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Sul divorzio breve

Scritto da Emilia De Biasi.

Emilia De BiasiQuando parliamo di approvare il provvedimento sul divorzio breve, stiamo parlando di come sancire una libertà che però non è mai scissa dalla responsabilità. Non esiste una libertà assoluta, esiste una libertà che è vincolata dall'esistenza delle altre persone e quindi il principio di responsabilità è quello che ci consentirà di passare oltre il dibattito ideologico e di entrare nella dimensione del rispetto della scelta delle persone.
Ecco l’intervento che ho tenuto in Senato a favore del Divorzio breve:
Signor Presidente, si è detto molto, in questi lunghi anni che ci separano non soltanto dalla legge sul divorzio, ma anche dal referendum confermativo della legge sul divorzio, ma una affermazione ritengo sia molto importante: il divorzio ha rappresentato il vero spartiacque della modernizzazione del nostro Paese.
Credo che questo sia vero, perché la legge sul divorzio ha rimesso in discussione l'ineluttabilità del matrimonio contrapponendola alla libertà e alla responsabilità delle persone nella libera scelta di contrarre un patto, un patto che ha caratteristiche pubbliche e quindi ha conseguenze giuridiche e civili, e non solo di carattere umano e sentimentale: penso che da questo si debba partire. L'Italia, da allora, è molto cambiata ed anche la famiglia è molto mutata, ma la fragilità dei legami che viviamo oggi non dipende dal matrimonio. La fragilità dei legami, ahimè, dipende da tanti e tanti fattori e - lo voglio dire al senatore Airola - non solo dal fattore economico, perché davvero i soldi non sono tutto: certo, sono una parte importante della vita, ma non sono tutto. La fragilità dei legami sta anche nell'organizzazione sociale, nella difficoltà delle relazioni e quando parliamo di famiglia - personalmente preferisco parlare di famiglia al plurale, di famiglie, perché non c'è più un solo modello sociale di famiglia - dobbiamo sapere che, certamente, stiamo parlando di un valore, tutelato e sancito dalla Costituzione, ma anche di legami affettivi che possono diventare un inferno, perché la famiglia sono anche le botte, sono anche i minori che assistono alle continue litigate, sono anche i ricatti economici per cui è tanto difficile per molte persone separarsi. La famiglia è tutto questo, è tanto bene ma può diventare anche un inferno e una costrizione. È per questo che ritengo il legislatore debba avere la distanza necessaria, una distanza che chiamo laicità, che consente di non entrare a gamba tesa nella legislazione con ideologie o religioni. Certamente, il legislatore non può essere indifferente rispetto alle conseguenze che il suo operato comporterà nella vita sociale. Ed è per questo che ritengo che in questo caso non parliamo di Stato etico, non è proprio la fattispecie per cui parlare di uno Stato etico che si contrappone ad uno Stato laico: stiamo parlando di un'altra cosa. Stiamo parlando di come sancire una libertà che però non è mai scissa dalla responsabilità. Non esiste una libertà assoluta, esiste una libertà che è vincolata dall'esistenza delle altre persone e quindi il principio di responsabilità è quello che ci consentirà di passare oltre il dibattito ideologico e di entrare nella dimensione del rispetto della scelta delle persone.
Le persone possono essere disinformate, non educate, disorientate, ma non sono stupide e nel nostro Paese non sono vittime di chissà quale pressione mediatica, politica o religiosa. Le persone nel nostro Paese sono in grado di scegliere. Ed è dunque questo rispetto, che io credo ci debba essere, il fondamento dell'importanza di approvare il provvedimento sul divorzio breve.
Chiunque abbia letto, abbia percorso, abbia avuto relazioni in questo campo sa perfettamente che una separazione è una sconfitta. Sono d'accordo con il senatore Formigoni, e non capita spesso, ci tengo a precisarlo, per laicità appunto. È vero. Ma è la sconfitta di che cosa? Non è la sconfitta di un modello, è la sconfitta di un progetto individuale, di un progetto di coppia, è la sconfitta di un'intimità che viene meno, rispetto alla quale il legislatore non può che fare un passo indietro, rispettare le motivazioni e tutelare chi è debole: si è detto i figli. Infatti, mi chiedo perché tutti quei servizi nati un po' di anni fa a sostegno delle coppie in separazione o in divorzio non siano stati