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Il Parco delle Cave

Scritto da Rosario Pantaleo.

Rosario PantaleoIntervento di Rosario Pantaleo.

Nulla arriva, per caso, nulla è regalato, nulla si crea all’improvviso… Spesso quando si immagina il futuro o, in piccolo, un futuro per ambiti locali, è necessario avere un progetto di massima rispetto agli obbiettivi rispondendo a due domande cruciali: perché e per chi…Una volta data risposta a questi due interrogativi è bene iniziare a pensare come e con chi. Il risultato finale sarà una concatenazione di eventi, magari di lungo respiro ma, generalmente, capaci di raggiungere l’obbiettivo. In questa finestra di prospettive, idealità, tempi e metodi, è possibile inserire il percorso che ha portato alla costruzione del Parco delle Cave, uno degli ambiti di maggiore fruizione ambientale presente in città e, particolare, nell’ovest milanese.
Nulla nasce per caso e la nascita di questo parco è stato un obbiettivo che molti si sono prefissati di raggiungere nel corso dei decenni perché venisse riqualificato a beneficio della cittadinanza e della città tutta. Chi ha vissuto o tutt’ora vive nell’area ovest della città e, ancor di più nei quartieri di Baggio, Quarto Cagnino e Quinto Romano ben conosce le condizioni in cui l’area in questione versava. Un luogo “selvatico”, non gradevole, mal frequentato, inutilizzato dalla maggior parte della cittadinanza. Salvo due enclave costituite dalle associazioni Cava Aurora e Cava Casati, quest’ultima meglio conosciuta come “Il Bersagliere”. Questi erano luoghi frequentati dai soci di allora che cercavano di tenere viva una bandiera di socialità all’interno di un contesto sfavorevole. Fu alla metà degli anni ’70, con la Giunta Aniasi, che il lungimirante assessore all’ecologia dell’epoca, Ercole Ferrario (il Consiglio comunale ha recentemente votato l’intitolazione del Parco delle Cave a suo nome), poi seguito da Cinzia Barone, che affidò il primo incarico di progetto agli architetti Reggio e Lodola, intraprese un percorso di valutazione rispetto alla trasformazione di un’area sentita come propria dai cittadini del luogo ma non frequentata, non vissuta, non utile. Nella marcia di avvicinamento alla progettazione compiuta vi furono alcuni segnali importanti tra i quali vogliamo citare, come ricordato dal decano dei giornalisti milanesi, Tullio Barbato, il viaggio in elicottero che il Sindaco Carlo Tognoli fece compiere ai giornalisti accreditati in Consiglio Comunali affinchè si rendessero conto, dall’alto, dell’area e delle sue potenzialità, così come la raccolta di firme da parte della cittadinanza per apporre il divieto di caccia nel comparto che, ricordiamo contava molte aree private che, nel tempo, vennero espropriate dal Comune per metterle a disposizione della riqualificazione, che dal 1997 al 2009 fu affidata al CFU di Italia Nostra.
Nacque un pensiero, nacque un progetto, nacque una coscienza civica da parte dei cittadini del luogo, nacquero dei gruppi di lavoro (come ad esempio il “Gruppo acque” attivo nell’allora neonato Consiglio di Zona 18 nel quale operarono persone di qualità e competenza che, in seguito, sarebbero stati punti di riferimento. Ne ricordo Giuseppe Mazzi insieme ad una persona cara a molti, Claudio Acerbi della cooperativa edificatrice Ferruccio Degradi). Su questa spinta, nei primi anni ’80, il neonato Il Diciotto, che seguiva (e segue) gli eventi locali dando le corrette informazioni sui temi cari alla cittadinanza dell’ovest cittadino e di Baggio, fu tra i sostenitori convinti e qualificati del progetto del Parco delle Cave. In particolare mi si impone il ricordo del lavoro intenso e preciso di Mario Pria e Francesco “Ceo” De Carli (entrambi prematuramente scomparsi) attivissimi e competenti sul tema e del direttore della testata, Roberto Rognoni, sempre pronto a scrivere e fare scrivere, in maniera precisa e mai strumentale, di questo progetto “epocale”. E poi i cittadini, le scuole, le famiglie degli studenti, il mondo dell’ambientalismo che muoveva allora i primi passi. E’ davvero stata una “crociata” di popolo a portare alla messa in campo di architetti, progettisti, istituzioni, idee e valori affinchè si potesse raggiungere l’obbiettivo tanto agognato che andasse incontro alle richieste della cittadinanza, riqualificando un’area vasta ed includendo, oggi, l’area della cava Ongari Cerutti che è stata completamente trasformata rispetto alla condizione di degrado in cui versava e che, prossimamente, sarà fruibile in maniera continuativa.
