testa a testa tra centrodestra e noi.
Gli unici che possono battere il centrodestra, dunque, siamo noi, per cui il voto utile è questo.
Dire che il voto dato a M5S o ad Azione in qualche modo favorisce il centrodestra e toglie forza a un’altra ipotesi, è la verità.
Dobbiamo, quindi, insistere a dire alle persone di votare PD e la nostra coalizione, perché questo è l’unico modo per eleggere meno parlamentari del centrodestra e vincere le elezioni.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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