mantenuti. Il senatore Albertini lo ricorda perché era sindaco. Facemmo una piccola battaglia per mantenere il servizio che sto per dirvi, che poi scomparve durante il suo secondo mandato (questo devo dirlo per onestà). Io ero consigliera comunale e a Milano esisteva un servizio denominato GeA (Genitori ancora). Perché è evidente che marito e moglie si è per una fase della vita se ci si separa, ma genitori lo si è per sempre. E bisogna anche pensare se farli i figli: quante volte abbiamo assistito a figli non voluti, non desiderati, a figli frutto del senso comune, del "che cosa dicono gli altri se non facciamo i figli", con poi genitori che non se ne sono occupati. Ebbene, genitori si resta per sempre.
Ebbene, io sono a favore non soltanto del provvedimento che abbiamo approvato ieri e che saluto con grandissima soddisfazione, ma mi auguro che possiamo continuare in materia operando a tutti i livelli perché questo sarebbe davvero un principio da inserire nella Costituzione del nostro Paese.
La tutela del minore si deve però sostanziare in fatti concreti e in principi. E vengo al tema dei principi. Ieri è stato detto che si viola il principio che ha resistito come baluardo dei millenni: il principio del matrimonio. Ecco, se ha resistito dei millenni vuol dire che qualcosa non funziona, perché resistere dei millenni vuol dire non stare in sintonia con l'evoluzione della società e del mondo. E non dipende dal divorzio il fatto che il matrimonio si rompa: dipende da altri fattori che dobbiamo indagare e risolvere, senza entrare naturalmente nell'intimità della coppia. Ma vi sono fattori e conseguenze sociali che non possiamo non guardare.
Quindi, all'etica del principio che "tira su i muri" credo che noi dobbiamo contrapporre l'etica della responsabilità di cui il legislatore deve farsi carico fino in fondo.
Ora, c'è un punto - naturalmente - che riguarda i tempi. Penso che questo Parlamento stia esprimendo un dibattito molto alto sulla necessità di abbreviare i tempi perché noi riteniamo - penso in modo ampiamente unitario - sia arrivata a maturazione un'esigenza che è presente nel Paese e che il legislatore sia in grado di "padroneggiare" (non sono una esperta della materia). Questo per dire che non si fa alcun salto nel vuoto. Chi è preoccupato da questo è preoccupato da un elemento che non esiste nella realtà: i cinque anni che sono diventati tre e ora diventano dodici mesi o sei mesi se non vi è contenzioso sono tempi più che ragionevoli per ottenere un divorzio se abbiamo rispetto delle persone e delle loro scelte. Quel tempo vuoto che intercorre tra una separazione ed un divorzio è un tempo pieno di paura, di incertezza, di ricatti, di avvocati che costano: è un tempo che non consente alle persone di scegliere di cambiare vita, di aprire un nuovo progetto di vita anche affettivo. Sono blocchi traumatici: più il tempo è lungo più esso può essere riempito dai fantasmi del fallimento.
Penso che su questo siamo largamente d'accordo e penso che sia un fatto straordinario e importantissimo, visto che si tratta di una delle pochissime leggi di origine parlamentare di questa legislatura. Ciò vuol dire che il Parlamento può esercitare fino in fondo la sua capacità, il suo potere e la sua attitudine ad essere unito. Mi chiedo, allora, in forma di interrogativo: perché non privilegiamo ciò che ci unisce e pensiamo a ciò che ci divide, non abolendolo ma magari dandogli un percorso parallelo? Se il tema del divorzio immediato è divisivo, allora pensiamoci: privilegiamo questo passo in avanti straordinario in cui tutti possono identificarsi e che al popolo italiano farà piacere - perché vedere un Parlamento unito, soprattutto in questi temi, fa piacere - e prendiamoci un attimo di tempo, non per non discutere, non per non decidere, ma per approfondire tematiche che non sono di carattere etico, ma giuridico, con delle implicazioni su cui forse vale la pena pensare. Non mi addentro negli aspetti tecnici, perché non sono una giurista.
Riavvicinare i cittadini alla politica e alle istituzioni è una responsabilità gigantesca che noi abbiamo sulle nostre spalle. Possiamo dividerci su tante cose, ma non sul rispetto e sulla responsabilità degli esseri umani nel nostro Paese. È anche per questo che noi siamo qui.

Per seguire l'attività della Senatrice Emilia De Biasi: sito web - pagina facebook

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