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In piazza per celebrare libertà e democrazia

Scritto da Roberto Cenati.

Intervista di Repubblica a Roberto Cenati, presidente dell'Anpi provinciale di Milano

Roberto Cenati, presidente dell'Anpi provinciale di Milano e del Comitato permanente antifascista, che 25 Aprile sarà?
"Dopo tre anni penso ci sarà tanta gente. Finalmente si torna in piazza, spero in una grande manifestazione, unitaria e pacifica. E' una data che deve unire tutti gli italiani indipendentemente dalle loro idee politiche perché l'Italia di oggi è nata dalla Resistenza dei partigiani".
Ci sono già tante polemiche, però. Come mai?
"Siamo nel mezzo di una guerra. Noi abbiamo voluto dare un segnale forte invitando sul palco una cittadina ucraina per dare una dimostrazione della nostra solidarietà e vicinanza alla lotta di resistenza contro l'aggressione della Russia. Un atto di violazione della sovranità nazionale di un Paese democratico, un atto di guerra che sta mettendo in pericolo non solo la sicurezza dell'Europa, ma anche dell'intero pianeta".
C'è una parte dell'Anpi che è su posizioni filorusse, non teme contestazioni?

"Come spesso accade ci sono posizioni diverse all'interno della nostra associazione. Fa parte della dinamica democratica, in una situazione internazionale delicatissima e gravissima. Ma siamo tutti uniti nel mettere al centro il valore della pace. La lotta contro le dittature in Italia e Germania era anche per costruire un mondo lontano dalla guerra. Da qui nasce la condanna ferma, senza giustificazioni e senza equidistanza, di quel che vediamo in Ucraina, individuando chiaramente la responsabilità della Russia di Putin".
E se qualcuno come annunciato volesse portare le bandiere della Nato?

"Ne abbiamo parlato nel Comitato permanente antifascista. Ho sottolineato che la Nato non c'entra con la Resistenza italiana e col 25 Aprile perché è un'organizzazione militare nata nel 1949, in piena guerra fredda. Non c'è continuità con quello che hanno fatto gli Alleati per aiutare l'Europa a liberarsi dal nazifascismo. Dopo la Nato è stato creato anche il Patto di Varsavia. Vorrei che la questione Nato non pregiudichi il carattere unitario della manifestazione".
Un'idea nata da Davide Romano, che sfilerà con la Brigata Ebraica, sempre bersaglio di contestazioni accese da parte dei filo palestinesi.

"Abbiamo un ottimo rapporto con lui e con la Comunità ebraica. Per me è dirimente che non ci siano defezioni, che la Brigata Ebraica partecipi come sempre, in memoria del contributo fondamentale che diede alla liberazione dell'Italia sfondando la prima Linea Gotica. Le provocazioni degli anni scorsi sono state vergognose, indegne e inaccettabili".
Quest'anno la Brigata non rischia di finire ancora di più nel mirino, dopo quest'uscita sulla Nato?

"Abbiamo deciso assieme che le bandiere Nato non c'entrano, il mio appello è quello di evitare motivi per dare il via alle strumentalizzazioni e ad altre inutili polemiche".
Quali bandiere ci saranno?

"Quelle dell'Anpi, dell'Aned, della Brigata Ebraica, spero anche tanti tricolori, oltre a quelle dell'Europa, della pace e naturalmente dell'Ucraina".
Ci saranno anche gli ucraini?

"Certo, la loro partecipazione per me è di grande importanza perché questa manifestazione sia una netta condanna dell'aggressione russa e delle stragi dei civili inermi".
Il presidente nazionale Anpi Pagliarulo, che sarà sul palco a Milano, chiede una commissione d'indagine internazionale per chiarire che cosa è successo a Bucha.

"La responsabilità dei russi nell'eccidio di Bucha per me è fuori discussione, non ci devono essere ambiguità".
Ma perché il 25 Aprile si carica ogni anno di altri significati?

"Dovrebbe essere una festa che unisce come il 14 Luglio in Francia, dovremmo tutti riconoscerci nel valore della libertà e della democrazia. La Resistenza ha liberato tutti, anche quelli che oggi ne parlano male. Ma forse non siamo pronti".
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