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Ricordare i nostri 53 caduti in Afghanistan è un dovere nazionale

Scritto da Alessandro Del Corno.

Alessandro Del CornoArticolo di Alessandro Del Corno.

Mentre in Italia siamo alle prese con l’auspicata ultima fase della pandemia, certamente non ha avuto l’eco che avrebbe meritato nella Agenda politica e mediatica nazionale, la fine dell’Operazione Nato in Afghanistan, con il ritiro di tutte le sue truppe, compresi i militari italiani.
L’operazione militare in Afghanistan, con a capo gli Usa ed alcuni Paesi Anglosassoni ebbe inizio nel 2001, immediatamente dopo l’attacco di guerra agli Stati Uniti con gli attentati dell’11 settembre.
La causa dell’invasione dell’Afghanistan fu il rifiuto da parte del regime dei Taliban di non consegnare agli americani Bin Laden, autoproclamatosi ispiratore e mandante degli attentati che costarono più 3000 mila morti.
Una volta abbattuto il regime dei Taliban e con la reta terroristica di Akqaida completamente disarticolata nell’Emirato, ci fu la Risoluzione ONU finalizzata a stabilizzare quel disgraziato Paese dopo troppi anni di guerre e con l’intento di traghettarlo in orbita democratica, seppur nel pieno rispetto della cultura e della religione islamica.
E sotto questo versante che dobbiamo ricordare la missione Italiana che pur partecipando a veri e propri combattimenti anche con coperture aeree di bombardamenti selettivi, si è sempre distinta per un forte aiuto alla popolazione civile, soprattutto alle tante donne ed ai tanti bambini che molte sofferenze avevano subito sotto l’Emirato Talebano e purtroppo anche per alcuni bombardamenti, rilevatesi poco chirurgici da parte della Coalizione a guida Usa.
Dal 2001, con una partecipazione di circa 3000 mila uomini, abbiano dovuto purtroppo contare anche 53 caduti, molti in attentati e combattimenti.
Con la fine della missione internazionale (in uno scenario Afghano che presenta parecchie incognite per il futuro) e quindi anche con la nostra, sarebbe dovere di un intero popolo con le istituzioni in testa, di testimoniare il proprio tributo a questi giovani figli d’Italia che con alto senso del dovere e della solidarietà internazionale finalizzata al mantenimento della pace, hanno dato le loro giovani vite per combattere il terrorismo internazionale e per aiutare i più deboli in una Paese che non ha mai trovato pace negli ultimi decenni.
Sarebbe, aspettando che avvenga!
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