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A Milano apre l’Adi Design Museum

Scritto da Giuseppe Sala.

Giuseppe SalaArticolo pubblicato da La Stampa.

La prossima settimana del design, dal 4 al 10 settembre, si spera sarà la celebrazione della riapertura di Milano e da mercoledì apre al pubblico l’Adi Design Museum, il primo museo d’Europa di questo tipo.
Di «design tutto l’anno» parla all’inaugurazione il sindaco Giuseppe Sala: «La città non ha perso le sue qualità, questo museo, la Triennale, le fondazioni… Il Salone del Mobile è fondamentale, ma possiamo essere attrattivi sempre».
Per il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini l’Adi è «un simbolo della ripartenza del Paese. E’ sempre un giorno di festa quando apre un museo e questo raccoglie la storia del design ed è contemporaneamente proiettato nel futuro».
L’edificio di 5mila metri quadrati, su cui si lavora da tempo e che era già pronto un anno fa, si trova tra via Ceresio e via Bramante, vicino alla Chinatown milanese, ed è un ex deposito di tram a cavallo e poi centrale elettrica. Lo spazio antistante ora si chiama piazza Compasso d’Oro, come il premio che l’Associazione per il disegno industriale assegna dal 1954 per iniziativa di Gio Ponti ai migliori progetti.
Lo scopo del museo, realizzato dallo studio Migliore + Servetto Architects con Italo Lupi, è di stimolare la curiosità dei visitatori nei confronti del Made in Italy e di fornire un nuovo luogo di incontro alla comunità del design. Una volta entrati senza biglietteria, ma grazie a un’app, al sito o ai pos, si vede la raccolta permanente, curata da Beppe Finessi, dal titolo “Il cucchiaio e la città”, che riecheggia lo slogan di Ernesto Nathan Rogers e sottolinea la varietà dei progetti premiati col Compasso d’oro: dalla lampada Arco di Achille Castiglioni al telefono Grillo di Marco Zanuso, dalla Fiat 500 del 1957 alla poltrona Sacco di Zanotta, dalla caffettiera 9090 di Richard Sapper per Alessi alle fermate della metropolitana di Milano di Franco Albini, Franca Elg e Bob Norda.
Tutti insieme in unico spazio che li riunisce e li racconta. Bastano pochi passi in questo ambiente postindustriale luminoso e colorato per ritrovare l’energia dell’Italia che pensa, che agisce e che cambia il mondo.

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