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2000 Comuni in campo per Expo

Scritto da Piero Fassino.

Piero Fassino
Intervista a Piero Fassino (Presidente ANCI e Sindaco di Torino) di Enrico Caiano pubblicata dal Corriere della Sera.
Tra poco più di un mese si parte. A Milano si inaugura Expo 2015. Ma lui era partito quasi un anno fa. A Gorizia, periferia d’Italia, in sordina. Data 11 aprile 2014, infatti, la prima manifestazione del circuito Anci per Expo, la scommessa di Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Associazione dei Comuni italiani (Anci) su questa Esposizione universale che il Primo maggio vedrà la luce col fiatone, dopo mesi di ritardi, ansie e tante e poco piacevoli sorprese sul fronte giudiziario. Fassino è andato avanti a testa bassa, convinto che «Expo poteva fare da traino di un’immagine forte del Paese». E ora che il traguardo si avvicina intravede le sembianze di un successo possibile.
A guidarlo è stato un mantra interiore: «Non solo Milano». Da imperativo ripetuto tra sé e sé, un anno e 26 eventi dopo è diventato uno slogan da sbandierare al Paese. Expo non è solo Milano perché è già riuscito a coinvolgere e ad esaltare le specificità territoriali italiane. «Tra gli eventi già fatti e i Comuni che si sono candidati a farli fino alla fine di Expo - spiega Fassino - siamo a 1.600/1.700. Alla fine avremo realizzato iniziative in circa 2.000 Comuni italiani. Che non è poco». Da Gorizia si è scesi fino a Catania, rimbalzando a Cagliari, passando per Crotone e Chieti, transitando a Firenze e Vicenza, fino ad arrivare a Cuneo e Courmayeur. Sabato e domenica toccherà alla Romagna, con un evento che radunerà Ravenna, Rimini e Cesenatico, la città d’arte e i centri del «Divertimentificio» adriatico, apparentemente diversi ma accomunati da tradizioni ed eccellenze enogastronomiche. L’idea di Fassino è stata chiamare a sé l’Italia dei mille campanili invitandola a mettere da parte i particolarismi che ci hanno penalizzato nella storia per unirsi in un progetto più ampio. Le punte aguzze dei campanili sono state smussate e plasmate a inseguire le morbide curve dei padiglioni a pannocchia, a baccello, a chicco di riso di Expo 2015, a scoprire la piacevolezza dell’esaltare i tratti comuni anziché l’egoistico e dannoso spirito di cortile.
Quanto è stato complicato, Fassino, centrare il risultato?
«Non abbiamo assolutamente avuto difficoltà a coinvolgere i Comuni. Su Anci per Expo la riposta è stata immediata e oltre ogni attesa. A conferma del presupposto da cui siamo partiti. E cioè che Expo può essere una grande occasione per il Paese, soprattutto in un momento in cui cominciano a esserci segnali di una possibile ripresa».
Vogliamo spogliarci per un attimo dei panni di presidente di tutti i Comuni e parlare di Expo per la sua Torino?
«Abbiamo organizzato 5 percorsi: quello del cibo, quello dell’arte con mostre straordinarie, da Modigliani a Monet, a Tamara de Lempicka, il tutto corredato dall’inaugurazione del nuovo Museo Egizio; un percorso sportivo, perché nel 2015 siamo capitale europea dello sport e avremo in città tante discipline, con meeting internazionali ed europei; poi abbiamo il percorso religioso con l’ostensione della Sindone, la visita del Papa e il bicentenario della nascita di don Bosco; infine un percorso di grandi congressi. Solo dall’ostensione della Sindone ci aspettiamo dal milione e mezzo ai due milioni di pellegrini. Un milione, un milione e mezzo di visitatori ce li attendiamo dalle mostre. E poi c’è appunto Expo: grazie all’alta velocità ferroviaria, Torino è alle porte dell’Esposizione. In 33 minuti si arriva dal centro a Expo».
Tornando al progetto di Anci per Expo, nel costruirlo quanto ha pensato ai visitatori esteri?
«Innanzitutto ci sono 60 milioni di italiani a cui rivolgerci. Nelle previsioni dei dirigenti Expo si parla di 20 milioni di visitatori nei sei mesi dell’evento. Quelli dall’estero sono più o meno calcolati in 7/8 milioni, tutti gli altri arriveranno dall’Italia. Se vogliamo puntare a coinvolgere questi connazionali si deve costruire una grande promozione del Paese e Anci per Expo contribuisce da un anno all’obiettivo. Poi, stiamo facendo promozione anche sul fronte estero».
A questo proposito avete un progetto di gemellaggio temporaneo tra Comuni italiani e Paesi esteri da realizzare durante l’Esposizione.
«Durante Expo come Anci faremo tre cose. Nella Cascina Triulza, destinata a ospitare le attività di società civile e terzo settore, valorizzeremo i Comuni e i loro prodotti agroalimentari. Nel Padiglione Italia, insieme alle Regioni, avremo settimane di valorizzazione dei territori più significativi incentrate sulle loro eccellenze alimentari. Infine, i gemellaggi verso i Paesi stranieri. Sono 140 quelli coinvolti e i gemellaggi proseguiranno al di là di Expo per offrire alle nostre città opportunità di scambi, investimenti, esportazioni e così via».
Parliamo di cifre: quanto avete investito sul programma di avvicinamento a Expo?
«L’investimento di Anci è stato tutto sommato contenuto, perché ogni Comune ha cofinanziato le iniziative sul suo territorio partecipando all’organizzazione. E poi ci siamo rivolti a sponsor. Anche questo un segnale: non abbiamo avuto difficoltà a ricevere dei sì da sponsor privati che hanno subito capito l’importanza di un’operazione su scala nazionale. L’investimento complessivo si può valutare sui 500 mila euro, coperto dal contributo degli organizzatori di Expo e dagli sponsor. Non abbiamo usato neanche un euro pubblico».
Nei mesi scorsi quando parlava di Expo ha sempre usato l’aggettivo «sottovalutato». Crede valga ancora?
«Oggi penso che le cose vadano meglio, mano a mano che ci si avvicina all’inizio si capisce quanto sia una grande occasione per il Paese a cui deve corrispondere lo sforzo di tutti. Finalmente ci siamo».
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