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Milano più sicura

Scritto da Rosario Pantaleo.

Rosario PantaleoArticolo di Rosario Pantaleo.

La sicurezza è tema importante. Serietà imporrebbe di non usarla come strumento di propaganda di paure.
La sicurezza è un tema delicato e non è con la paura, che alcuni instillano senza tregua (senza dare soluzioni), che si risolvono i problemi ma con la conoscenza puntuale del territorio, dal punto di vista sociale, sociologico, urbanistico, culturale.
La sicurezza è un elemento che ha un forte impatto sulla percezione del buon governo della città ed una buona amministrazione deve contribuire a rimuovere ogni ostacolo per garantire alla città le migliori soluzioni possibili, senza demagogie e strumentalizzazioni.
Su questo tema è bene però ricordare (anche a chi finge di non saperlo) che la responsabilità della sicurezza della città e dei cittadini è in capo al Prefetto, delegato a ciò dal Governo, e della Questura che con la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri provvede alla gestione delle forze dell’ordine nel cui novero entrano anche la Guardia di Finanza e il corpo della Polizia Locale che è di stretta competenza comunale. E’ bene, per di più, segnalare che i reati sono in calo costante e che nel periodo 2017-2019 la media annua degli omicidi, il reato più grave, è stata di 8,3 unità (dati Prefettura di Milano). Non abbiamo il dato del 2020 ma, anche causa il lockdown, si presume che il numero dei reati sarà ulteriormente ridotto. A questo proposito chi ha una certa età ben si ricorderà delle decine e decine di omicidi che hanno riempito le strade di Milano tra gli anni ‘70 e la fine degli anni ’90 (nei primi dieci giorni del 1999 a Milano vi furono ben 9 omicidi). Per non parlare del numero impressionante di sequestri di persona, spesso conclusisi con la morte dell’ostaggio ed il mare di reati legati al consumo strabordante di eroina. Era, quella, una criminalità violenta e che si faceva largo a colpi di lupara e rivoltella per consolidare il governo sul mercato della droga o, almeno, la spartizione di quegli immensi proventi. Ma di quei tempi c’è chi finge di non ricordarsene gridando “al lupo” ad ogni piè sospinto.
Così come si finge di non capire che il pericolo maggiore per le persone “normali”, gli imprenditori, i commercianti, la società civile tutta, si nasconde nell’incistarsi nella società dei tentacoli delle mafie, italiane e straniere, e della ‘ndrangheta. Realtà criminali che utilizzano fior fiore di professionisti per gestire i capitali illegalmente accumulati, per investire sui mercati internazionali, acquistando imprese commerciali ed industriali. Questi mondi criminali sono molto efficienti e, grazie alle complicità professionali e di qualche componente delle istituzioni, cercheranno, certamente, di mettere le mani sui fondi europei derivanti dal Recovery Fund con creazione (come già scoperto) di società fantasma, di “cartiere” che producono fatture false, prestanome, evasioni del fisco e di imposte varie, lavoro nero o sottopagato, lusinghe, minacce…
Certamente si è ben consapevoli che alcuni ambiti della città soffrono di situazioni su cui l’attenzione delle forze dell’ordine deve essere sempre costante. Pensiamo agli agglomerati di via Quarti, Via Bolla, Via Gola, alcuni ambiti di via Giambellino e vie limitrofe, il Quadrilatero di San Siro, i quartieri Spaventa, Corvetto Spaventa. Quartieri con differenti caratteristiche storiche, di presenze (a San Siro 11.000 residenti sono stranieri di 85 differenti etnie) e sociologiche come lavori precari, disoccupazione, difficoltà di integrazione. Situazioni che rendono possibile la devianza per un guadagno rapido e sicuro. Anche se rischioso. In queste aree alta deve essere l’attenzione di tutti. In particolar modo delle istituzioni e della società civile che deve porre in atto azioni di riqualificazione dei luoghi e delle persone con opportune “bonifiche” nei confronti di coloro che approfittano delle fragilità presenti per operare in maniera delittuosa. Una fra le tante di tali azioni le occupazioni abusive da parte di coloro che, per scelta, la casa se la prendono a dimostrazione della loro forza intimidatoria e, magari, in quella casa ci rimangono per decenni “comandando” una scala, una via, una piazza. Per queste “attività” forte deve essere l’azione di chi è preposto alla custodia dell’ordine sociale e della sicurezza di persone e luoghi.
