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La conquista del posto di lavoro

Scritto da Stefano Pasta.

Stefano PastaArticolo pubblicato da Famiglia Cristiana.
Daniele Tosadori, 22 anni, ha firmato da pochi giorni il nuovo contratto alla Midac di Soave, in provincia di Verona, terra di vigne a distesa che danno un celebre bianco intenso e delicato e di piccole e medie imprese.
Non male per un ragazzo poco più che ventenne. Vive con mamma e papà ma – dice – «il tempo indeterminato fa sognare di costruirci una famiglia». Alle dieci di sera, Daniele ha appena finito di lavorare al reparto controllo qualità, mentre la settimana prossima avrà il primo turno dalle 6 di mattina alle 14. Abita a dieci chilometri dalla fabbrica, tifa l’Hellas Verona ed è appassionato di pesca e caccia. «Dopo la scuola», racconta, «ho fatto il taglialegna nei boschi, la vendemmia e altri lavori agricoli nella zona. Sempre senza contratto».
Quando ha firmato alla Midac, i più contenti erano i genitori, la madre casalinga e il padre tipografo in pensione. «Ora finalmente potrò contribuire alle spese di casa, in futuro chissà, magari il mutuo», commenta.
Nei tre stabilimenti Midac di Soave,Cremona e Torino, si producono batterie per differenti macchinari, da quelle al piombo per automobili a quelle per carrelli elevatori. Il 60% del fatturato deriva da vendite nei mercati esteri,Australia e Germania soprattutto.
Dopo una crescita del 10% nell’ultimo anno, a marzo nello stabilimento veronese sono stati firmati 30 contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti: metà sono nuove assunzioni, metà operai che sono stati stabilizzati. Filippo Girardi, presidente della Midac, lo dice chiaramente: «Questo investimento in risorse umane è stato favorito dal Jobs act, che è un decisivo passo in avanti per allineare l’Italia agli altri Paesi europei, e dalla bella iniezione di sconti prevista dalla Legge di stabilità dello scorso dicembre. Per noi un operaio costa 40 mila euro l’anno tra stipendio e tasse, ma gli sgravi fiscali introdotti ne fanno risparmiare 8 mila per ogni neoassunto». Girardi, che è anche alla guida della sezione Metalmeccanici della Confindustria di Verona, ammette che la maggior facilità di licenziamento prevista dal Jobs act è un incentivo a stabilizzare: «Altrimenti avremmo optato per il tempo determinato». Ma ci tiene a sottolineare: «Il licenziamento non è mai nel piano strategico di sviluppo di nessun imprenditore; un dipendente accresce con il tempo il suo valore accumulando esperienza, non lo si assume certo con l’idea poi di allontanarlo. Ora il Jobs act facilita la scelta del tempo indeterminato per quei contratti a cui l’azienda risponde “forse” alla domanda “Ce la farò in futuro a sostenerlo?”».
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