E’ stato un lavoro intenso e costante e ben mi ricordo quando ne scrivevo sul mensile citato oppure osservavo i cartelli che richiamavano al “costituendo Parco delle Cave”. A questo proposito ricordo un importante convegno che si tenne presso la Biblioteca di Baggio il 4 e l’11 Febbraio del 1995, organizzato dalla neocostituita Associazione Amici Cascina Linterno e con particolare impegno da parte di Mario Ferrari e di Giampaolo Eusebione (primo Presidente del CdZ 18), che curò, successivamente, la realizzazione e pubblicazione del "libro verde" con gli atti del convegno e le principali delibere del CdZ 18 e del Comune di Milano, a partire dalla metà degli anni '70. Un incontro/dibattito che mise in luce tutta l’importanza e le difficoltà di un progetto ambizioso ma fattibile e che vide la presenza di vari componenti delle istituzioni, progettisti, politici locali e personalità/persone del luogo. Tutte convenute con l’intento di fare massa critica qualificata, ciascuno per le proprie competenze e disponibilità, per dare forza al progetto, per dare concretezza all’entusiasmo della cittadinanza e al grande mondo del volontariato dell’epoca. Organizzato o spontaneo che fosse. In fondo una Comunità, e di persone, e di intenti, la cui forza è maggiore della somma numerica. Vi erano i progettisti, rappresentanti di associazioni locali (come l’associazione Amici di Cascina Linterno e Cava Aurora, rappresentanti degli Agricoltori, di Italia Nostra (associazione che, in seguito, sulla scia dell’esperienza del Boscoincittà, divenne il promotore della progettualità del parco ed, insieme, realizzatore dei più importanti progetti di trasformazione finora realizzati, con il coinvolgimento attivo del volontariato e della cittadinanza, attraverso il lavoro del Centro di Forestazione Urbana) coadiuvati da altri soggetti impegnati sul territorio alcuni dei quali, purtroppo, non sono più con noi. Il libro verde contenente il resoconto di quegli incontri ancora oggi può dirsi attuale dal punto di vista ideale (inteso come idee) e concreto nella sua visione degli obbiettivi. Era, quella locale, un Comunità che aveva scelto di essere presente alla costruzione di un “sogno” e lo aveva perseguito non solo per sé ma, soprattutto, per coloro che, nel tempo, avrebbero frequentato quel luogo in serenità. Figli, nipoti, se stessi diventati, nel frattempo, nonni. Una Comunità che aveva deciso di impegnarsi per restituire alla città un importante ambito territoriale che da degradato e mal frequentato potesse diventare luogo di vita e di incontri. Fu un lavoro lungo, impegnativo, costante, economicamente impegnativo per le amministrazioni ma la cittadinanza fu costantemente presente per sollecitare, stimolare, anche criticare (perché no…?) in maniera propositiva le istituzioni che si occupavano (e si occupano) del parco.
Ora siamo al quinto tempo di questa lunga ed appassionante storia: quella degli interventi di “sistemazione” di alcuni ambiti del parco. Dopo l’idea, dopo il progetto, dopo la costruzione, dopo il consolidamento, ecco il progetto di ulteriore sviluppo, per rendere questo luogo maggiormente fruibile. Niente paura: non significa costruire infrastrutture all’interno, perché è il parco ad essere esso stesso infrastruttura. Mi impegnai, nel 2006, insieme ad amici lungimiranti ed attivi sul tema, affinchè nel, piano urbanistico Calchi Taeggi (di cui oggi sono ben visibili il cantiere e le opere in corso), 5 milioni di euro di oneri di urbanizzazione fossero destinati proprio al Parco delle Cave, per l’incremento di quei servizi e di quelle migliorie necessarie per il buon mantenimento e lo sviluppo del parco negli ambiti appositamente valutati. Per migliore conoscenza della storia di questa area è bene ricordare che con il piano di intervento integrato denominato Parri-Fontanili, il Comune ricevette, come quota degli oneri di urbanizzazione, l’immobile di Cascina Linterno (in seguito oggetto di intervento di riqualificazione da parte del Comune, non ancora terminato). Il Comune risparmiò, così, 1 milione di euro per un emendamento al bilancio comunale del 2003 (che presentai io stesso e che fu votato dalla maggioranza dei consiglieri comunali).
Ora il futuro del Parco delle Cave non è solo legato alla realizzazione degli interventi previsti, ma è nelle mani di coloro che ne fruiscono, nella loro responsabilità di soggetti capaci di intervenire per dare suggerimenti, quando ci si accorge di usi impropri di parti del parco, nella segnalazione alle istituzioni di frequentazioni e comportamenti anomali, che sappiano farsi parte attiva quando c’è bisogno di esserlo per preservare questo bene prezioso. Insieme alle associazioni, agli agricoltori, ad AMSA, alle forze dell’ordine, ai componenti delle istituzioni cittadine e di municipio, ai referenti del Parco Agricolo Sud Milano. Perché insieme si costruisce meglio…
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