Una città e coloro che la abitano e la frequentano, si rende sicura con il lavoro delle Forze dell’Ordine e della Magistratura ma, a questo, deve agganciarsi la costruzione, tramite politiche di attenzione e solidarietà, di un tessuto sociale solidale capace di combattere contro l’individualismo sfrenato che pervade la nostra società, dove si può morire in un caseggiato e nessuno se ne accorge. Sappiamo bene che molte situazioni di disagio e sofferenza spingono persone marginalizzate a compiere atti violenti, a rubare, a scippare, al piccolo spaccio di stupefacenti. Sono situazioni che destano allarme sociale e come tali devono essere perseguite. Ma non si può fingere di non capire quale sia l’origine del disagio e, pertanto, sarebbe opportuno, per prevenire tali situazioni, creare un tavolo di lavoro, operativo e permanente, di cui facciano parte rappresentanti del Terzo Settore, delle realtà scolastiche dei vari ordini e grado, delle Associazioni più importanti che operano nel campo sociale, delle Parrocchie, la Caritas, al fine di trovare un linguaggio comune che possa costruire percorsi virtuosi, condivisi, proficui, di educazione alla legalità, alla solidarietà, al rispetto del bene comune, al rispetto per il proprio corpo e della salute. Che sappia anticipare i problemi dati dal disagio sociale ed economico piuttosto che inseguirli. Questo non significa che non esistano i piccoli, medi, grandi delinquenti abituali: con questi ci si deve confrontare e attrezzare per reprimerne le azioni criminali ma con la dovuta capacità di differenziare la scala dei valori, il grado di pericolosità sociale, la disponibilità a reiterare i reati. Senza dimenticare che, al momento, il reato più diffuso è l’uccisione di mogli, compagne, donne da parte di uomini tra i quali alcuni apparentemente irreprensibili e stimati. Quelli della porta accanto, come si suol dire.
Per restare nell’ambito strettamente comunale è bene sottolineare l’importanza del prossimo ingresso in organico di circa 500 agenti della Polizia Locale in sostituzione di molti agenti pensionati o pensionandi. Insieme a questa iniezione di forze, è però necessario verificare la funzionalità, l’efficacia del lavoro svolto, ad esempio, dal servizio del vigile di quartiere eliminando tutte le difficoltà emerse negli anni e dando a tale servizio compiti e strumenti operativi che lo rendano realmente percepito dalla cittadinanza. Per evitare ogni “sbandamento” operativo sarà necessario creare, e mantenere, una forte struttura logistica ed amministrativa a supporto dei servizi di prevenzione e repressione. Il servizio del vigile di quartiere è fondamentale se vi sono agenti che conoscono le vie, le persone, i luoghi, le situazioni difficili che esistono laddove sono chiamati ad operare. Gli agenti devono essere istruiti per essere capaci di orientarsi nelle dinamiche della realtà locale, le più differenti, pronti ad ascoltare le istanze dei più giovani e le lamentele degli anziani che hanno tempo da spendere anche per osservare ogni minimo cambiamento all’interno dei quartieri. Solo lavorando insieme a tali soggetti sarà possibile conoscere il territorio, almeno per quanto riguarda le specifiche competenze, ed operare per il meglio.
