Il contrasto alle mafie
Intervento al convegno organizzato dalla Commissione Parlamentare Antimafia a Roma sul tema “Il contrasto alle mafie nella dimensione nazionale, regionale e locale” (video).
Don Luigi Ciotti, intervenuto prima a questo convegno, ci ha richiamato alle nostre responsabilità di parlamentari e di cittadini e al fatto che combattere la mafia significa cambiare: cambiare molte cose, cambiare modo di pensare, cambiare modo di intendere l’economia, costruire le condizioni affinché in questo Paese ci siano libertà e giustizia sociale oltre a quello che già c’è.
Un’altra cosa importante che ha detto Don Ciotti, unitamente alla testimonianza che ci lascia Libera (che oggi compie 20 anni), è che le mafie si possono combattere. Abbiamo le energie e le possibilità e possiamo mettere in campo gli strumenti necessari per combattere le mafie.
A mio avviso, questo è un segnale importante che dobbiamo ricordare perché, troppo spesso, siamo portati a dare una visione disperata del futuro e non credo che sia di aiuto per ottenere quella spinta che serve per produrre i cambiamenti.
L’incontro oggi è molto importante: trovo giusta la scelta di riunire tutte le commissioni che all’interno delle istituzioni, a vari livelli (regionale, comunale), si occupano di contrastare le mafie. Credo che sia stato molto importante anche il fatto che questo appuntamento ha avuto il riconoscimento delle più alte cariche dello Stato, oltre che di Don Luigi Ciotti. Credo, inoltre, che sia giusto guardare all’incontro di oggi come al primo di un percorso comune e di coordinamento reciproco tra le diverse esperienze che le diverse istituzioni hanno messo in campo a livello locale per combattere le mafie.
Ritengo utile sollecitare la nascita di comitati antimafia in ogni Regione e in ogni capoluogo ma credo - anche alla luce delle esperienze fatte in questi mesi con la Commissione Parlamentare Antimafia - che sia utile scambiarci le informazioni e le buone pratiche sul contrasto della criminalità organizzata.
Fare nuove leggi e migliorare la normativa esistente è sicuramente importante; molte cose in questo senso sono state fatte anche nel corso di questi mesi (la modifica dell’articolo 416ter del Codice Penale per punire il voto di scambio inteso come voto in cambio di favori, l’introduzione del reato di autoriciclaggio, l’istituzione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione), adesso in Parlamento si sta discutendo la legge anticorruzione, però oltre a raccogliere le sollecitazioni che arrivano per rendere più efficaci gli aspetti legislativi, c’è anche un patrimonio di esperienze di cui tenere conto. Avviso Pubblico racconta di un patrimonio di esperienze di sindaci e di Regioni che hanno intrapreso iniziative efficaci per contrastare le mafie.
Il Sindaco Pisapia ha raccontato di scelte messe in campo dai Comuni sedi di Expo che hanno consentito di migliorare il fronte che ha impedito alla ‘ndrangheta di penetrare negli appalti e ha contribuito anche ad arrivare alle numerose interdittive. Nei Comuni, dunque, si sono prodotte iniziative interessanti e tutto ciò è bene che circoli e che venga preso ad esempio anche da altri. La messa in circolo delle buone pratiche è sicuramente molto utile e la Commissione Parlamentare Antimafia, in questo processo di coordinamento, può svolgere un ruolo importante.
In questi mesi di lavoro con la Commissione Parlamentare Antimafia siamo stati impegnati a cercare di comprendere il fenomeno delle mafie e anche cosa non andava nella legislazione vigente e, per questo, abbiamo presentato una proposta di riforma dell’Agenzia dei Beni Confiscati, oppure penso al tema dei Comuni sciolti per mafia che continuano a dover essere sciolti perché all’interno ci sono dei funzionari collusi che comunque restano anche se vengono cambiati i politici e anche su quel fronte c’è bisogno di agire se vogliamo che lo scioglimento risulti efficace.
A mio avviso, quindi, stiamo facendo un buon lavoro, a partire dalla conoscenza del fenomeno e, sotto questo aspetto, il contributo che può arrivare dai territori conta molto. C’è, tuttavia, un problema che riguarda il fatto che lo Stato, in alcune Regioni, deve dimostrare di essere in grado di garantire ai cittadini ciò che la criminalità - purtroppo - è riuscita a garantire fino ad oggi. Questa è una sfida che va affrontata e vinta.
Penso, ad esempio, al problema delle aziende confiscate che poi vengono lasciate fallire mentre con la mafia prosperavano: è una situazione che stiamo affrontando come Commissione Antimafia e che va risolta.
C’è poi una parte del Paese in cui la ‘ndrangheta è fortemente radicata (come dimostrano le inchieste in corso) ma in cui la percezione dell’opinione pubblica è bassissima rispetto alla pericolosità di quella presenza sulla libertà e sulla democrazia. Questo, a mio avviso, è un tema su cui occorre lavorare.
Personalmente, ritengo che ci sia bisogno di costruire la consapevolezza che le mafie si stanno radicando al Nord e che il fatto che non commettano scippi e rapine o non sparino e non compiano reati predatori non significa che non siano pericolose ma anzi rischiano di esserlo di più per le nostre libertà e per la nostra democrazia. Questo è, dunque, un lavoro culturale che dobbiamo fare tutti insieme, sapendo che occorre fare uno sforzo di denuncia e di un grido d’allarme perché solo la mobilitazione di tutte le istituzioni può produrre una mobilitazione di tutti i cittadini e arrivare a sconfiggere davvero le mafie e far conoscere fino in fondo la loro pericolosità.
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