Una presenza costante e continua porterebbe ad avere un approccio maggiormente qualificato al fine di poter chiedere ai cittadini di essere corresponsabili della sicurezza collettiva. Altre strade, apparentemente facili ma demagogiche, hanno dato responsi sfavorevoli alla partecipazione dei cittadini ed al risultato complessivo, vedi il flop delle cosiddette ronde. La sicurezza è un elemento importante e delicato che deve essere fornito in maniera seria da persone preparate allo scopo, che siano capaci di valutare le situazioni in cui sono coinvolti agendo di conseguenza. Azioni da svolgere con analisi approfondite delle dinamiche presenti in ogni territorio della città. Senza il “colpo in canna” ma con la conoscenza delle dinamiche, dei luoghi e delle persone che consentano di sapere tutto quello che serve per prevenire o reprimere nel migliore dei modi e con il massimo risultato. Questo impegno deve essere supportato da due precise volontà: politico-istituzionale e logistico-amministrativo.
E’ inoltre necessario rinforzare il presidio dei vari comandi di zona della Polizia Municipale: questo intervento deve essere letto come prioritario per la prossima Amministrazione perché tanto e quanto più la cittadinanza sente vicina a sé l’Istituzione, tanto più partecipa, collabora, “si compromette”, diventa compartecipe della sicurezza della sua città, del suo Municipio, del suo quartiere. Il tema della sicurezza non è solo lavoro per le forze dell’ordine, ma è un lavoro di Comunità che si sente difesa da chi ne ha la potestà e la competenza ma, insieme, non rimane inerte ad attendere o a lamentarsi, bensì si impegna per essere elemento di collaborazione attiva, insieme, e non in solitaria. Perché, come sapevano i centurioni romani, con la testuggine si vince, con le battaglie in solitaria si perde.
Il corpo di Polizia Locale dovrebbe essere sempre meno impegnato per la somministrazione delle sanzioni agli automobilisti, che lasciano, ad esempio, l’auto in divieto di sosta o similari (attività che dovrebbe essere svolta in maniera totale agli ausiliari della sosta), ed essere sempre più presente sulla strada a regolare il traffico, a verificare gli incidenti stradali, nei mezzanini della metropolitana, nella prevenzione e repressione dei reati; a supporto di prossimità per tutte quelle situazioni di pronto intervento necessario nel quotidiano, nel controllo delle realtà commerciali e delle aree delicate presenti in alcuni quartieri della città. Si dovrà, inoltre, dotarlo dei sistemi informatici più aggiornati per gestire le pratiche, dovranno essere dotati del sistema AFIS per il collegamento alla banca dati del Ministero degli Interni. Si dovrà provvedere, inoltre, alla costante manutenzione, per la migliore efficienza ed efficacia operativa, di tutte le telecamere installate nella città verificandone la funzionalità, sostituendole, laddove opportuno, con prodotti di nuova tecnologia e monitorando tutti gli eventuali ulteriori ambiti in cui si rende necessaria l’installazione di sistemi di rilevazione, oppure alla modifica della dislocazione di alcune di esse. Dovrà inoltre essere incrementato il settore che segue i reati ambientali così come quelli inerenti alle violenze famigliari. E, da non dimenticare, una costante vicinanza al Corpo nella sua più ampia dimensione delle relazioni umane.
Da non dimenticare, inoltre, l’importanza del servizio della Protezione Civile che dovrà essere sempre più collegato alle realtà di soccorso operanti sul territorio mettendo in campo corsi di formazione ad hoc non solo per gli operatori dedicati ma coinvolgendo, magari, le scuole superiori e le Università. A questo aggiungendo esercitazioni mirate e costanti nel tempo rivolte ai cittadini, al fine di renderli sempre più partecipi e addestrati a questa dimensione di servizio, avendo le competenze per intervenire alla bisogna. Il corpo di Protezione Civile, in stretta osservanza operativa con la Protezione Civile regionale e nazionale, dovrà essere inoltre supportato con adeguati investimenti, in mezzi e personale, al fine di mantenere sempre aggiornate le attrezzature di dotazione personale e tutto quanto necessario in caso di calamità/emergenza. Ma tutto questo è un processo che si deve portare avanti con metodo, con l’ascolto, con costanza. Insieme…
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